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Camerun, democrazia al bivio, il 92enne Paul Biya riconfermato Presidente per l'ottava volta: proteste, morti e accuse di brogli

L'opposizione non accetta il risultato e minaccia mobilitazione nazionale

28 Ottobre 2025

Camerun, democrazia al bivio, il 92enne Paul Biya riconfermato Presidente per l'ottava volta: proteste, morti e accuse di brogli

Paul Biya Fonte: X @AfricaFactsZone

Il Camerun si trova sull'orlo di una grave crisi politica dopo che il Consiglio Costituzionale ha ufficialmente proclamato Paul Biya, 92 anni, vincitore delle elezioni presidenziali del 12 ottobre con il 53,66% dei voti. Una riconferma che segna l'ottavo mandato consecutivo per il leader più anziano del mondo, al potere ininterrottamente dal 1982. Ma questa volta, a differenza del passato, la contestazione assume toni drammatici e rischia di degenerare in conflitto civile.

Chi è Issa Tchiroma Bakary, l'avversario

Nelle ore precedenti l'annuncio ufficiale, almeno quattro persone sono state uccise dalle forze di sicurezza durante le proteste scoppiate a Douala, la capitale economica del Paese. I manifestanti, sostenitori del candidato dell'opposizione Issa Tchiroma Bakary, hanno sfidato il divieto di assembramento pubblico, barricando strade, incendiando pneumatici e scontrandosi con la polizia che ha risposto con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua.

Issa Tchiroma Bakary, 76 anni, rappresenta una figura singolare nel panorama politico camerunense. Ex ministro delle Comunicazioni e del Lavoro sotto lo stesso Biya, ha ricoperto per anni il ruolo di portavoce del governo, difendendo strenuamente le politiche del Presidente anche durante crisi drammatiche come l'insurrezione di Boko Haram. La sua rottura con Biya all'inizio del 2025 e la decisione di candidarsi contro il suo ex mentore hanno sorpreso molti osservatori.

Ma la sua storia politica è ancora più complessa. Nel 1984, appena tornato dalla Francia dove si era formato come ingegnere, Tchiroma venne arrestato e accusato di aver partecipato a un tentativo di colpo di Stato contro lo stesso Biya. Nonostante non sia mai stato condannato e abbia sempre negato ogni coinvolgimento, trascorse sei anni in prigione. Un'esperienza traumatica che, paradossalmente, non gli impedì di entrare successivamente nel governo di Biya.

La sua campagna elettorale ha richiamato folle inaspettate, soprattutto tra i giovani di un Paese dove metà della popolazione ha meno di 20 anni e non ha mai conosciuto altro Presidente se non Biya. Il suo programma prometteva un periodo di transizione di 3-5 anni per "ricostruire il Paese che Biya ha distrutto", con particolare attenzione alla liberazione dei prigionieri politici e al dialogo con i separatisti anglofoni.

I brogli accertati e i numeri contestati

Secondo il Consiglio Costituzionale, controllato da fedelissimi di Biya, il Presidente uscente avrebbe ottenuto il 53,66% dei consensi contro il 35,19% di Tchiroma. Ma l'opposizione contesta radicalmente questi numeri. Secondo i dati raccolti dal team di Tchiroma attraverso i rappresentanti nelle singole sezioni elettorali, il candidato dell'opposizione avrebbe invece vinto con il 54,8% dei voti, mentre Biya si sarebbe fermato al 31,3%.

Organizzazioni internazionali e società civile hanno documentato numerose irregolarità:

  • Riempimento fraudolento delle urne in diverse sezioni elettorali
  • Distribuzione di tessere elettorali a persone prive di cittadinanza camerunense in cambio di voto per Biya
  • Mancata consegna delle tessere elettorali a molti elettori dell'opposizione
  • Esclusione del principale leader dell'opposizione, Maurice Kamto, per cavilli burocratici
  • Solo 13 candidati accettati, su 83 che avevano presentato domanda.

Anche a Roma, davanti al seggio elettorale di via Galilei, i camerunensi residenti in Italia hanno denunciato irregolarità e presunti brogli organizzati dall'ambasciata.

La repressione e le violenze

Le proteste si sono estese rapidamente a diverse città del Paese: oltre a Douala, manifestazioni sono scoppiate nella capitale Yaoundé, a Garoua (città natale di Tchiroma), Maroua, Meiganga, Bafang, Bertoua, Kousseri, Yagoua, Kaele e Bafoussam. Il governatore della regione del Litorale, che include Douala, ha dichiarato che i manifestanti avrebbero attaccato caserme dei gendarmi e commissariati di polizia.

Oltre ai quattro morti confermati prima dell'annuncio dei risultati, fonti dell'opposizione parlano di altre due vittime dopo la proclamazione ufficiale. Più di 100 persone sono state arrestate nella sola regione di Douala, mentre arresti di attivisti e leader dell'opposizione erano iniziati già nei giorni precedenti il voto. Il Ministro dell'Amministrazione Territoriale, Paul Atanga Nji, ha parlato di un "movimento insurrezionale" e ha giustificato gli arresti come necessari per prevenire "attacchi violenti pianificati".

Tchiroma ha reso omaggio "a coloro che sono caduti sotto i proiettili di un regime diventato criminale durante una marcia pacifica" e ha chiesto al governo di Biya di "fermare questi atti di barbarie, questi omicidi e arresti arbitrari". In un video pubblicato sui social, ha anche affermato che militari avrebbero tentato di prelevarlo dalla sua abitazione.

Significative interruzioni dell'accesso a Internet sono state segnalate nei giorni scorsi, limitando secondo il monitor NetBlocks la copertura degli eventi sul campo.

43 Anni di regime autoritario

Paul Biya è al potere dal 1982, quando succedette ad Ahmadou Ahidjo, il primo Presidente del Camerundopo l'indipendenza dalla Francia nel 1960. In oltre quattro decenni, Biya ha consolidato un controllo ferreo sul Paese, eliminando nel 2008 il limite dei mandati presidenziali e vincendo tutte le elezioni con percentuali superiori al 70% dei voti negli ultimi 20 anni.

Il suo regime è caratterizzato da sistematica repressione del dissenso, assenza di libertà di stampa, controllo totale delle istituzioni elettorali e uso di tribunali militari per processare oppositori politici. Human Rights Watch e Amnesty International hanno documentato decine di arresti arbitrari, torture e detenzioni illegali di attivisti, giornalisti e membri dell'opposizione.

Tra i casi più emblematici:

  • 36 sostenitori dell'opposizione detenuti da cinque anni per aver partecipato a proteste pacifiche nel settembre 2020
  • Il giornalista Kingsley Njoka, condannato a 10 anni per "secessionismo"
  • Decine di leader anglofoni detenuti arbitrariamente secondo il Gruppo di Lavoro ONU sulla Detenzione Arbitraria.

Il regime di Biya è anche caratterizzato dall'assenteismo del Presidente, che secondo un'indagine del 2018 ha trascorso almeno 1.645 giorni (quasi quattro anni e mezzo) in Svizzera per viaggi privati o cure mediche.

La crisi anglofona e i conflitti armati

Il Paese è lacerato da molteplici crisi. Nelle regioni anglofone del Nord-Ovest e del Sud-Ovest, quella che nel 2016 era iniziata come una protesta pacifica contro la marginalizzazione della minoranza anglofona, si è trasformata in un conflitto armato che ha causato almeno 6.000 morti civili, oltre 638.000 sfollati interni e 700.000 bambini privati del diritto all'istruzione.

I separatisti anglofoni hanno boicottato le elezioni, portando a un'affluenza di appena il 53% nelle due regioni, dove paradossalmente Biya avrebbe ottenuto rispettivamente il 68,7% e l'86,31% dei voti secondo i risultati ufficiali.

Nel Nord del Paese, la regione dell'Estremo Nord continua a essere teatro di attacchi di gruppi jihadisti affiliati allo Stato Islamico e Boko Haram, che hanno intensificato le operazioni negli ultimi mesi.

Il silenzio internazionale

La comunità internazionale ha finora mantenuto un atteggiamento che voglio definire cauto, evitando termini più forti che però sarebbero certamente più adatti. La Francia, ex potenza coloniale, ha storicamente sostenuto Biya ma negli ultimi anni ha evitato di schierarsi apertamente. Gli Stati Uniti e l'Unione Europeahanno regolarmente invitato a elezioni libere e al rispetto dei diritti umani, e Washington ha tagliato parte dell'assistenza militare a causa degli abusi nelle regioni anglofone. Tuttavia, gli interessi di cooperazione in materia di sicurezza temperano la capacità di pressione occidentale.

Il governo camerunense ha rifiutato l'offerta dell'UE e degli USA di finanziare le elezioni e ha invitato solo osservatori internazionali con cui ha relazioni più strette, come l'Organizzazione Internazionale della Francofonia e l'Unione Africana, considerate da molti diplomatici e camerunensi troppo compiacenti nei confronti del governo.

L'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, Volker Türk, ha dichiarato: "Un contesto sicuro e favorevole ai diritti umani è essenziale per elezioni pacifiche, inclusive e credibili. Purtroppo, sembra che questo non sia il caso del Camerun".

La minaccia di guerra civile

Tchiroma ha dichiarato pubblicamente che questa volta non accetterà risultati falsati. "Non chiamiamola elezione perché è stata la solita farsa. La vittoria ci è stata scippata", ha affermato immediatamente dopo l'annuncio dei risultati. Ha invitato i cittadini a mobilitarsi: "Dite la verità delle urne, o ci mobiliteremo tutti e marceremo pacificamente".

Oumarou Bouba, un commerciante di 27 anni di Maroua ha dichiarato: "Sono pronto a mettere in gioco la mia vita per difendere il mio voto. Ho votato per Tchiroma perché voglio il cambiamento" (ABC News).

La frustrazione è particolarmente acuta tra i giovani, che costituiscono il 60% della popolazione. "Puoi davvero vedere la frustrazione e la rabbia quando parli con i giovani", ha detto il giornalista locale Blaise Eyong, intervistato da Al Jazeera, sottolineando gli alti tassi di disoccupazione giovanile nel Paese.

Desmond Ngala, direttore di Civic Watch Cameroon, ha avvertito che c'è il timore che il Paese possa essere "paralizzato" se i disordini continuano. Analisti ed osservatori concordano sul fatto che le proteste potrebbero diffondersi ulteriormente.

Il rischio di escalation è concreto. A differenza delle precedenti contestazioni elettorali, questa volta l'opposizione sembra determinata a non arretrare. Il rifiuto di Tchiroma dell'offerta di Biya di diventare Primo Ministro dimostra che non è disponibile a compromessi che legittimerebbero un risultato che considera rubato.

Le responsabilità dell'Occidente

Se la comunità internazionale, e in particolare l'Occidente, dovesse accettare o legittimare questa vittoria contestata, il rischio di una guerra civile diventerebbe molto concreto. La popolazione camerunense, soprattutto i giovani che non hanno mai conosciuto altro leader, sembra determinata a non accettare passivamente altri sette anni di regime autoritario.

Il Camerun si trova a un bivio cruciale. Con un Presidente 92enne che potrebbe governare fino ai 99 anni, con conflitti armati irrisolti nelle regioni anglofone e nel Nord, con un'economia stagnante nonostante le ricche risorse naturali del Paese (petrolio, cacao), e con una popolazione giovane sempre più frustrata, gli ingredienti per un'esplosione sociale ci sono tutti.

La Chiesa Cattolica camerunense ha già invitato Biya a dimettersi e a permettere una transizione democratica. Desiderio di cambiamento e democrazia stanno crescendo, come dimostrano le folle inaspettate che hanno seguito la campagna di Tchiroma.

I prossimi giorni e settimane saranno decisivi per capire se il Camerun riuscirà a evitare lo scenario peggiore o se scivolerà in un conflitto che potrebbe destabilizzare l'intera regione centroafricana. Quello che è certo è che la situazione non può più essere ignorata dalla comunità internazionale. Il prezzo del silenzio potrebbe essere molto alto.

Di Eugenio Cardi

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