12 Dicembre 2025
Netanyahu, fonte: imagoeconomica
Circa 400 ex poliziotti israeliani hanno rivolto un appello al presidente Isaac Herzog, in cui gli viene chiesto di non concedere la grazia al premier Benjamin Netanyahu, attualmente accusato di corruzione, abuso d'ufficio e frode. I firmatari hanno precisato che il primo ministro "è colpevole di tutto, se richiede la grazia senza ammissione di colpa". Poi, l'avvertimento: "Se gli verrà concessa, nel Paese ci saranno molte violenze e proteste".
Centinaia di ex funzionari della polizia israeliana hanno lanciato un appello senza precedenti al presidente dello Stato, Isaac Herzog, chiedendo di respingere la richiesta di grazia presentata dal primo ministro Benjamin Netanyahu per far cessare il suo processo penale in corso. Circa 400 ex ufficiali, tra cui ex commissari e vice commissari, hanno firmato una lettera diffusa ai media e indirizzata al capo dello Stato, avvertendo che concedere la grazia senza una chiara ammissione di colpa da parte di Netanyahu potrebbe “scatenare gravi violenze nella società israeliana”.
Netanyahu ha formalmente chiesto il perdono per tre casi di accusa penale che coinvolgono corruzione, frode e violazione di fiducia, sostenendo che ciò contribuirebbe a sanare le profonde divisioni politiche e sociali nel Paese. Tuttavia, i firmatari della lettera sottolineano come la richiesta non contenga “nemmeno un accenno di ammissione di colpa”, condizione che considerano essenziale per ogni concessione di clemenza in un caso di tale portata.
Gli ex ufficiali hanno richiamato un precedente storico del 1984, quando il padre di Herzog, l’ex presidente Chaim Herzog, concesse clemenza a cinque agenti coinvolti nello scandalo “Bus 300” solo dopo che questi avevano confessato, espresso rimorso e si erano dimessi. Secondo i firmatari, derogare a questo principio di responsabilità morale e giudiziaria sarebbe un pericoloso precedente per lo Stato di diritto.
L’appello arriva in un momento di forte tensione politica in Israele. Gruppi della società civile e anche organizzazioni ebraiche internazionali hanno espresso preoccupazione per un possibile perdono che potrebbe minare l’indipendenza del sistema giudiziario e offuscare la credibilità delle istituzioni. Allo stesso tempo, alcune figure politiche all’interno della coalizione di governo e alleati internazionali, incluso il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, hanno fatto pressioni affinché Herzog conceda la grazia, sostenendo che ciò favorirebbe l’unità nazionale.
Herzog ha dichiarato che studierà attentamente la richiesta, basandosi anche sul parere di esperti legali. In base alla legge israeliana, i poteri di concessione della grazia sono ampi ma tradizionalmente richiedono condizioni come un’ammissione di colpa. Negli ambienti istituzionali si discute inoltre se una grazia possa essere soggetta a condizionalità politiche, come un ritiro temporaneo dalla vita pubblica da parte del premier.
La decisione finale di Herzog potrebbe avere ripercussioni politiche profonde e contribuire a definire il futuro equilibrio tra potere esecutivo e indipendenza giudiziaria nello Stato di Israele.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia