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G20, il discorso integrale di Klaus Schwab (World economic forum): "Il mondo affronta una ristrutturazione verso il globalismo" -VIDEO

Durante il G20 è intervenuto anche il presidente del Word Economic forum che ha fatto un intervento sul mondo globalizzato e multipolare: "Dobbiamo affrontare è una profonda ristrutturazione sistemica e strutturale del nostro mondo"

18 Novembre 2022

G20 di Bali, l’intervento del tedesco Klaus Schwab, fondatore e presidente del World Economic Forum (WEF)
“Ciò che dobbiamo affrontare è una profonda ristrutturazione sistemica e strutturale del nostro mondo. E ciò richiederà del tempo. E il mondo avrà un aspetto differente dopo che avremo completato questo processo di transizione”.

G20, IL DISCORSO INTEGRALE DI KLAUS SWAB

Eccellenze,

illustri partecipanti a questo importantissimo incontro, permettetemi innanzitutto di congratularmi con il governo, con il Presidente del Governo indonesiano per avere offerto una così straordinaria accoglienza a tutti noi che siamo qui. Vorrei anche esprimere la mia ammirazione per la qualità della preparazione di questo incontro del G20.

Mi ricordo che, in realtà, nel 2010 ho proposto la presidenza del G20 di allora, la presidenza coreana, di integrare una forte dimensione imprenditoriale nelle deliberazioni del G20, perché credo profondamente nel concetto di multi-stakeholder, il che significa che dobbiamo lavorare tutti insieme: le imprese, naturalmente i governi, la società civile, per affrontare le grandi problematiche del nostro mondo.

Vorrei fare solo quattro osservazioni relative al generare crescita attraverso l'innovazione.

Per prima cosa naturalmente se consideriamo tutte le sfide possiamo parlare di multi crisi: economica, sociale, politica, ecologica e istituzionale.

Ma in realtà ciò che dobbiamo affrontare è una profonda ristrutturazione sistemica e strutturale del nostro mondo. E ciò richiederà del tempo e il mondo avrà un aspetto differente dopo che avremo completato questo processo di transizione.

Dal punto di vista politico la forza trainante di questa trasformazione politica è naturalmente la transizione verso un mondo multipolare, che ha la tendenza a rendere il nostro mondo molto più frammentato.

Per queste ragioni, eventi come questo, il G20 e così via, mi sembrano connettori molto importanti per evitare una grande segmentazione in due, direi, blocchizzazione invece di globalizzazione, del nostro mondo.

Se si considerano le spinte alla trasformazione economica, vorrei citarne quattro: la transizione energetica, di cui abbiamo bisogno e rispetto alla quale l'Indonesia sta svolgendo un ruolo molto importante, secondo la riorganizzazione delle nostre catene di approvvigionamento, rispetto alle quali l'Indonesia può svolgere un ruolo molto importante, e poi anche l'integrazione dei costi esterni.

Basti pensare alla plastica, 10 miliardi di tonnellate di plastica all'anno finiscono nei nostri oceani. E per questo motivo sono molto lieto che, in occasione di questo incontro G20/B20, possiamo annunciare ed inaugurare un O20 per prenderci più cura dei nostri oceani.

Ma inoltre attraverso la riorganizzazione delle nostre catene di approvvigionamento, la trasformazione dell'energia e l'internazionalizzazione dei costi esterni, vediamo anche le conseguenze della militarizzazione delle nostre economie.

Ora tutto questo significa almeno all'inizio un aggravio di costi.

Se si ristruttura un'azienda si ammortizzano i costi e naturalmente gli azionisti ne risentono.

Se si ristruttura un'economia il risultato è una riduzione del reddito, quello disponibile, che può portare a forti tensioni sociali, le quali vediamo ora a crescere nel nostro mondo.
Come gestire questa transizione che può durare diversi anni? Non solo adottando misure di gestione della crisi, non solo reagendo, ma costruendo il futuro con uno scopo.

Dovremo utilizzare questo periodo di transizione per definire chiaramente cosa vogliamo ottenere e come vogliamo uscire da questo periodo (di transizione). Vogliamo uscire con un mondo più sostenibile, più resiliente e più inclusivo.

Il mio secondo punto riguarda la quarta rivoluzione industriale a cui ha accennato il ministro (che lo ha preceduto nell'intervento, n.d.r.). Quando ho scritto il libro sulla quarta rivoluzione industriale, ho concettualizzato l'idea di questa rivoluzione, ho descritto 23 tecnologie.

All'epoca, solo cinque anni fa, molte di queste erano considerate fantascienza. Oggi sono diventate tutte realtà e nuove tecnologie con cui dobbiamo confrontarci: la tecnologia quantistica, i metamondi, e sono molto orgoglioso del fatto che l'Indonesia sia ancora una volta uno dei paesi che vuole essere in prima linea riguardo a questi sviluppi della quarta rivoluzione industriale.

Cosa rende diversa la quarta rivoluzione industriale? Tre aspetti: per prima cosa la sua portata, contrariamente alle innovazioni tecnologiche precedenti non si tratta di una o due innovazioni, ma di un'intera panoplia di tecnologie che interagiscono tra loro e che cambieranno completamente il modo in cui percepiamo, consumiamo e comunichiamo. Ma il secondo elemento è la velocità se si considerano le rivoluzioni tecnologiche, di solito avvengono sotto forma di curva a S.

E proprio ora siamo al punto di snodo dello sviluppo esponenziale, e la tecnologia cambierà completamente.

Quello che stiamo facendo in questo momento e non solo quello che stiamo facendo e che rappresenta un grande cambiamento trasformerà e avrà un impatto anche su chi siamo.
Basti pensare a come persino internet ha cambiato in una certa misura le nostre identità negli ultimi vent'anni.

Sono molto orgoglioso del fatto che anche il forum sia in prima linea riguardo queste nuove tecnologie, e mostreremo anche qui nel contesto della nostra presentazione dell'iniziativa o siano 20, come sia possibile utilizzare i metamondi per creare dialoghi globali molto più profondi e completi.


Il mio Terzo punto aggiuntivo, la terza differenza, che riscontriamo nella quarta rivoluzione industriale, che chi vince si prende tutto.


A differenza delle precedenti rivoluzioni industriali è molto difficile copiare. Quindi, se si è primi a muoversi si vince. E questo determinerà la competizione globale a livello nazionale, ma anche a livello imprenditoriale, in larga misura. Mi auguro in maniera non troppo stile nei prossimi anni. Ora, solo due ultimi punti.

La cooperazione tra pubblico e privato. Oggi, qualcuno direbbe che fino a due anni fa, fino all'arrivo della crisi, erano le imprese ad essere al comando.

No, dovrebbero essere entrambi i governi e le imprese. Governo imprese devono collaborare per diventare un pesce veloce, perché nel mondo di oggi non si tratta più tanto del pesce grande che mangia il pesce piccolo, ma del pesce veloce che mangia il pesce lento.

E per essere un pesce veloce, un pesce grande (si spera) come l'Indonesia, bisogna avere due copiloti le imprese ai governi.
Il mio ultimo punto riguarda la fiducia. Se questa è davvero una spinta verso il bene, e deve esserlo, le imprese devono adottare il capitalismo degli stakeholder.

Un concetto sul quale ho scritto un libro più di 50 anni fa e al quale ho dedicato la mia vita per promuovere la responsabilità degli stakeholder.
Le imprese non devono essere al servizio solo degli azionisti, ma devono essere al servizio delle persone e prendersi cura del nostro pianeta.

Solo così le imprese guadagneranno la fiducia di cui hanno bisogno per essere una forza innovativa, per rendere la nostra società a una società migliore.

Concludo quando pensiamo al futuro, possiamo essere fiduciosi se ci atteniamo a tre concetti: trasformazione innovativa innovazione e cooperazione.

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