11 Aprile 2025
Marco Tronchetti Provera, Vice Presidente Esecutivo di Pirelli, in occasione della presentazione del nuovo settimanale Moneta.
Ci parla di questa importante iniziativa economica editoriale? Qual è il suo sguardo sull'attuale scenario economico?
"Questo mi sembra che sia un lancio nel momento giusto perché succede di tutto, quindi avere persone professionali come come De Paolini e la sua squadra aiuta gli investitori a capire dove siamo quali sono i rischi.
Il quadro è quello che ho già descritto prima; è un quadro di instabilità che non può durare a lungo, perché ci sarebbero reazioni che poi toccano le tasche dei consumatori, prima di tutto americani, ma di noi tutti. Quindi penso che sia una transizione da gestire bene; ha due corni il problema, uno è la parte finanziaria, il mercato e quindi i dazi, che rischiano davvero di diventare una valanga, ma mi pare che ci siano segnali di ricerca di una maggiore razionalità nel gestire i dazi. L'altro è il tema della guerra che gli Stati Uniti vogliono che finisca, e credo sia giusto ricordare che tante persone, tanti giovani, stanno morendo inutilmente. Occorre spingere verso il dialogo e la negoziazione. La storia del mondo è fatta di trattative: se non si negozia, non si arriva ad accordi. Credo che questa volta ci siano possibilità, ma l’Europa deve fare la sua parte per aiutare a trovare un punto d’incontro, anziché limitarsi ad assistere a un conflitto senza fine".
Gli imprenditori e investitori esteri si sono sempre lamentati dell'Italia, dove non era possibile investire perché non c'era un quadro certo. Ora anche negli Stati Uniti c’è instabilità, come affrontate i progetti di investimento?
"Quando realizziamo una fabbrica, lo facciamo pensando ai prossimi decenni, non alla prossima settimana. I nostri prodotti sono destinati a impianti che richiedono una pianificazione a lungo termine. Iniziamo a valutare il progetto due anni prima, per poter organizzare ogni aspetto: infrastrutture, macchinari, servizi, disponibilità dei terreni. È un processo articolato, che inizia con largo anticipo. Ora siamo pronti a partire".
Quindi secondo lei se l'Europa non tratta con gli Stati Uniti non è Europa?
"Esatto. Ed è proprio questo il problema: è difficile che riesca a trattare. La governance europea, formalmente, assegna la responsabilità delle politiche commerciali a un commissario, ma se non c’è l’accordo dei 27 Stati membri, quel commissario parla solo a nome proprio. L’Europa non ha un potere realmente delegato: tutto è subordinato alle decisioni del Consiglio Europeo, cioè dei Capi di Stato e di Governo e mettere d’accordo 27 Paesi non è semplice".
L'Italia in questa fase è un Paese importante?
"Molto importante. Abbiamo oggi una leadership riconosciuta a livello internazionale, capace di interagire con i principali leader mondiali. Possiamo rappresentare l’anello di congiunzione tra Europa e Stati Uniti, e questo è fondamentale. Non possiamo permetterci un distacco dagli USA: rappresentano l’Occidente, una democrazia, possiedono armi, tecnologie, il dollaro. Dobbiamo procedere insieme.
Poi c'è la NATO, dovremmo magari avere un ruolo più rilevante al suo interno, e questo avrebbe molto senso. È una struttura già dotata di una catena di comando efficace, e andrebbe supportata da una governance adeguata.
Al momento, però, l’unico progetto concreto sembra essere il riarmo della Germania, che ha le risorse finanziarie per sostenerlo".
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