18 Dicembre 2025
In alto da sinistra: Orban (no), von der Leyen e Merz (sì); in basso: Salvini (no), Meloni (incerta), Tajani (sì)
Capitali russi congelati: sì o no? È "scontro" aperto, nella compagine europea, tra i Paesi membri favorevoli alla confisca degli asset russi già congelati e alla loro cessione a Kiev quale forma di finanziamento bellico, e gli Stati contrari invece alla misura. La questione arriva probabilmente alla sua svolta definitiva proprio oggi, giovedì 18 dicembre a Bruxelles dove stamattina si sono riuniti i capi di Stato e di governo europei per decidere le modalità di sostegno economico all'Ucraina.
La decisione di impossessarsi di asset (cioè capitali) russi in buona parte depositati presso il colosso belga Euroclear, per versare a Kiev la liquidità necessaria ai finanziamenti bellici, è la strada verso cui sta di fatto spingendo la maggioranza dei Paesi membri. In testa al coro anti Putin della sottrazione degli asset - dai contorni giuridici alquanto torbidi - si colloca proprio la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen che, dopo aver chiamato esplicitamente alle armi definendolo un mondo "pericoloso, fatto di predatori", ora in Consiglio cerca di blandire i tentennamenti del primo ministro belga Bart De Wever garantendogli - in caso di esito positivo agli asset - "piena solidarietà".
Il Belgio, infatti, è il Paese Ue che - in quanto detentore di circa il 90% dei 210 miliardi di euro in riserve valutarie della Banca centrale russa - teme maggiormente i contraccolpi che potrebbero venirgli da Mosca. Una contromossa, da parte russa, si è già verificata: quando cioè la Banca centrale russa ha avviato, pochi giorni fa, un'azione legale contro Euroclear chiedendo un risarcimento pari a 200 miliardi di euro, l'equivalente di circa 18.000 miliardi di rubli, contestandole la responsabilità diretta per il blocco delle attività finanziarie a seguito del congelamento approvato da Bruxelles. A quel congelamento, praticamente tutti i Paesi membri si sono detti favorevoli, a eccezione di due Stati che tuttora si oppongono alla confisca del patrimonio russo.
Vale a dire: Ungheria e Slovacchia, a cui si aggiunge anche la Repubblica Ceca. Lo stesso presidente turco Erdogan ha definito la presa degli asset una "truffa colossale", a cui però tutti gli altri Stati Ue sembrano volersi piegare. Da Merz a Macron, passando per Starmer e perfino Meloni. La questione "asset" però non spacca solo l'Europa, ma polverizza la politica interna dei Paesi. In Italia il quadro è abbastanza chiaro: Lega contraria, Forza Italia favorevole, e Fratelli d'Italia che ora frenano. Lo dice la stessa Meloni che, intervenendo al Senato ieri 17 dicembre, ha aperto alla confisca degli asset - dietro spinta europea - solo però dietro "solide basi di diritto". Come a dire: facciamolo solo se la legge è dalla nostra parte. La sponda di sinistra è anche quella polverizzata: se il Partito Democratico accondiscende, il M5S guidato da Conte fa un passo indietro e rifiuta.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia