05 Novembre 2025
Trump e Maduro, fonte: imagoeconomica
Nei primi giorni dello scorso settembre, gli USA avvisavano il mondo di aver avviato un'operazione militare, nelle acque internazionali antistanti il Venezuela, finalizzata al contrasto del traffico della droga. E lo facevano alla loro maniera, dichiarando che, in tre diversi attacchi aerei, erano state distrutte altrettante imbarcazioni e uccise 11 persone, perché ritenute appartenenti al Cartello venezuelano Tren de Aragua. Questa organizzazione criminale, costituitasi nei primi anni 2000, solo da poco tempo si è espansa in altre Nazioni dell'America Centrale e negli Stati Uniti in cui, peraltro, non costituiva di certo la prima preoccupazione per FBI e DEA, sino a quando, a luglio 2025, la Casa Bianca non la metteva nel suo mirino, dichiarandola “organizzazione criminale transnazionale” e offrendo una ricompensa di ben 12 milioni di dollari solo per informazioni utili all'arresto dei suoi capi.
Un'attenzione tanto particolare quanto sospetta da parte presidenziale, visto che i veri e più gravi problemi di traffico della droga per gli States arrivano da ben altri lidi, tra cui Ecuador, Colombia e Messico e nel tratto di mare caraibico, in cui Washington sta conducendo le sue azioni militari, transita neanche il 10% della droga diretta negli USA
Ma di questi dati di fatto, Trump e i suoi accoliti sembrano non preoccuparsi affatto, visto che le operazioni sono continuate in queste settimane, sono state estese dal Mar dei Caraibi al Pacifico Orientale e, da settembre ad oggi, le imbarcazioni colpite sono state oltre una trentina e gli uomini uccisi, solo presunti trafficanti, più di 60, senza che per nessuno degli interventi letali delle navi americane, sia stata sinora fornita qualche prova.
D'altra parte, poche settimane fa all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Trump aveva testualmente dichiarato che gli Stati Uniti avrebbero “spazzato via” ogni trafficante, riservandogli il trattamento di un terrorista, E qui sta la chiave della auto legittimazione che il Presidente americano si è dato per continuare ad affondare navigli e uccidere persone in acque internazionali, in un'ottica di vera e propria guerra, ignorando completamente qualsiasi forma di normale legalità. In pratica, alla fine di settembre, la Casa Bianca ha ufficialmente comunicato al Congresso che gli USA sono “in conflitto armato con i cartelli della droga”, designandoli altrettanto ufficialmente come “organizzazioni terroristiche” per cui, secondo la visione trumpiana, sinora sono stati eliminati “combattenti illegali”.
Con questa motivazione, il Pentagono inviava quindi al largo del Venezuela 8 unità navali da guerra (con 4 mila Marines imbarcati), un sottomarino nucleare e sta facendo arrivare a tutta forza la Gerald Ford, una portaerei nucleare di ultima generazione, con più di 75 velivoli da combattimento (compresi i caccia F 18) che, normalmente, non naviga isolata, ma attorniata dalla sua squadra navale, con almeno 2 incrociatori lanciamissili (con i famosi missili a lungo raggio Tomahawk), 2 cacciatorpediniere lanciamissili, 2 sottomarini nucleari d'attacco e altre navi varie di supporto. Come se non bastasse, sono stati rischierati nell'area anche cacciabombardieri F 35, altri soldati e Trump ha autorizzato la CIA a condurre operazioni coperte addirittura in territorio venezuelano.
Dato per scontato che la Casa Bianca ormai consideri il Diritto Internazionale un opzional attivabile a convenienza, queste decisioni stanno invece creando notevoli problemi legali interni, perché Trump viene accusato d violare la “WPR - War Power Resolution”, una legge del 1973 definita proprio per limitare il potere del Presidente USA di ingaggiare in una guerra il Paese. In pratica, può decidere di utilizzare la forza militare, notificandolo al Congresso entro 48 ore, per non più di 60 giorni, dopodiché o il Congresso si esprime favorevolmente per continuare le operazioni, anche di guerra o il Presidente ha ulteriori 30 giorni per ritirare le truppe. Il sessantesimo giorno è ormai scaduto, ma non sembra che Trump intenda recedere dai suoi propositi e il Congresso non si esprime, anche perché, al momento, non é chiaro su cosa lo debba fare, perché nessuna Nazione al mondo conduce operazioni antidroga con le portaerei. Peraltro, il Dipartimento di Giustizia ha avvisato il Parlamento che non essendoci oggettivi pericoli per i soldati americani, che colpiscono a distanza con missili e droni, i limiti della WPR non verrebbero violati, per cui le operazioni potranno proseguire.
Ma negli Stati Uniti sono in molti, anche ex militari, analisti e testate giornalistiche, che nutrono forti sospetti che il vero obiettivo del Tycoon sia la rimozione del Presidente Venezuelano Maduro e il controllo su una Nazione che detiene immense risorse naturali, tra cui le maggiori riserve di petrolio conosciute al mondo, notevoli giacimenti di gas e un grande patrimonio minerario, di oro, diamanti e coltan, cruciale per l'industria elettronica.
In effetti, in questi ultimi mesi Trump non ha fatto altro che attaccare duramente il Leader Venezuelano, accusandolo di essere a capo del narcotraffico del suo Paese, tanto da essere incriminato negli USA per tale reato e di aver approfittato delle politiche sull'immigrazione di Biden, per svuotare le proprie prigioni e manicomi, mandando detenuti e pazzi negli States. Accuse che sembrano palesemente pretestuose perchè, oltre ad essere abbastanza estemporanee non sono supportate da alcuna prova.
Ora la situazione è che Washington ha schierato la più grande formazione navale degli ultimi decenni davanti alle coste di Caracas, ma il suo Presidente, tanto per cambiare, ondeggia nelle dichiarazioni, affermando che Maduro “ha le ore contate”, ma dubitando al contempo che gli Stati Uniti possano entrare in guerra con il Venezuela.
Nel frattempo, però, il mondo non è rimasto a guardare, perché gli altri Leader della Regione hanno fermamente condannato le azioni americane, definendole illegali, al pari dell'ONU, mentre la Russia che, come la Cina e l'Iran, ha una cooperazione anche militare con il Venezuela, ha raccolto l'appello del Presidente di Caracas per un ulteriore aiuto.
E Mosca ha risposto con un primo monito di condanna delle azioni americane, invitando Washington a combattere il narcotraffico sul proprio territorio, dopodiché ha inviato un primo aereo di materiale militare, che potrebbe essere un rinforzo alle dotazioni di munizionamento dei caccia Su 30, già in organico all'Aeronautica venezuelana. Peraltro, Mosca non ha escluso anche il rifornimento di missili ipersonici Oreshnik, anche se questo comporterebbe l'impiego di personale russo, con tutte le conseguenze del caso.
Si tratta quindi di una situazione ancora molto fluida, ma con sviluppi che si stanno facendo sempre più seri e che potrebbero avere riflessi addirittura sulla crisi russo-ucraina, perché un'eventuale presenza di missili di Mosca in Venezuela, potrebbero indurre Trump a riconsiderare il suo no a Zelensky per i Tomahawk a lungo raggio a Kiev.
Secondo la leggenda, il Cavallo di Troia fu usato dai Greci per espugnare con l'inganno l'omonima città, ma nel tempo é stato un riferimento in molte epoche storiche, compresa quella moderna. Un Cavallo di Troia potevano essere le famose armi di distruzione di massa irachene, che costituirono il pretesto per abbattere un regime non gradito all'Occidente, lo stesso può dirsi per la tirannide del regime degli Assad in Siria. Nell'attuale situazione venezuelana il Cavallo di Troia può essere la muscolosa lotta alla droga, che Trump vuole condurre per salvare il popolo americano. Al momento, non si è certi di cosa possa uscire dal suo ventre, ma sussistono molti preoccupanti indizi, perché il Presidente USA, non avendo il dono della riservatezza degli Antichi, ha già lasciato trapelare intendimenti che son ben più di un sospetto. E bisogna fare attenzione, perché con le recentissime dichiarazioni del Tycoon sulla Nigeria, altra Nazione ricchissima di petrolio, gas e minerali, il prossimo Cavallo di Troia americano potrebbero essere i Cristiani perseguitati di quelle lande.
Generale di Corpo d'Armata degli Alpini
Marcello Bellacicco
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia