Sabato, 06 Settembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Ddl Capitali, norma sulla lista del cda rischio per la fuga delle public company; Ventoruzzo (Amf Italia): "Con l’1% dei voti, il 20% del board"

I rischi sono la rappresentanza sproporzionata dei soci più piccoli e la necessità di votare uno a uno i singoli candidati; Ventoruzzo (Amf Italia): "Il ddl Capitali? occasione da non sprecare"

15 Febbraio 2024

Ddl Capitali, norma sulla lista del cda rischio per la fuga delle public company; Ventoruzzo (Amf Italia): "Con l’1% dei voti, il 20% del board"

Palazzo Mezzanotte

“Due gioielli, due public company come Prysmian e Finecobank, che non hanno fra i loro azionisti una fondazione che si lamenta per non avere abbastanza rappresentanza o un azionista di riferimento, rischiano di dovere emigrare per avere la certezza di avere un consiglio rappresentativo”. Così Andrea Vismara, ad di Equita, si è espresso ieri durante un evento di Amf Italia (ex Assosim), nel corso del quale sono stati trattati i principali nodi critici del disegno di legge che a inizio mese ha ottenuto il semaforo verde dalla Camera.

“Una legge per evitare la fuga in Olanda rischia di favorirla: lì le regole a garanzia delle minoranze esistono, ma sono architettate in un modo meno svantaggioso per il board”, ha precisato Vismara.

Con la nuova legge il consiglio uscente può produrre l’elenco dei consiglieri da eleggere dopo aver ottenuto il via libera dai due terzi del consiglio stesso.

Una volta approvata la lista (che si comporrà di un numero di candidati pari quello dei componenti del board maggiorato di un terzo), viene poi sottoposta a una seconda votazione individuale su ognuno dei consiglieri. “Bisogna trovare candidati che ricevano il via libera dall'assemblea uno per uno: il pericolo che vengano bloccati è alto”, ha detto Vismara.

C'è poi un altro elemento critico. Secondo il ddl Capitali infatti le due liste di minoranza che abbiano ottenuto anche meno del 20% dei voti in assemblea avranno comunque un numero di seggi in consiglio pari almeno al 20%. Questo è un pericolo in particolare per le public company: si pensi per esempio a Prysmian o società simili, “dove per un fondo attivista con l’1% del capitale è possibile arrivare ad avere un quinto del consiglio”, ha specificato Marco Ventoruzzo, presidente di Amf Italia, che nel corso dell’evento ha anche presentato gli obiettivi dell'associazione di categoria successivi al cambio di nome, avvenuto lo scorso dicembre.

Al di là delle criticità della lista del cda (“ci sarà modo di riflettere sui profili tecnici in sede di riassetto Tuf”, ha specificato Ventoruzzo) l’associazione dei mediatori finanziari ha accolto con favore le modifiche normative in atto. “L'impostazione è buona, anche a livello culturale,

e alcune norme come il voto multiplo e maggiorato sono essenziali in questa fase storica: l'occasione che non deve essere sprecata”.

Il chiaro riferimento è alle aziende che hanno scelto di trasferire la sede legale in Olanda proprio per godere del voto maggiorato: a ogni azione corrispondono 10 diritti di voto.

Alcuni imprenditori chiedono specificamente una norma di questo tipo per quotarsi, e al contempo spostare la sede legale in Olanda è un'operazione molto economica, che costa poche decine di migliaia di euro”, ha aggiunto il presidente di Amf. Inoltre, “nei Paesi Bassi vanno soprattutto le imprese italiane: i capi azienda hanno una cultura del controllo molto forte e vogliono limitare il rischio di scalate ostili cercando di non diluirsi”. Per questo “il voto maggiorato è una scelta necessaria pur con alcune tutele per le minoranze”. Così come “il voto multiplo, sul quale finora eravamo disallineati rispetto ad altri ordinamenti più attraenti”.

Infine, un riferimento al manifesto per il mercato dei capitali:

Il ddl Capitali va ad agire sulle norme, ma le modifiche necessarie riguardano anche altri ambiti, a cominciare dalla cronica assenza di investitori istituzionali”, ha concluso il presidente.

Da noi gli investitori italiani contano per meno del 10%. Il mercato dei capitali”, gli ha fatto eco Vismara, “è un bene pubblico, ha un valore sociale gigantesco. Non lo possiamo lasciare in balia di capitali esteri”.

FONTE: Milano Finanza

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x