21 Gennaio 2025
Almeno 10 palestinesi sono morti ed altri 35 sono stati feriti a Jenin, nel nord della Cisgiordania, nel lancio dell’operazione Muro di ferro delle IDF nella città bastione delle Brigate di Jenin, una delle più numerose ed organizzate formazioni paramilitari della resistenza palestinese.
L’esercito israeliano ha annunciato che l’operazione condotta con elicotteri apache pronti a bombardare e mezzi blindati per le incursioni via terra durerà diversi giorni, mentre nel frattempo, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha appoggiato l'operazione affermando che è destinata a “sradicare il terrorismo” nell'area.
L’operazione a Jenin, dove Israele ha già condotte numerose operazioni militari negli ultimi anni, è stata annunciata soltanto pochi giorni dopo la firma del cessate il fuoco ed un primo scambio tra prigionieri palestinesi e ostaggi israeliani a Gaza.
Il governatore di Jenin, Kamal Abu al-Rub, ha dichiarato che l'operazione ha preso di mira il campo rifugiati di Jenin e che è arrivata rapidamente, con “elicotteri Apache nel cielo e veicoli militari israeliani ovunque”. Il portavoce delle forze di sicurezza palestinesi, Anwar Rajab, ha dichiarato in un comunicato che le forze israeliane hanno “aperto il fuoco contro i civili e le forze di sicurezza, causando il ferimento di diversi civili e di alcuni membri del personale di sicurezza, uno dei quali è in condizioni critiche”.
Da giorni il bastione delle Brigate di Jenin, gruppo paramilitare palestinese fondato nel 2021 da Jamil Al-Amouri, militante della Jihad Islamica Palestinese e molto vicino ad Hamas e alle Brigate dei Martiri di al-Aqsa, era stato preso di mira anche dalle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese, che hanno assediato il campo profughi di Jenin per mettere pressione sui combattenti della Brigata.
Pochi minuti prima dell’inizio dell’operazione Muro di Ferro le forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese avrebbero lasciato le loro posizioni intorno al campo profughi.
Per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l’operazione è un “altro passo verso il raggiungimento dell'obiettivo che ci siamo prefissati: rafforzare la sicurezza in Giudea e Samaria” e soprattutto indebolire i satelliti dell’Iran in Cisgiordania. “Agiamo con metodo e determinazione contro l'asse iraniano ovunque invii le sue armi: a Gaza, in Libano, in Siria, nello Yemen e in Giudea e Samaria”, ha aggiunto Netanyahu.
Jenin è stata al centro delle incursioni israeliane nella Cisgiordania occupata durante i 15 mesi di guerra a Gaza. Il ministero della Sanità palestinese afferma che più di 800 persone sono state uccise nei raid israeliani dagli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 che hanno scatenato la guerra.
Nei giorni precedenti all’attacco i coloni israeliani hanno intensificato i loro attacchi nella Cisgiordania occupata incendiando veicoli e case nei villaggi palestinesi dove stavano rientrando decine di prigionieri rilasciati domenica nello scambio con tre ostaggi israeliani consegnati da Hamas a Israele. Più di 21 palestinesi in tutta la Cisgiordania occupata sono stati feriti a causa degli attacchi dei coloni israeliani.
In un comunicato Hamas, che governa la Striscia di Gaza dalla vittoria delle elezioni contro Fatah nel 2006, ha esortato i palestinesi della Cisgiordania, guidata dall’Autorità Palestinese in cui è maggioritario proprio il partito Fatah di Mahmoud Abbas, ha esortato i palestinesi della Cisgiordania a intensificare la lotta contro Israele.
Intanto il capo di stato maggiore di Tsahal Herzi Halevi ha rassegnato oggi le sue dimissioni, spiegando nella sua lettera di dimissioni indirizzata al ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, di riconoscere la sua “responsabilità per il fallimento dell'esercito il 7 ottobre”. Le dimissioni prenderanno effetto il 6 marzo 2025.
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