16 Settembre 2023
Se in questi giorni la lente del mercato è puntata sulla partita Mediobanca in vista del rinnovo del consiglio di amministrazione, un'altra grande istituzione finanziaria italiana è alle prese con la scadenza del board. Si tratta di Unicredit, il cui vertice arriverà alla fine del mandato con la presentazione del bilancio 2023, cioè nella prossima primavera.
Secondo quanto risulta a Milano Finanza a ottobre il cda della banca avvierà ufficialmente il processo di rinnovo. La data già cerchiata in rosso sulle agende di alcuni consiglieri è quella di mercoledì 25, quando oltre all'approvazione dei risultati trimestrali il vertice potrebbe compiere primi passi. Non è escluso però che, in base alle esigenze di calendario, ci si muova prima.
Il primo passaggio sarà la nomina dei cacciatori di teste. Nel 2021 l'incarico era andato a Spencer Stuart e c'è chi ritiene che queste volta possa essere selezionata Egon Zehnder nella logica dell'alternanza che spesso vige per le grandi comprate. Una volta ricevuto il mandato, la società dovrà a quel punto seguire l'autovalutazione del cda uscente a gestire il processo di selezione dei candidati che saranno poi inseriti nella lista.
Il passo successivo sarà l'approvazione delle linee guida sulla composizioni quali-quantitativa ottimale del nuovo board, un documento che recepirà le indicazioni del regolatore e porrà paletti precisi al lavoro di selezione.
Partirà poi la scrematura dei profili. Come sempre accade anche per le banche vigilate dalla Bce, la procedura sarà particolarmente complessa. Bisognerà tenere conto dei requisiti di professionalità e onorabilità degli esponenti bancari introdotti da Francoforte. Il cosiddetto fit and proper assessment valuta infatti l'esperienza, le competenze e l'adeguata levatura degli esponenti aziendali candidati a ricoprire un incarico nel organi di amministrazione di banca, ad esempio come amministratore delegato o componente del board. La presentazione della lista è attesa per l'inizio 2024 e il nuovo cda sarà regolamentato dalla governance monistica nel frattempo introdotta dal gruppo.
La casella più delicata sarà quella del Ceo. Già prima dell'estate Andrea Orcel (al timone di Unicredit dal 2021 dopo il ribaltone che costò la poltrona al predecessore Jean Pierre Mustier), ha dichiarato di essere pronto per un nuovo mandato: "Sicuramente il lavoro non è finito, quindi se gli azionisti e gli investitori mi voteranno sono sicuramente disponibile", ha spiegato il banchiere a margine di un evento di Bloomberg.
Negli ultimi due anni i rapporti tra Orcel e i soci storici sono rimasti positivi. Se infatti con la Fondazione Cariverona di Alessandro Mazzucco (1,08%) e la famiglia Del Vecchio (2%) resta solido, certe divergenze di vedute sole in passato con la Cat di Giovanni Quaglia (1,9%) sarebbero rientrate sotto la nuova presidenza di Fabrizio Palenzona, salito in primavera al vertice dell'ente torinese. Il Ceo oggi può contare anche sull'appoggio di Allianz (3,9) con cui Unicredit ha rinsaldato i legami intristirai grazie anche al rapporto di stima tra Orcel e il ceo Oliver Bate.
A favore del banchiere giocano soprattutto i risultati finanziari conseguiti sinora. Il piano industriale fissava per il 2024 un obiettivo di utile di oltre 4,5 miliardi di euro, ma anche grazie all'andamento dei tassi d'interesse quello raggiunto già l scorso anno è stato 5,6 miliardi, con una guidance per il 2023 di oltre 7,25 miliardi. Non solo; nel piano l'obiettivo di distribuzione cumulata agli azionisti è stato fissato a 16 miliardi, mentre già adesso l'asticella è salita a 22,5 miliardi, di cui 6,5 miliardi solo quest'anno.
I risultati finanziari sono riflessi nell'andamento del titolo Unicredit. Dalla nomina di Orcel nell'aprile del 2021 a oggi le azioni del gruppo di piazza Game Aulenti sono salite a 154% passando da 8,5 a 21,7 euro. E questo nonostante la flessione subita per l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e le numerose incertezze sul fronte congiunturale sorte negli ultimi due anni.
Alla luce di tutti questi elementi il nuovo mandato per Orcel è molto probabile. Sempre che nel frattempo per il banchiere non si presentino altre opportunità nel suprema finanziario internazionale. Conclusa l'integrazione di Credit Suisse, per esempio, il ceo di Ubs Sergio Ermiotti potrebbe passare il testimone a un nuovo capo azienda che dopo la ristrutturazione gestisca il rilancio industriale del nuovo gruppo. Una sfida di questo genere potrebbe tentare Orcel, che nel decennio scorso è già stato al vertice del colosso di Zurigo? Si vedrà.
Più incerte appaiono oggi le scelte sulla presidenza. Pier Carlo Padoan è stato cooptato nel cda di Unicredit nell'ottobre del 2020 e ha assunto formalmente il ruolo di numero uno nell'aprile successivo, in tandem con Orcel. Sebbene il lavoro dell'ex ministro delle Finanze sia stato apprezzato dal board, diverse opzioni sono aperte. La conferma non viene esclusa, ma un paio di fonti parlano di un possibile passo indietro. Si specula su possibili sostituti, dall'ex presidente di Cdp e Bano Bpm Massimo Tononi all'ex ministro dell'economia Daniele Franco (La cui nomina alla Bei appare in bilico) fino a Lucrezia Reichlin, professoressa alla London Business School ed ex consigliere proprio di Unicredit.
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