31 Maggio 2023
Fabrizio Dusi, Artista, in occasione della presentazione della propria mostra All that glitters is not gold, a cura di Giorgia Ligasacchi, ha dichiarato a Il Giornale d'Italia:
"Il titolo è stato un'ispirazione proprio legata alla banca. Ho proprio studiato un qualcosa che si legasse alla banca con una ironia. L'oro che utilizzo io in questo progetto è la coperta esotermica, il materiale che tutti conosciamo per il suo simbolismo, che è il bisogno di aiuto utilizzato in certe situazioni di emergenza. Voglio rappresentarlo invece di utilizzare una tela. Ho voluto rappresentare le mie tematiche, cioè la folla, quindi come una fotografia di quello che ci circonda, della situazione attuale della società, dipinta proprio su questo materiale che sta a rappresentare il bisogno di aiuto che ha la società contemporanea per vivere in qualsiasi situazione grave o meno grave.
Una visione provocatoria perché è legata in un certo senso alla banca, si gioca su un doppio significato, però ho cercato comunque di mantenere sempre le mie tematiche, che sono quelle dell'incomunicabilità tra le persone, il bisogno di ascoltarsi.
Rappresento i miei temi con una specie di avatar in cui ho rappresentato l'uomo ideale, la persona ideale, l'uomo e la donna ideale, con la bocca aperta, proprio perché è una cosa di terapia psicologica, essendo io una persona timida quindi magari faccio un po' fatica a comunicare, questo mi serve un po' a sbloccare la cosa. Certe tematiche, certe parole chiave che sono talk to me, listen to me, sono proprio il mio marchio che uso spesso, che credo che siano anche delle frasi universali che ci coinvolgono tutti. Altre frasi che uso spesso o parole sono hope, take care, che mi piacciono molto, che sento molto, che ho utilizzato in altri progetti che poi alla fine ritornano, in questo caso ritornano tutte assieme.
Come nascita ho iniziato lavorando la ceramica, come materiale soprattutto la ceramica, l'ispirazione principale è legata a un periodo che va dagli anni 50 agli anni 60, dove la ceramica veniva utilizzata come decorazione, era un tipo di ceramica molto figurativa, che mi piace molto, ma questo è una questione di gusto personale e da lì ho tratto ispirazione per creare una figura, un'immagine che poi si è evoluta in questo personaggio, declinato poi alle situazioni con la cravatta, piuttosto che con la felpa, piuttosto che con la maglietta. Ci sono tante similitudini tra il mondo dell'arte degli anni 50, anche a livello sociale, e il mondo dell'arte di adesso, anche come condizioni sociali conodiche, problematiche in generale. Certo, io cerco di fotografare sempre una situazione che percepisco, osservo, cerco di osservare la situazione che può essere la vita quotidiana, ma anche magari fatti di cronaca, piuttosto che fatti più generali, e cerco di portarli, faccio come da filtro, e cerco di esprimerli, di proporli alle persone.
Su Milano, sono presente qua alla banca, poi ci sono altri lavori permanenti che sono a casa la memoria, con un progetto diverso, ma comunque che è legato sempre alla parola, che si chiama Don't Kill. Alla Bocconi c'è un'installazione, nel passante ferroviario Garibaldi, sotto, c'è anche un'altra installazione legata alle poesie, dove c'è un dialogo tra due poeti, Antonia Poezzi e Vittorio Sereni, e queste sono tutte opere permanenti, quindi se uno vuole farsi un tour, una mappatura della città, può trovare altri miei lavori in giro".
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