09 Agosto 2025
Il Giornale d’Italia ha posto con forza la questione partendo da due fatti incontrovertibili: l’annuncio di un grande accordo energetico tra Israele ed Egitto e la contestuale intervista di Netanyahu alla Fox Tv in cui il premier annuncia le sue intenzioni di occupare Gaza, liberarla da Hamas e poi riconsegnarla a qualche forza araba in grado di garantire la sicurezza degli ebrei e la dignità per gli abitanti nella Striscia. Già, ma quanti ce ne sarebbero a Gaza di cittadini palestinesi?
Ecco, in questa domanda c’è l’ombra di un secondo accordo che starebbe nelle pieghe del primo: il trasferimento di una massa di palestinesi dalla Striscia alla terra dei faraoni concentrati in appositi campi di accoglienza su cui interverrebbero, a livello organizzativo, anche gli Stati Uniti.
Fantapolitica? Retroscenismo? Tutto può essere ma la domanda delle domande resta: perché il governo di Netanyahu avrebbe voluto un’intesa energetica così colossale - si parla di 130 miliardi di metri cubi di gas fino al 2040 per 35 miliardi di dollari - tale per cui l’Egitto diverrebbe un hub energetico nel Mediterraneo di grande importanza? È vero che non è gratis ma è altresì vero che la connessione energetica ripagherebbe il valore della contro-prestazione. Insomma, oltre al valore dell’accordo in sé non è peregrino ipotizzare un lato oscuro del contratto.
A maggior ragione se si considera che il piano di Israele, almeno formalmente, sta incontrando diverse resistenze da parte di governi amici o non ostili, come l’Italia, la Germania, la Francia, la Spagna e altri. Il timore delle cancellerie è quello che un intervento di questo tipo, finalizzato alla “deportazione” dei palestinesi (difficile trovare una espressione diversa) verso altri luoghi, aumenti di intensità il dramma attualmente in corso. Netanyahu ha già dimostrato di non avere remore né rispetto alla vita degli ostaggi ancora prigionieri né per la vita delle persone a Gaza; un po’ come a dimostrare che stavolta tirerà dritto fino alla fine a qualsiasi costo perchè ha o avrebbe l’amministrazione americana dalla sua parte.
Basterà per “sterilizzare” l’area mediorientale? I paesi arabi coinvolti (e ai quali consegnerebbe il governo della Striscia) reggeranno uno scenario dove i militari israeliani si abbatteranno come furie sulle persone pur di distruggere Hamas? La Turchia è disposta ad accettare una soluzione politica in un’area dove ha appena incassato il successo militare dell’avvicendamento in Siria?
Quando si toccano interessi energetici si smuovono ben altri equilibri e forse questo aspetto non è stato sufficientemente considerato dal governo di Tel Aviv, forse più preoccupato dalla collocazione di una massa enorme di persone che delle dinamiche legate agli accordi energetici.
di Gianluigi Paragone
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