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Bankitalia, l'Italia si ferma nel 2° trimestre, Pil a crescita zero; l'inflazione si mantiene alta al 6%

La Banca d'Italia ha reso note le stime riguardo alla sviluppo del Paese per il 2023 nel suo Bollettino Economico: crescita prevista all'1,3%, inflazione al 6% che scenderebbe al 2,3% nel corso del 2024

14 Luglio 2023

Bankitalia a crescita zero nel II trimestre, l'inflazione si mantiene alta al 6%

Nonostante la previsione di crescita economica rimanga stabile all'1,3% per l'anno in corso, al momento la stessa pare essersi interrotta e, rispetto ai mesi primaverili appena trascorsi, il PIL è rimasto quasi del tutto invariato. La Banca d'Italia ha condotto le dovute analisi e ha dovuto correggere il tiro delle previsioni dello scorso mese nel bollettino economico. Dopo l'iniziale rimbalzo del primo trimestre, infatti, la crescita economica italiana si arresta a causa di un freno dei consumi e a un indebolimento del ciclo manifatturiero. 

Debolezza ciclica nella zona euro

Il quadro macroeconomico italiano è caratterizzato da forte incertezza dovuta all'evoluzione della guerra in Ucraina, al quadro geopolitico internazionale ed europeo e alle restrittive politiche finanziarie attuate dalle Banche Centrali. Il primo trimestre 2023 ha visto una decrescita del prodotto euro nell'area di competenza e, alla contrazione del settore manifatturiero, si è contrapposta una flessione nei servizi. La crescita occupazionale è proseguita così come si è intensificata la dinamica salariale, mentre l'inflazione al consumo è ancora scesa, ma quella di fondo resta elevata. 

L'inflazione in Italia

La Banca d'Italia ha stimato che l'inflazione arriverebbe al 6% nella media di quest'anno, mentre nel 2024 subirebbe una forte frenata. L'anno prossimo, infatti, dovrebbe attestarsi al 2,3% mentre in quello successivo al 2,0% e tale rallentamento sarebbe dovuto al calo dei prezzi delle materie prime energetiche. Secondo quanto si evince dal Bollettino Economico, per l'anno in corso, l'inflazione di fondo dovrebbe attestarsi al 4,5% mentre alla fine del 2025 al 2,0%.

Le aziende

Il primo trimestre 2023 è stato positivo per le aziende, che, grazie alla progressiva riduzione dei prezzi dell'energia e dei materiali d'importazione che hanno comportato un calo dei costi variabili unitari dell'1,6% rispetto ai 3 mesi precedenti, hanno visto in crescita i propri margini operativi, tornando ai livelli pre-pandemici. Il prezzo dei prodotti finiti è cresciuto lievemente (0,4%) e il Mol rapportato al valore della produzione è cresciuto dell'1,8% circa. Tutti i settori manifatturieri hanno registrato una crescita dei margini di profitto ma è successo in modo eterogeneo in quanto in 11 comparti sono ancora al di sotto dei livelli precedenti alla pandemia. 

Occupazione, salari e 110%

Mentre il tasso di disoccupazione continua a diminuire e quello di partecipazione a espandersi, nel secondo semestre 2023 si verificherebbe un aumento delle retribuzioni, che resterebbe, tuttavia, inferiore rispetto al rialzo dei prezzi. L'incremento sarebbe dovuto all'erogazione degli incrementi retributivi legati alle clausole di indicizzazione di alcuni accordi collettivi nazionali. L'attenuazione degli incentivi fiscali legati  Superbonus, invece, porterebbe ad una riduzione delle attività nel settore delle costruzioni. 

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