10 Dicembre 2025
Giuseppe Barbaro, fonte: imagoeconomica
Il dott. Giuseppe Barbaro è dirigente medico ospedaliero specialista in medicina interna e in cardiologia. È il Responsabile del Servizio di Cardiologia ed Ecocardiografia presso il policlinico Umberto I di Roma. Il dottore è stato intervistato da Il Giornale d'Italia per commentare il recente studio fake francese del team scientifico Epi-Phare su 29 milioni di francesi e pubblicato su JAMA Network Open. Lo studio sostiene che il vaccino Covid non ha causato un aumento della mortalità. Tuttavia, l'analisi è portata avanti con evidenti bias metodologici ed effetti avversi non considerati.
1) Sulla base di che cosa questo studio dice che il vaccino Covid non ha aumentato la mortalità?
Negli ultimi mesi sono stati pubblicati studi retrospettivi (e quindi non prospettivi caso-controllo) con numerosi bias metodologici, a partire dalla definizione di vaccinato e di non vaccinato. In questo studio sono stati considerati vaccinati solo i pazienti che hanno ricevuto una singola dose di profarmaco genico. Spesso il paziente, nei primi 14 giorni dalla vaccinazione viene considerato non vaccinato, utilizzando un “cheap trick”, presente anche in altri studi, al fine di confondere l’interpretazione statistica dei dati. Il termine dei 14 giorni, che non ha alcun valore scientifico, è utilizzato secondo le finalità che gli autori e/o lo sponsors si pongono. Un danno collaterale è riconosciuto dalle CMO se si verifica nei primi 14 giorni (anche se gli eventi a lungo termine non sono prevedibili come riportato nel punto 10 dell’allegato I del consenso informato), come anche un paziente vaccinato che, secondo quanto riportato, non svilupperebbe gli anticorpi specifici neutralizzanti nei primi 14 giorni, viene considerato non vaccinato negli studi di mortalità. Questo “cheap trick” è una definita strategia di manipolazione dei dati al fine di ottenere risultati predefiniti (non escluso con l’attiva partecipazione di ghost-writers). Le limitazioni riconosciute dagli Autori al termine dello studio sono significative: in pratica si ammette che non si può essere certi di quanto riportato. Inoltre, manca un’analisi multivariata che tenga conto dell’incidenza delle comorbilità (con i relativi odds ratios e gli intervalli di confidenza al 95%) sulla mortalità valutata per tutte le cause e non, sarebbe stato opportuno, per Covid .
2) Secondo gli scienziati all’interno del gruppo vaccinato lo 0,4% di persone sono morte nei 4 anni seguenti la somministrazione del primo vaccino. Quali sono i veri numeri?
Se teniamo conto dei bias metodologici descritti in precedenza, e delle limitazioni riconosciute dagli autori nelle conclusioni, è difficile dare questa risposta, Inoltre, l’aver considerato la mortalità per tutte le cause, senza un’accurata analisi multivariata per co-morbilità associata, il non aver meglio definito il paziente come vaccinato (una singola dose, tenendo conto che la scheda vaccinale iniziale includeva due dosi, cui si sono aggiunte altre dosi off-label, per la progressiva perdita di protezione immunologica) e non escludendo che per non vaccinato sia stato incluso il paziente che era stato vaccinato nei 14 giorni precedenti, non permette di trasmettere un messaggio scientifico e clinico attendibile. E’ uno studio, come ne stanno uscendo altri in questi mesi, utili alla propaganda scientistica per ridurre l’esitazione vaccinale che, al contrario, è incrementata.
3) Per quale motivo secondo lei è stata esaminata solo la fascia 18-59?
Verosimilmente perché la mortalità reale per Covid è più bassa. Ma in questo studio è stata valutata la mortalità per tutte le cause e non è escluso che pazienti nel gruppo dei non vaccinati avessero co-morbilità più significative (es. neoplasie in fase avanzata) e che non fossero neanche positivi al Sars-Cov-2. Si sarebbe dovuto distinguere la mortalità reale per Covid in funzione dello stato vaccinale (correttamente definito e distinto per sesso ed età) ed eseguire una analisi multivariata in funzione delle comorbilità esistenti al fine di definire una curva di rischio probabilistico statisticamente valida (modello di regressione di Cox).
4) Come è possibile che a distanza di anni ci siano ancora studi che negano la mortalità dei vaccini? Ci sono interessi con Big Pharma dietro?
Ci sono esclusivamente gli interessi di BigPharma. Questi studi vengono progettati (spesso da parte di ghost-writers) e finanziati da BigPharma per confondere la realtà clinica (che è ben diversa) al fine di poter essere utilizzati dalla propaganda per sostenere l’ideologia e la strategia della paura. Nascono dalla necessità di ridurre l’esitazione vaccinale, che è aumentata in misura significativa, e compensare il flop vaccinale che, ormai, è divenuto un fenomeno internazionale. Lo stesso vale anche per studi riguardanti le complicanze cardiovascolari post-vaccinali, in particolare le miocarditi, che sono incrementate di 3-5 volte (con un rischio proporzionale al numero di dosi ricevute) e si tenta di mascherare con artifici statistici come il “cheap trick” rispetto alla realtà clinica peraltro riconosciuta dalla stessa BigPharma in scheda tecnica. Dipende dall’onestà del medico di fare una corretta informazione al paziente (come prevede l’art.20 del codice deontologico) al fine di discutere il rapporto rischio/beneficio individuale. E’ quello che sta facendo Kennedy negli USA nell’ambito del progetto MAHA, in cui riviste come JAMA (in cui è stato pubblicato questo articolo) o NEJM sono considerate corrotte, togliendo loro il supporto finanziario governativo a favore di nuove riviste scientifiche degli Enti Consultivi della sua Segreteria, in cui sia possibile la pubblicazione di articoli con dati scientifici e clinici reali e riproducibili non condizionati dal conflitto di interesse. Il quale al contrario, sembra prevalere in Italia rispetto al pensiero critico legato alla natura empirica della medicina e della scienza in generale.
Giuseppe Barbaro
Specialista in Medicina Interna e in Cardiologia
Il Dott. Giuseppe Barbaro è specialista in Medicina Interna e in Cardiologia, responsabile del Servizio di Cardiologia ed Ecocardiografia del policlinico Umberto I di Roma. È specializzato nello studio delle complicanze cardiovascolari associate a malattie virali (es. HIV) ed alle complicanze della terapia antiretrovirale (HAART). Inoltre, è specializzato nella valutazione di marker di adiposità viscerale cardiaca, mediante la determinazione ecocardiografica dello spessore del tessuto adiposo epicardico nei soggetti con lipodistrofia da farmaci antiretrovirali e in quelli affetti da obesità e sindrome metabolica. È autore di più di 200 pubblicazioni scientifiche e di quattro libri sulle complicanze cardiovascolari della malattia da HIV.
L'intervista è stata rilasciata a titolo personale.
Di Ivan Vito
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