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Baradel (curatrice): "Alle Gallerie d'Italia la mostra sul realismo poetico di Felice Carena: occasione per scoprire un protagonista del 900"

Il Giornale d'Italia ha intervistato Virginia Baradel, una delle quattro curatrici della mostra "Felice Carena" presso le Gallerie d'Italia - Milano di Intesa Sanpaolo

16 Maggio 2024

Virginia Baradel, curatrice della mostra "Felice Carena" presso le Gallerie d'Italia - Milano di Intesa Sanpaolo, ha dichiarato a Il Giornale d'Italia: 

"La mostra è dedicata a Felice Carena, artista molto importante del Novecento che ha attraversato il secolo da protagonista e che forse non è così noto come molti suoi colleghi che sono stati già molto studiati ed esposti.

In questo senso, questa è proprio l'occasione per riscoprirlo e capire quanto valore avesse e abbia tuttora questa pittura che metabolizza e fonde insieme moltissimi richiami alla grande storia dell'arte del passato insieme ai linguaggi più sperimentali del Novecento.

Questo artista è riuscito a creare un linguaggio suo, personalissimo, che è un figurativo di matrice realista, però trasfigurato in senso lirico e poetico: lui diceva proprio che il suo era un realismo poetico. 

Dunque questa è un'occasione per scoprire un artista che ha incominciato come tardo romantico, con quel clima che si respirava a Torino all'inizio del Novecento, e poi si è trasferito a Roma, dove si è legato a quei cenacoli che cercavano anche di aiutare i contadini dell'Agro romano, impegnandosi dunque socialmente.

Via via poi è diventato insegnante di pittura all'Accademia di Firenze fino a diventarne presidente, ha vinto molti premi, ha partecipato a molte biennali e quindi è stato più volte incoronato con gloria e successo nel corso del Novecento.

Gli ultimi vent'anni della sua vita li ha passati a Venezia, dove diceva sempre di aver scoperto cosa fosse veramente la luce, che sappiamo bene a Venezia è doppia: viene dal cielo ed è anche riflessa nell'acqua.

In questo senso lui ha sviluppato una capacità veramente esemplare di dare l'unità di spazio luce alla pittura, che comunque ha una natura cromatica eccezionale. Per un periodo un po' chiusa nelle forme neoclassiche, nelle forme naturalistiche dell'attenzione che gli artisti hanno riservato negli anni 20-30 al museo, si è però poi liberata in una forma molto più libera, in cui il colore finiva anche con il disegnare, oltre che colorare i corpi, per creare delle quinte cromatiche luminose e di colore acceso". 

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