07 Agosto 2025
Eleonora Colpo Fonte: Unità
Eleonora Colpo, infermiera trentina di 35 anni e operatrice di Emergency, è stata 2 volte in missione nella Striscia di Gaza, l’ultima fino a luglio. In un’intervista ha raccontato la drammatica situazione sul campo: “Miei colleghi denutriti, figuriamoci i bambini, nella Striscia va sempre peggio”. Aggiunge: “Non ci sono gli strumenti per curare al meglio i pazienti”. E si dice pronta a tornare: “In teoria tornerò in autunno ma dobbiamo vedere di settimana in settimana come evolve la situazione”.
Nell’inferno di Gaza, Eleonora Colpo c’è stata 2 volte, e ci tornerà appena le condizioni lo permetteranno. Infermiera e operatrice di Emergency, 35 anni, originaria di Trento, ha raccontato la devastazione trovata nella Striscia: “Quando sono arrivata la prima volta era un momento in cui non c’era il cessate il fuoco e già solo entrando nella Striscia con il convoglio dell’Onu quello che ho visto mi ha tolto il fiato, una catastrofe umanitaria”.
Eleonora ha cominciato la sua esperienza con Emergency da giovanissima, ma è nel luglio del 2019 che ha intrapreso la sua prima vera missione, in Afghanistan: “Era diventata come una seconda casa, mi ero affezionata. Nei primi due anni di permanenza erano evidenti gli effetti del conflitto e c’erano molti feriti di guerra. Con la presa di potere dei talebani, è diventato un paese molto povero, violento, con una criminalità, attacchi terroristici diffusi, è difficile uscire repentinamente da quarant’anni di guerra”.
Dopo l’Afghanistan, è stata per un anno nel Donetsk, in Ucraina, dove ha contribuito ad aprire un progetto sanitario per le aree più isolate: “È una regione rurale e chi è rimasto, tra cui tanti anziani soli, fatica a raggiungere i punti sanitari. La differenza che ho notato rispetto ad altre zone di guerra è stata la possibilità che la gente aveva di fuggire verso altri Paesi”.
Poi la missione più dura: Gaza. La prima volta dalla vigilia di Natale 2024 a fine febbraio 2025, la seconda da fine aprile a metà luglio. “La missione, come sempre, mi è stata proposta, poi sta a ciascun volontario accettarla o meno. A me piaceva l’opportunità di poter andare ad aiutare anche lì”. Ma ciò che ha trovato l’ha segnata profondamente: “Persino i miei colleghi avevano perso tanto peso, figuriamoci i bambini. E va sempre peggio”.
La sua attività si è concentrata nelle due cliniche di Emergency attive nella Striscia: “Un incrocio tra un ambulatorio, un consultorio e un piccolo pronto soccorso. Vedevamo tanti pazienti cronici con ipertensione, diabete, problemi respiratori che avevano bisogno di farmaci. Abbiamo avuto anche pazienti con problemi legati alla cattiva igiene, anche alimentare, e quindi con il rischio che partisse qualche epidemia infettiva. Ci sono arrivati anche feriti di guerra e il nostro ruolo era stabilizzarli e mandarli alle sale operatorie degli ospedali”.
Col passare dei giorni, il numero di pazienti è aumentato fino ad arrivare a circa 300 al giorno: “Una buona percentuale costituita da donne e bambini, questi almeno un terzo del totale. Una volta a settimana facevamo le vaccinazioni e distribuivamo supplementi o integratori alimentari, soprattutto per i più piccoli. Col passare delle settimane, il numero aumentava, tanto che ci siamo organizzati per somministrare i vaccini quasi tutti i giorni”.
Ma è la scarsità di risorse a rendere il lavoro più difficile e frustrante: “Frustrazione e impotenza, non potevamo curare al meglio i nostri pazienti. Adesso le forniture stanno entrando ma in quantità minime, quasi irrisorie, perciò la cosa necessaria è che facciano entrare aiuti in maniera sostanziosa. E il metodo con cui arrivano è inefficace a risolvere il problema, perché la quantità che viene gettata con il paracadute è inferiore a quella che può essere trasportata con un camion”.
Sull’uso della parola genocidio nel descrivere quanto sta accadendo nella Striscia, Colpo preferisce non entrare nella disputa terminologica: “La terminologia passa in secondo piano davanti alla catastrofe umanitaria di Gaza. Ho visto una situazione inaccettabile che andava risolta già mesi fa, perché c’è un’intera popolazione che sta morendo di fame”.
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