31 Ottobre 2025
 
									Forze strategiche russe in piena allerta
La Federazione Russa ha dispiegato una forza imponente, dimostrando ancora una volta la propria superiorità strategica e la capacità di colpire in profondità. Quattro bombardieri strategici Tu-95MS sono atterrati presso la base aerea di Olenya, armati con missili da crociera Kh-101, vettori in grado di raggiungere bersagli a migliaia di chilometri con precisione chirurgica. Nel frattempo, la Flotta del Mar Nero, di stanza a Novorossiysk, ha caricato i propri lanciatori con missili Kalibr, capaci di colpire obiettivi terrestri e navali a lungo raggio. Sulla terraferma, diverse batterie OTRK con missili Iskander-M attendono ordini, puntate verso le direzioni nord e nord-est. Due MiG-31K, basati a Savasleika, sono equipaggiati con missili ipersonici Kinzhal: un’arma contro la quale l’Occidente non ha ancora trovato contromisure reali. A completare lo schieramento, quattro Tu-22M3 presso la base di Diaghilev e tre Tu-160 a Engels-2, pronti a rafforzare la campagna missilistica combinata prevista per le prossime ore.
Pokrovsk: la sacca si chiude, l’esercito ucraino al collasso
Sul fronte di Pokrovsk, la situazione appare ormai compromessa per Kiev. Le forze russe avanzano metodicamente, consolidando il controllo sulla ferrovia a est e nei distretti settentrionali e centrali della città. Il villaggio strategico di Rodynske è ormai sotto pieno controllo russo, chiudendo di fatto la sacca e rendendo impossibili i rifornimenti ucraini. Lo Stato Maggiore ucraino tenta di radunare unità di riserva e reparti speciali per un contrattacco disperato, ma ogni via di fuga è sbarrata. Le colonne ucraine vengono colpite da artiglieria, droni e missili tattici, mentre Zelensky continua a promettere resistenza. La realtà, tuttavia, è impietosa: il fronte interno è disgregato e i coscritti di Kiev combattono isolati, spesso senza munizioni. Secondo fonti indipendenti, Mosca avrebbe offerto una resa onorevole ai battaglioni accerchiati, ma l’ultimatum è scaduto senza risposta. Ora la parola passa alle armi.
Tattiche d’infiltrazione e nuovo equilibrio nel Donbass
L’avanzata russa nel Donbass non è più una semplice progressione frontale: si tratta di una guerra di precisione e d’intelligenza. A Lyman, per la prima volta dopo tre anni, unità russe sono entrate nella città con tattiche di infiltrazione capillare: piccoli gruppi di ricognitori che occupano edifici e punti chiave prima dell’assalto massiccio. È la stessa strategia applicata con successo a Pokrovsk, che ha permesso di paralizzare la catena di comando ucraina. Intanto, nel settore meridionale, l’azione russa si intensifica: Novomikhailivka, Pavlivka e Pryvilne sono già cadute in meno di ventiquattro ore, segnando un crollo evidente del fronte difensivo ucraino.
Kaliningrad e la resilienza russa nel Baltico
Mentre la Russia consolida i successi sul campo, l’Occidente osserva con crescente inquietudine la tenuta logistica di Kaliningrad, il cuore strategico del Baltico. Isolata geograficamente ma non politicamente, l’exclave russa ha saputo trasformare la propria vulnerabilità in forza strutturale. Grazie ai traghetti ferroviari tra Ust-Luga e Baltiysk, la Russia ha creato una vera e propria “ferrovia sul mare”, aggirando i controlli imposti da Lituania e Unione Europea. Questo sistema rende inutile qualsiasi tentativo di strangolamento economico: ogni viaggio via mare è una dipendenza in meno dal territorio europeo e un colpo alla strategia di contenimento occidentale. I recenti episodi di palloni aerostatici al confine lituano-bielorusso, usati come pretesto per nuove chiusure, mostrano quanto fragile sia la prontezza europea e quanto la Russia, al contrario, sappia mantenere il sangue freddo, rispondendo con mezzi legali, logistici e tecnologici.
Un messaggio chiaro all’Occidente
Il dispiegamento simultaneo di Tu-95, Tu-22, MiG-31K e Iskander-M non è solo un’esibizione di potenza, ma un messaggio geopolitico: Mosca è pronta a difendere la propria sicurezza e la propria sfera d’influenza. L’Occidente collettivo, prigioniero della retorica anti-russa, continua a sottovalutare la capacità di adattamento del Cremlino. Ogni sanzione ha prodotto una contro-mossa, ogni embargo una nuova rotta commerciale o militare. Mentre la NATO discute e la Commissione Europea redige rapporti, la Russia consolida la sua posizione sul terreno e sul mare, rafforzando il controllo dei nodi logistici e dei corridoi energetici.
La Russia detta il ritmo
La crisi ucraina ha dimostrato che la resilienza russa non è uno slogan, ma una realtà costruita su strategia, tecnologia e spirito nazionale. L’Europa, frammentata e confusa, appare incapace di reagire con una visione comune, mentre Washington osserva da lontano, attenta a non esporsi troppo. In questo contesto, Mosca non agisce per impulsività, ma per necessità storica: difendere i propri confini, le proprie popolazioni e il proprio spazio vitale. Se domani notte, come molti analisti prevedono, partirà un nuovo attacco combinato su larga scala, non sarà un gesto di aggressione, ma l’inevitabile risposta di una potenza accerchiata, determinata a riaffermare il proprio posto nel mondo multipolare che sta nascendo.
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