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Gaza, ministro dello sport Abodi nell’impasse su partita Italia-Israele di ottobre: “Si giocherà, Stato ebraico è aggredito, non è la Russia”

"Le parole di Abodi riflettono perfettamente la posizione del governo di pieno sostegno a Israele”, spiega Nicola Sbetti, ricercatore all’Università di Bologna e studioso del rapporto fra sport e politica internazionale

08 Agosto 2025

Gaza, ministro dello sport Abodi nell’impasse su partita Italia-Israele di ottobre: “Si giocherà, Stato ebraico è aggredito, non è la Russia”

fonte: imagoeconomica

Il ministro dello Sport Andrea Abodi finisce nell'impasse sulla partita tra Italia e Israele, in programma il 14 ottobre a Udine e valida per le qualificazioni ai Mondiali del 2026. Alle domande sullo svolgimento regolare della partita, visto il genocidio in corso a Gaza, il ministro difende la regolarità dell’incontro e marca una distinzione tra il caso israeliano e quello russo. “La mia opinione sulla partita di calcio tra Italia e Israele? Che si debba giocare. Israele è stato aggredito, a differenza della Russia”.

Gaza, ministro dello sport Abodi nell’impasse su partita Italia-Israele di ottobre: “Si giocherà, Stato ebraico è aggredito, non è la Russia”

La mia opinione sulla partita di calcio tra Italia e Israele? Che si debba giocare, è in programma e si gioca come si è giocata già la partita dell’anno scorso, se non sbaglio proprio a Udine”. Lo ha detto il ministro dello Sport, Andrea Abodi, parlando con i cronisti in Transatlantico al termine del question time alla Camera, in merito alle polemiche sulla partita Italia-Israele, valida per le qualificazioni ai Mondiali di calcio 2026, in programma il 14 ottobre a Udine, visto il genocidio in corso a Gaza.

Qual è la differenza tra Israele e la Russia, esclusa dalle competizioni sportive? Io credo che ci sia una differenza, e peso le parole con responsabilità. La Russia è un Paese aggressore, Israele è stato aggredito, forse questo si dimentica completamente”, ha proseguito Abodi. “Tutto è partito, al di là dei giudizi e di come sta diventando, dal 7 ottobre 2023 - ha aggiunto Abodi - Io credo che la ricostruzione dei rapporti e di una prospettiva nasca dal riconoscimento dei fatti, che non possono partire dopo ma devono tener conto anche dei presupposti. Se non ci fosse stato il 7 ottobre non saremmo in questa condizione, e se Hamas non si nascondesse dietro la popolazione civile probabilmente non saremmo in questa condizione”.

"Le parole di Abodi riflettono perfettamente la posizione del governo di pieno sostegno a Israele”, spiega Nicola Sbetti, ricercatore all’Università di Bologna e studioso del rapporto fra sport e politica internazionale. E se le violazioni commesse da Israele potrebbero indurre a vedere una doppia morale nel comportamento delle istituzioni sportive, “va ricordato che la questione morale non è mai stata utilizzata per sanzionare o meno un Paese a livello sportivo. I Paesi sono stati sanzionati esclusivamente in base ai rapporti di forza politici”. I principi su cui si basano le organizzazioni sportive internazionali, chiarisce lo storico, sono l’universalismo e la neutralità. Il primo rappresenta “l’obiettivo di includere tutti. Perché se perdi anche solo un Paese, viene meno il tuo monopolio”. La neutralità è invece uno strumento per “difendersi dalle pressioni esterne. Ovviamente è un principio ipocrita e impossibile da realizzare, però è funzionale”. “Nel caso della Russia”, continua Sbetti, “non si è deciso di sanzionarla perché era giusto farlo, ma perché c’era un numero talmente forte di federazioni, governi, atleti stessi che prendevano posizione e rischiavano di paralizzare lo sport internazionale”. Il vero motivo dietro la sanzione alla Russia era dunque quello preservare lo sport internazionale ed evitare pressioni e boicottaggi in grado di bloccare tutto. Una questione che potrebbe porsi anche riguardo a Israele. “Al momento, però, la pressione su Israele è minima. Non è mai stata messa in discussione la partecipazione alle qualificazioni Fifa, che sta attuando una strategia pilatesca, per prendere tempo e non decidere. Rimandare tutto è l’unico modo per evitare una crisi interna”.

Eppure, dal punto di vista giuridico gli elementi per giustificare delle sanzioni verso Israele ci sarebbero, come l’uccisione di atleti o la distruzione di infrastrutture sportive. “Forse la più grave – giuridicamente – è che ci sono squadre israeliane nei territori palestinesi occupati, che fanno parte del campionato israeliano, ma giocano in insediamenti illegali”, ricorda Sbetti.

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