02 Ottobre 2025
Alle 6:00 del mattino del 1° ottobre, quando a Washington era mezzanotte, il governo degli Stati Uniti è entrato in shutdown. Niente spesa pubblica, tranne che per le funzioni essenziali, fino a che Democratici e Repubblicani non raggiungeranno un accordo sull’innalzamento del tetto del debito.
Lo shutdown è una riduzione drastica della spesa federale negli Stati Uniti, che viene attuata quando il Congresso non riesce ad approvare un innalzamento del tetto del debito. Negli USA, infatti, lo Stato può prendere soldi in prestito fino a un limite stabilito dal Parlamento.
Per innalzare questo limite è necessaria una maggioranza qualificata di 60 voti al Senato. Questo dà ampi margini al partito di opposizione per ottenere concessioni anche quando non controlla nessuna delle due Camere.
Democratici e Repubblicani non sono però riusciti a trovare un accordo su come verranno spesi i nuovi soldi presi in prestito e quindi, allo scadere della mezzanotte, con il tetto al debito fermo, il governo federale ha tagliato tutte le funzioni non essenziali. Rimangono finanziati soltanto l’esercito, le pensioni, la gestione del traffico aereo e quella delle infrastrutture.
Con 750.000 dipendenti pubblici sospesi dal lavoro, gli USA rallentano fino quasi a fermarsi nei periodi di shutdown. L’ultima volta che si è verificata una situazione simile era il 2019, con Trump nell’ultimo anno del suo primo mandato e il Congresso parzialmente sotto controllo democratico. Quello però era uno shutdown solo parziale, e costò all’America circa 3 miliardi di dollari in PIL, secondo i calcoli dell’Ufficio di Bilancio del Congresso. Il primo fu nel 1976.
La situazione attuale sembra però più grave, e simile a quella che successe, a parti invertite, nel 2013, con Barack Obama alla presidenza. I Democratici si stanno infatti rifiutando di collaborare con i Repubblicani, impedendo grossi tagli a diversi programmi federali che riguardano la sanità. Lo shutdown è quindi totale e gli Stati Uniti rischiano di bloccarsi completamente.
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