03 Dicembre 2025
Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A, intervistato da Il Giornale d’Italia in occasione della presentazione del primo “Climate Transition Plan” del Gruppo, ha illustrato la visione industriale alla base del percorso di decarbonizzazione, evidenziando il ruolo delle tecnologie e degli investimenti nella transizione energetica e soffermandosi sulle sfide che attendono il sistema Paese, dalla crescita della domanda elettrica allo sviluppo dei data center.
Può illustrarci il piano e gli investimenti previsti, spiegando perché rivestono un’importanza strategica per A2A?
Siamo molto soddisfatti di presentare questo piano, perché rappresenta il nostro impegno al 2050 per un mondo decarbonizzato in cui continuiamo a credere con convinzione. Questo impegno si concretizza attraverso una serie di investimenti rilevanti, in particolare in infrastrutture per la decarbonizzazione: l’elettrificazione, infatti, svolge un ruolo centrale nel percorso che abbiamo delineato. Qualche settimana fa abbiamo presentato il Piano Industriale al 2035, che prevede 23 miliardi di investimenti complessivi. Di questi, circa 6 miliardi riguardano il settore del gas, che nella fase di transizione resta ancora necessario, sia nella distribuzione che nella produzione termoelettrica. I restanti 17 miliardi, quindi oltre il 70%, sono investimenti ammissibili alla tassonomia europea, e tra questi ve ne sono 7 specificamente destinati all’abbattimento della CO₂.
Per fare alcuni esempi concreti, lo sviluppo delle rinnovabili consente di sostituire progressivamente la produzione termoelettrica tradizionale, mentre l’introduzione di mezzi elettrici, come i veicoli AMSA che rimpiazzano i compattatori diesel, dimostra come l’elettrificazione possa tradursi in interventi immediati e misurabili. L’obiettivo finale resta quello di conseguire una piena decarbonizzazione. Nel 2050 ci avvicineremo in modo significativo e completeremo il percorso attraverso crediti di carbon removal, indispensabili per compensare le ultime emissioni residue. Proprio perché il 2050 non è più un orizzonte lontano, stiamo già inaugurando infrastrutture come le cabine elettriche, che in quell’anno saranno ancora nel pieno della loro vita utile. Questo conferma quanto sia essenziale una pianificazione rigorosa: senza una roadmap chiara e progressiva non sarebbe possibile raggiungere i target stabiliti per il 2030, il 2035 e il 2040, tappe imprescindibili per conseguire l’obiettivo finale.
Naturalmente, esistono condizioni esogene complesse da valutare, che possono influenzare il percorso. Una delle principali opportunità, ma anche delle principali sfide, è rappresentata dai data center. Sono indispensabili per la competitività del Paese e per garantire la gestione nazionale dei dati, evitando dipendenze da Stati Uniti o Cina, ma hanno una domanda energetica molto elevata. Il rischio, nel breve periodo, è che questa richiesta venga soddisfatta prevalentemente da termoelettrico, motivo per cui sarà necessario lavorare anche sulle tecnologie di carbon capture and storage e definire strategie efficaci di decarbonizzazione dell’energia necessaria ad alimentare l’intelligenza artificiale, che oggi rappresenta il principale fattore di crescita della domanda elettrica.
Un altro elemento cruciale è la mobilità elettrica, che sta finalmente mostrando segnali concreti di sviluppo. Stimiamo che entro il 2035 oltre il 20% delle flotte circolanti sarà elettrico: questo comporta un ulteriore fabbisogno di investimenti, sia nelle infrastrutture di ricarica sia nella generazione, per preparare il sistema a un cambiamento profondo e ormai inevitabile.
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