02 Ottobre 2025
European Financial Planning Association
Con oltre 1.000 accessi unici registrati nella prima giornata dell’evento annuale della Fondazione, affiliata alla European Financial Planning Association™ (EFPA), che ha riunito i professionisti del risparmio, certificati e non, per dialogare del tempo come alleato e fattore di investimento, sia per le nuove che per le più longeve generazioni. “Market timing vs time in the market – Il tempo giusto, il ritmo per le nuove generazioni” è il tema del Meeting.
«Ci troviamo in una fase di grandi incertezze e di grandi cambiamenti, non sappiamo dove approderemo. La diatriba è sempre quella tra tattica e strategia, tra cercare di anticipare il mercato o restare investiti. Ma la verità sta sempre nel mezzo: l’importante è pianificare, portare avanti progetti di pianificazione finanziaria con i nostri clienti». La riflessione nel convegno di apertura di Nicola Ardente, Presidente Efpa Italia, che insieme a Giorgio De Rita, segretario generale Censis, si è confrontato sugli “Scenari del nuovo tempo”. «I giovani oggi non hanno molto – ha proseguito Ardente -, se non incertezze lavorative. Affronteranno gap contributivi nel loro percorso professionale, cambieranno lavoro da autonomo a dipendente e viceversa, ma hanno una grande risorsa che devono sfruttare a loro favore: il tempo. Per questo è importante iniziare a posizionarsi sul mercato e qui torna fondamentale il nostro ruolo, quello dei consulenti finanziari, che crea valore sociale». Anche il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani nella sua lettera di saluti inviata al Meeting, ha voluto sottolineare come l’impegno nella formazione continua dei consulenti finanziari e nell’evoluzione degli standard professionali di settore sia la strada giusta per rafforzare la fiducia dei risparmiatori e la solidità del sistema finanziario italiano. «Perché il vostro lavoro – il messaggio del ministro – crea prosperità, accompagnate le famiglie italiane nelle scelte sul futuro, questo è un valore sociale. Non è soltanto economia, è coesione sociale». De Rita ha poi voluto ricordare come per la prima volta, visto il calo di natalità costante dagli anni ’70 ad oggi, la prossima generazione erediterà grandi capitali, che necessitano di una corretta informazione per restituire fiducia ai risparmiatori. La fiducia è stata anche il tema centrale del secondo appuntamento di giornata, il panel istituzionale dedicato al titolo del Meeting con Luigi Conte, presidente Anasf, Mauro Maria Marino, presidente OCF, Marco Tofanelli, segretario generale Assoreti, Gianfranco Torriero, vicedirettore generale vicario di ABI e Carlo Trabattoni, vicepresidente di Assogestioni. Per accompagnare le famiglie in un mondo in cui il welfare state viene a mancare, occorre saper costruire la fiducia, saperla comunicare, avere consapevolezza delle tecnologie di investimento. Perché la popolazione sta invecchiando, ma ci sarà un ricambio generazionale importantissimo da qui al 2050 e i giovani saranno la leva per tradurre il risparmio in investimento. Di geopolitica, calo demografico e disequilibrio nella bilancia tra popolazione che crea crescita e welfare e quella che vive di pensione si è parlato nella tavola rotonda intitolata “L’orologio di Sauvy”, ossia il maggior demografo francese. Citando lo studioso, Leopoldo Gasbarro, direttore di Wall Street Italia, ha spiegato che in base alla metafora dell’orologio analogico a tre lancette, se quella dei secondi rappresenta il tempo fugace e improvviso della politica, quella dei minuti le variabili macroeconomiche, mentre quella delle ore i cambiamenti demografici, che sembra che non si sposti mai, ma quando si sposta cambia completamente il nostro tempo. E allora, in un tempo in cui 11 milioni di persone in Italia pagano il 70% dell’Irpef, qual è il margine per aumentare gli occupati? Come fare per invertire il trend di invecchiamento in una società in cui, ricorda Antonio Cesarano, Chief Global Strategist Intermonte SIM Spa, il patrimonio degli italiani è cresciuto del 36% contro il 150% degli anglosassoni? «È entrato in crisi il modello del ‘900 – ha risposto Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e statistica sociale all’Università Cattolica di Milano -. Non abbiamo più “abbondanza” di giovani, di cittadini in età lavorativa ma abbondanza di popolazione anziana, quindi serve un modello diverso». Politiche che sostengano l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e riduzione del gap di occupazione femminile, sono strumenti indispensabili secondo il demografo. «La demografia modificherà il senso dell’economia – ha spiegato Giuliano Noci, prorettore per la Cina del Politecnico di Milano. L’Europa avrà le caratteristiche di una società sempre meno manifatturiera e sempre più basata sui servizi. Ma c’è una variabile che dobbiamo saper gestire bene: tecnologia, IA, robot antropomorfi. Perché in una società in cui l’età media sarà sempre più elevata e ambiremo ad avere condizioni di vita migliori, la tecnologia sarà fondamentale. Oggi le infrastrutture e il cloud sono in mano ai mercati orientali, mentre noi europei stiamo solo regolamentando. È, invece, necessario costruire un’Europa che abbia una sua identità».
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