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Bain & Company, per il Net Zero entro il 2050 gli investimenti andrebbero triplicati, ma al momento non sono una priorità

Secondo il report solo 3 consumatori su 10 accetterebbero un aumento di bolletta del 2%; Casadei: "Adeguati interventi sul piano regolatorio e nuovi strumenti di finanza pubblica fondamentali"

11 Settembre 2023

Bain & Company, per il Net Zero entro il 2050 gli investimenti andrebbero triplicati, ma al momento non sono una priorità

Roberto Priorieschi

Gli investimenti a livello mondiale in energia pulita sono ancora di gran lunga inferiori rispetto a quanto necessario per raggiungere gli obiettivi di transizione: il mondo dovrebbe infatti quasi triplicare gli investimenti annuali per raggiungere il net zero entro il 2050. Eppure nonostante ciò, per il settore Energy and Natural Resources, non sembra  una priorità investire questi livelli di capitale in nuovi progetti a basse emissioni di carbonio, con una percentuale crescente di liquidità che viene restituita agli azionisti anziché essere reinvestita.

Questo quello che è emerso dal terzo Report annuale sul mondo dell'energia redatto e pubblicato da Bain & Company, l’azienda di consulenza globale che aiuta le aziende change-makers più ambiziose a definire il proprio futuro. Il report evidenzia come gli investimenti in energia pulita siano ancora di gran lunga inferiori rispetto a quanto necessario per raggiungere gli obiettivi di transizione. Nonostante ciò tuttavia, per il settore non sembra al momento una priorità investire capitale in nuovi progetti a basse emissioni di carbonio, con una percentuale crescente di liquidità che viene restituita agli azionisti anziché essere reinvestita. Per il 2023 dunque, le attese siano in linea con i trend già rilevati nel 2022: gli oltre 600 executives di 125 aziende del settore Energy & Natural Resources di 46 differenti Paesi del mondo, hanno confermato che prevedono di destinare solo il 25% circa del capitale totale alla crescita di nuove aree a basso impatto.

Nel settore Oil & Gas nel 2022 per esempio, solo il 43% del capitale è stato reinvestito per crescita e innovazione, in calo rispetto al 58% messo a segno nel 2018. Il settore Mining reinvestirà il 44% nel 2022, in calo rispetto al 56%. Nel segmento Utility, la quota di capitale reinvestita per la crescita è costante e le spese in conto capitale sono in aumento, ma non sufficienti per ammodernare e sviluppare adeguatamente le reti raggiungendo i livelli di energia rinnovabile e di elettrificazione necessari. 

“Negli ultimi 18 mesi, la sicurezza energetica ha assunto un ruolo di primo piano nell’agenda mondiale. L’equilibrio tra approvvigionamento energetico e cambiamento climatico rappresenta una sfida enorme, che richiede un cambiamento, per portata e tempistiche, senza precedenti e, soprattutto, importanti investimenti infrastrutturali”, spiega Roberto Prioreschi, SEMEA Regional Managing Partner di Bain & Company. “La transizione energetica genererebbe almeno 55 miliardi di dollari all’anno di margini incrementali se il mondo si avvicinasse al livello di investimenti annuali richiesto per traguardare il net zero al 2050. Sbloccare il capitale si dimostra però complesso per le aziende, che faticano a definire percorsi che consentano di ottenere ritorni sugli investimenti in relazione con il profilo di rischio mappato”.

Più complessa ancora la relazione con i clienti: sebbene questi si dicano generalmente preoccupati per il cambiamento climatico infatti, solo 3 consumatori europei su 10 accetterebbero un incremento della propria bolletta del 2%.

“I consumatori, preoccupati per il cambiamento climatico ma non disposti a pagare bollette più onerose, hanno bisogno di costruire con le aziende nuovi patti di collaborazione e fiducia, possibili solo grazie a proposte improntate a una lettura innovativa dei bisogni, alla qualità delle soluzioni e alla massima trasparenza” prosegue Alessandro Cadei, Senior Partner e Responsabile EMEA della Practice Energy & Utilities di Bain & Company. “Adeguati interventi sul piano regolatorio e l’immissione di strumenti di finanza pubblica diventano fattori abilitanti fondamentali per l’accelerazione necessaria”.

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