12 Novembre 2025
"L'impegno italiano in Medio Oriente sarà importante, vedremo che tipo di impegno: può essere la formazione della polizia palestinese, può essere dare un contributo forte all'amministrazione civile". Il ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello della Difesa Guido Crosetto sono intervenuti, separatamente, sui prossimi step verso cui lo scenario internazionale si sta muovendo in ottica di "stabilizzazione" diplomatica all'interno della Striscia di Gaza.
Già in passato, il ministro Tajani aveva assicurato uno "spazio di manovra" tutto italiano nella Striscia di Gaza, a partire dagli aiuti per la ricostruzione della stessa. In quell'occasione infatti, Tajani aveva confermato la partecipazione di alcune aziende italiane (come la Cementir e la Buzzi) all'impresa di ricostruzione di Gaza in quanto forti dell' "esperienza internazionale". Ora che però si stanno infittendo i dialoghi diplomatici per passare alla seconda fase del noto accordo "di pace", specialmente alla luce della più recente visita del genero di Trump, Jared Kushner, a Gerusalemme, ogni Paese sta capendo come e dove piazzarsi all'interno di uno scacchiere mediorientale che coinvolgerà moltissimi Stati.
E l'Italia, nelle intenzioni di Tajani e Crosetto, non sarà da meno. Ieri, 11 novembre, intervenendo alla presentazione del Calendario dei Carabinieri 2026 a Roma, Guido Crosetto ha parlato della possibilità che agenti dell'Arma vengano inviati in Medio Oriente per aiutare ad addestrare le forze di sicurezza palestinesi. Disponibilità, già accolta dagli Stati Uniti, che ha però una condizione: che nessun militare venga inviato né a Gaza né a Rafah ma "in un luogo esterno per garantire la sicurezza del nostro personale". A specificarlo è stato lo stesso ministro: "C'è un limite che non dobbiamo superare ed è la sicurezza dei nostri militari". A quanto risulta però, le attività di addestramento delle future forze di polizia di Gaza potrebbero iniziare già in Italia.
Lo Stato maggiore della Difesa starebbe conducendo, a tal proposito, studi per poter individuare il luogo più adatto per l'addestramento. Tra le possibili ipotesi vi sarebbero Gerico in Cisgiordania (a patto che però le tensioni si appianino), oppure Giordania o Egitto. Di tutto questo Crosetto tornerà a parlare col Capo del Pentagono Pete Hegseth, il cui incontro è fissato per venerdì prossimo durante la visita al Dipartimento della Guerra Usa. Sul tavolo però non vi sarebbe solo la preparazione militare dei gazawi, ma anche il possibile intervento di sminatori per bonificare la Striscia, l'inserimento di personale sanitario, e ancora l'uso di basi Nato in Italia e la formazione di piloti americani, belgi, arabi nella futura scuola di addestramento a Trapani.
Intanto, a margine dell'incontro ministeriale del G7 in Canada, il vicepremier Tajani ha assicurato l'impegno italiano nella Striscia, definendolo "importante". Le opzioni oscillano tra la "formazione della polizia palestinese", già messa in campo da Crosetto, e il "contributo forte all'amministrazione civile". In ogni caso, aggiunge il ministro durante il punto stampa a Niagara-on-the-lake (Ontario), "l'Italia sarà sicuramente parte costruttiva anche perché organizzeremo la conferenza del Cairo per la ricostruzione".
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