10 Settembre 2025
Netanyahu, Trump, Starmer, Hamas, Erdogan: Wikipedia
Il raid israeliano di martedì 9 settembre su Doha, capitale del Qatar, è stato un attacco pianificato dall'Idf per decapitare la leadership di Hamas, in quel momento impegnata in negoziati di pace per interrompere le ostilità a Gaza.
L'offensiva di Tel Aviv, però, arriva in un clima di beneplacito sia da parte americana, sia da parte inglese: sebbene il presidente statunitense Donald Trump si sia lavato le mani della vicenda, dicendo sui social che sia stata solamente una "decisione di Netanyahu", i suoi aerei militari, insieme a quelli britannici, erano nel cielo qatariano poco prima e durante l'attacco dell'Idf.
L'America avrebbe saputo diversi minuti prima del raid, ma la chiamata per avvertire il Qatar è arrivata solamente a attacco avvenuto, quando ormai era inutile: un segno che, probabilmente, a Trump non sarebbe affatto dispiaciuta l'eliminazione della delegazione di Hamas, salva solo grazie alla telefonata dei servizi segreti turchi, che ha invitato a mettersi al sicuro.
Un raid senza precedenti ha colpito il cuore di Doha, dove si trovava la delegazione politica di Hamas impegnata in negoziati di tregua con Israele sotto mediazione qatariana. L’attacco israeliano ha avuto come obiettivo diretto i leader politici del movimento palestinese: tra i nomi presi di mira figuravano Khaled Mashal, capo dell’ufficio politico all’estero, e Khalil al-Hayya, figura di primo piano della leadership di Gaza.
Secondo Hamas, sei persone sono state uccise, tra cui Humam al-Hayya, figlio del leader di Gaza, mentre il Ministero dell’Interno qatariota ha confermato la morte di un membro dei servizi di sicurezza interni e il ferimento di diversi altri. L’operazione, avvenuta mentre erano in corso colloqui di pace richiesti dagli Stati Uniti stessi, ha fatto saltare ogni prospettiva di tregua e ha scatenato una dura reazione diplomatica.
Il premier del Qatar ha definito l’attacco una “violazione pericolosa della sovranità” e annunciato che il suo Paese non svolgerà più il ruolo di mediatore tra Hamas e Israele.
Tuttavia, emergono elementi che puntano al coinvolgimento statunitense: i cieli del Qatar sono sotto controllo americano e fonti arabe hanno confermato la presenza di aerei statunitensi e britannici in volo sulla zona poco prima dell’operazione. Washington avrebbe avvisato Doha solo quando i missili erano già in arrivo, un segnale che lascia pensare a una complicità indiretta.
Donald Trump ha dichiarato che la decisione è stata esclusiva di Benjamin Netanyahu, negando un proprio coinvolgimento. Eppure, media israeliani sostengono che gli Stati Uniti abbiano dato il “via libera” all’operazione.
Secondo Kann News, persino il Capo di Stato Maggiore dell'Idf, Eyal Zamir, e il direttore del Mossad, David Barnea, si sarebbero opposti all’attacco, ritenendo che vi fosse ancora margine per le trattative con Hamas. Questo spiegherebbe perché il Mossad non avrebbe avuto un ruolo diretto nell’operazione, a differenza di precedenti azioni, come l’assassinio di Ismail Haniyeh a Teheran.
Un dettaglio decisivo emerge da Ankara: i servizi segreti turchi avrebbero avvertito in extremis la leadership di Hamas, permettendo a Mashal e ad altri dirigenti di salvarsi. La Turchia, da tempo vicina al movimento islamista palestinese per motivi politici e religiosi, conferma così il suo ruolo di protettrice dei leader della resistenza.
Con Doha ferita e Hamas colpito nel cuore della sua rappresentanza politica, la strada verso un cessate il fuoco si allontana, mentre Israele sceglie ancora una volta la via della violenza contro ogni tentativo di negoziato.
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