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La lezione sul bene comune di Franco Reviglio, ex Ministro della Repubblica e AD di Eni e grande economista liberale

Silvia Rovere ricorda Franco Reviglio e la sua volontà di voler formare e indirizzare la futura classe dirigente orientando verso la realizzazione del bene comune

27 Ottobre 2025

La lezione di Reviglio sul bene comune, ex Ministro della Repubblica e AD di Eni e maestro del pensiero  economista liberale

Franco Reviglio

Quando ho conosciuto Franco Reviglio era già stato Amministratore Delegato e Presidente dell'Eni e più volte Ministro della Repubblica. Ma dopo aver ricoperto questi importanti incarichi era tornato a dirigere il Dipartimento di Economia Politica della facoltà di economia dell'Università di Torino, dove alla fine degli anni Novanta insegnavano professori del calibro di Andrea Beltratti, Mario Deaglio, Gian Maria Gros Pietro, Elsa Fornero e Domenico Siniscalco, solo per citarne alcuni. Ebbi la fortuna a soli 29 anni di poterlo affiancare nelle lezioni di Scienza delle finanze, corso facoltativo dell'ultimo anno, quindi scelto dagli studenti davvero interessati alla materia. E nei primi tempi, per aiutarmi a vincere la paura dell'aula, dove gli studenti fuori corso erano miei coetanei, soleva ricordarmi che io avrei tenuto la parte delle programma più didascalica, e dal suo punto di vista più noiosa, quella relativa alle imposte, mentre lui si divertiva molto di più a spiegare la spesa pubblica e si può facilmente immaginare l'interesse suscitato dalle lezioni di chi era stato Ministro delle finanze e del Bilancio e della programmazione economica.

Ma il Franco Reviglio dei primi anni del 2000, cui stava un po' stretta la presidenza dell'AEM di Torino, dedicava tempo ed energie nella divulgazione del suo pensiero di economista liberale, affrontando con lucidità, visione e straordinaria onestà intellettuale temi di grande respiro e problematiche di stretta attualità, cercando sempre di rendere accessibile la lettura dei suoi testi che parlavano chiaro già dal titolo: "Meno Stato e più Mercato" (1994) "Lo Stato imperfetto" (1996) "Come siamo entrati in Europa e perchè potremmo uscirne" (1998) cui seguirà nel 2006 "Per restare in Europa. Ridurre l'evasione e riformare la spesa pubblica". Personalità carismatica e schietta, nella sua elegante postura sabauda poteva apparire talvolta distaccato e proiettato verso problematiche che riguardavano livelli istituzionali dello Stato inaccessibili a noi giovani ricercatori.

Invece, frequentandolo e conoscendolo, si scopriva un Franco Reviglio appassionato escursionista, sciatore provetto, uomo molto legato alla famiglia, che amava circondarsi di figli e nipoti nella grande casa in montagna a Sansicario. E nelle conversazioni settimanali tra una lezione e l'altra, diventava sempre più chiaro che la sua ambizione di poter davvero incidere nelle scelte fondamentali di politica economica era stata sempre accompagnata dalla volontà di contribuire a formare e indirizzare la futura classe dirigente, consegnandole un'eredità intellettuale in cui il pensiero liberale era intrinsecamente legato a straordinario rigore, disciplina ferrea e un'etica del lavoro fortemente orientata alla costruzione del bene comune.

Ricordo quando alla fine del 2003, in uno di questi incontri mi disse testualmente «vede dottoressa, sicuramente la sua carriera nel private equity è interessante, però lei sta sperimentando il funzionamento della microeconomia, penso le farebbe bene un'esperienza un po' più macro. Ho saputo che al Mef cercano persone brillanti per lavorare sul programma delle privatizzazioni immobiliari. Ci pensi, tra Natale e Capodanno». E fu così che a gennaio feci le valigie per Roma dove trovai i suoi "ragazzi" Giulio Tremonti, Ministro dell'Economia e Domenico Siniscalco, Direttore Generale del Tesoro: sarebbero iniziati gli anni più formativi ed entusiasmanti del mio percorso.

Grazie a Franco Reviglio, economista, ministro, grande capo azienda ma anche e soprattutto straordinario mentore.
Presidente Poste Italiane

Da:La Stampa

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