10 Novembre 2025
Fonte: Wikimedia
Lo shutdown americano più lungo di sempre ha le ore contate. Una risoluzione bipartisan è stata infatti approvata dal Senato con 60 voti favorevoli, fra cui otto democratici "franchi tiratori" e 40 contrari. Dopo 40 giorni, il governo federale ha trovato un accordo per il suo finanziamento, ma solamente per tre mesi: tutto da rifare entro il 30 gennaio 2026.
Dopo 40 giorni di paralisi amministrativa, il più lungo shutdown della storia americana, il Senato degli Stati Uniti ha raggiunto un accordo bipartisan per finanziare il governo federale fino al 30 gennaio. L’intesa, approvata con 60 voti favorevoli e 40 contrari, ha ottenuto il sostegno di otto senatori democratici, decisivi per superare la soglia necessaria e sbloccare le attività federali.
Il compromesso prevede la riassunzione dei dipendenti pubblici licenziati durante il blocco e la corresponsione retroattiva degli stipendi agli impiegati in congedo forzato. Inoltre, il disegno di legge vieta all’Ufficio di Gestione e Bilancio di procedere con ulteriori licenziamenti di massa fino alla fine di gennaio. Rimandata invece a dicembre la votazione sull’estensione dei sussidi sanitari previsti dall’Obamacare, il punto più controverso del confronto tra Casa Bianca e democratici.
Il presidente Donald Trump, rientrato a Washington dopo un weekend in Florida, ha dichiarato che "la fine dello shutdown è ormai vicina". Tuttavia, ha ribadito che non consentirà che gli immigrati irregolari abbiano accesso all’assistenza sanitaria. Sul fronte opposto, il leader democratico al Senato Chuck Schumer ha criticato l’accordo, definendolo una concessione prematura e ribadendo la necessità di "continuare la battaglia per la sanità accessibile a tutti".
Le conseguenze dello stallo sono state pesanti: oltre 2700 voli cancellati e 10 mila ritardi hanno paralizzato gli aeroporti di New York, Chicago e Atlanta, mentre milioni di americani hanno rischiato di perdere l’assistenza alimentare garantita dai programmi federali. La proposta di legge include infatti anche i fondi per i “food stamps” e per i programmi agricoli, salvando dal taglio il progetto “Food for Peace”, che destina eccedenze agricole statunitensi alle aree colpite dalla fame nel mondo.
Sebbene la misura temporanea garantisca un ritorno alla normalità per le prossime settimane, restano aperti i nodi politici e sociali legati all’assicurazione sanitaria e alla gestione della spesa pubblica. A dicembre il Congresso sarà nuovamente chiamato a decidere se estendere o meno i sussidi, con un nuovo scontro già all’orizzonte.
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