15 Luglio 2025
Jewish Anti-Zionist Network Fonte: IJAN
Le comunità ebraiche antisioniste: voci diverse nel panorama internazionale
Nel dibattito contemporaneo sul conflitto israelo-palestinese, emerge spesso l'assunto che l'ebraismo e il sionismo siano indissolubilmente legati. Niente di più falso e ipocrita. Questa prospettiva ignora infatti una realtà storica e contemporanea complessa e molto diversa alla luce della massiccia e corposa esistenza al mondo di significative comunità ebraiche che si oppongono al sionismo per ragioni religiose, etiche o politiche. Queste comunità, distribuite in tutto il mondo, offrono interpretazioni alternative dell'identità ebraica e del rapporto con la Terra Santa, contribuendo a un dibattito più aperto e plurale, meno a senso unico.
L'opposizione ebraica al sionismo non è un fenomeno recente. Fin dalle origini del movimento sionista moderno, alla fine del XIX secolo, diverse correnti dell'ebraismo hanno espresso resistenza all'idea di uno Stato sionista. Queste obiezioni si sono articolate principalmente lungo tre linee:
Neturei Karta (dall'aramaico "Guardiani della Città") è probabilmente la più nota organizzazione ebraica antisionista a livello internazionale. Fondata nel 1938 a Gerusalemmedal rabbino Amram Blau, come scissione dalla più moderata Agudat Israel, il gruppo si oppone fermamente all'esistenza dello Stato di Israele per motivi teologici. Il gruppo considera infatti il sionismo quale una forma di idolatria e sostiene che l'esilio ebraico deve continuare fino alla venuta del Messia ebraico. Secondo la loro interpretazione, la creazione di uno stato ebraico prima dell'era messianica costituisce una chiara violazione delle "Tre Promesse" talmudiche, le quali proibiscono agli ebrei di tornare collettivamente in Terra Santa con la forza.
Neturei Karta è attiva principalmente in Israele, Stati Uniti, Canada, Regno Unito eGermania, con una presenza stimata di alcune migliaia di membri. Le attività del gruppo Neturei Karta includono:
Satmar è una delle più grandi dinastie chassidiche al mondo (le comunità chassidiche sono un ramo dell'ebraismo ortodosso nato nell'Europa orientale nel XVIII secolo caratterizzato da un approccio mistico e gioioso alla fede attraverso la preghiera, il canto, la danza e la vicinanza al proprio rabbino) che conta circa 300.000 aderenti, i cui tratti fondamentali sono dati da un estremo conservatorismo e un forte antisionismo religioso. Fondata nel 1905 dal Gran Rabbino Joel Teitelbaum nella città di Satu Mare (allora Ungheria), la comunità si stabilì negli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale. La comunità Satmar mantiene una politica di totale non-riconoscimento dello Stato di Israele, vietando ai suoi aderenti di votare alle elezioni israeliane o di affiliarsi in qualsiasi modo alle istituzioni statali. Quando il primo Rebbe (rabbino) Satmar visitò Israele nel 1959, fu organizzato un treno speciale senza simboli israeliani.
Il pensiero antisionista di Satmar è stato stigmatizzato nelle opere "Vayoel Moshe" (1959) e "Al Ha-Geulah ve Al ha-Temura" (1967), che presentano argomenti teologici complessi secondo cui il sionismo rappresenta un pericolo imminente per il popolo ebraico e un ostacolo alla vera redenzione messianica.
Altre comunità chassidiche antisioniste sono Toldos Aharon, Toldos Avrohom Yitzchok, Mishkenos HoRoim e Dushinsky. Nel 1947, il rabbino Yosef Tzvi Dushinsky, capo rabbino della Edah HaChareidis di Gerusalemme, dichiarò alle Nazioni Unite la sua "definitiva opposizione a uno stato ebraico in qualsiasi parte della Palestina".
Jewish Voice for Peace (JVP), fondata nel 1996 da studenti dell'Università di Berkeley, è oggi la più grande organizzazione ebraica antisionista degli Stati Uniti, con oltre 32.000 membri attivi. Inizialmente concepita come organizzazione ombrello per ebrei sia sionisti che antisionisti critici delle politiche israeliane, JVP ha adottato ufficialmente una posizione antisionista nel 2019. L'organizzazione caratterizza il sionismo contemporaneo come un movimento colonialista, descrivendo Israele come uno stato di apartheid. JVP supporta la campagna Boycott, Divestment and Sanctions (BDS) contro Israele e sostiene il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi (cosa tra l'altro ribadita più volte dall'ONU nelle proprie Risoluzioni).
Le attività principali di JVP includono:
IfNotNow è un'organizzazione fondata nel 2014 da giovani ebrei americani, principalmente millennials, che si oppone all'occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza. Il gruppo, considerato più moderato rispetto a Jewish Voice for Peace, è generalmente agnostico riguardo alla desiderabilità dell'esistenza di Israele, convergendo sull'idea che la vera ebraicità sia internazionalista e progressista. L'organizzazione è progettata per appellarsi direttamente al pubblico attraverso i social media e l'azione diretta, rifiutando di partecipare a incontri a porte chiuse con i leader delle istituzioni ebraiche tradizionali.
La International Jewish Anti-Zionist Network (IJAN), fondata nel 2008 da Sara Kershnar e altri attivisti, è una rete di ebrei antisionisti impegnati a "opporsi al sionismo e allo Stato di Israele". L'organizzazione considera il sionismo un movimento razzista e Israele uno Stato di apartheid.
IJAN comprende gruppi negli Stati Uniti, Canada, India, Argentina e diversi Paesi europei. La rete si oppone non solo alle politiche israeliane ma anche alle guerre in Iraq e Afghanistan, al capitalismo e all'islamofobia.
Il panorama europeo include diverse organizzazioni antisioniste: Jewdas nel Regno Unito, Union des progressistes juifs de Belgique in Belgio, e Een Ander Joods Geluid nei Paesi Bassi.
Molte delle organizzazioni su riportate affrontano significative critiche da parte della comunità ebraica mainstream. Neturei Karta, ad esempio, è stata ripudiata da altre comunità ortodosse, l'American Jewish Committee ha espresso preoccupazione per quello che definisce "tokenismo", ovvero l'uso di una piccola minoranza di voci ebraiche non rappresentative per legittimare messaggi antisemiti da parte di gruppi estremisti.
Diverse organizzazioni, inclusa l'Anti-Defamation League, hanno classificato le attività di gruppi come Jewish Voice for Peace e IfNotNow come "anti-Israele" e le hanno incluse in database che documentano l'antisemitismo crescente negli Stati Uniti.
Dopo gli eventi del 7 ottobre 2023, molte organizzazioni ebraiche antisioniste hanno registrato una crescita significativa dei membri. Independent Jewish Voices Canada, ad esempio, ha quasi raddoppiato i suoi iscritti nei mesi successivi.
Le organizzazioni ebraiche antisioniste hanno contribuito a:
In conclusione, l'esistenza e la crescita delle comunità ebraiche antisioniste rappresentano una realtà complessa e sfaccettata che sfida narrazioni semplificate e a senso unico sull'identità ebraica e sul conflitto mediorientale. Queste comunità, che vanno da realtà ortodosse ultraconservatrici a movimenti progressisti contemporanei, dimostrano e danno prova della esistente diversità di pensiero all'interno del mondo ebraico. La presenza di tali comunità rappresenta una voce importante e fuori dal coro del pensiero unico sovrastante il panorama contemporaneo, sfidando assunti consolidati e promuovendo un dibattito pluralistico e diversificato, contribuendo a una discussione più aperta concentrata principalmente sul (mancato) rispetto dei Diritti Umani da parte dello Stato sionista di Israele.
Ad ogni modo, indipendentemente dalle proprie convinzioni politiche, riconoscere l'esistenza e la legittimità di queste voci diverse è fondamentale per una migliore comprensione del conflitto israelo-palestinese ed anche, a mio modesto parere, di come la leggerezza con la quale l'Inghilterra con la Dichiarazione Balfour ai primi del secolo scorso abbia "regalato" la Palestina ai primi coloni sionisti (https://www.ilgiornaleditalia.it/news/esteri/717822/tutto-quel-che-avreste-voluto-sapere-sulla-palestina-dalla-dichiarazione-di-balfour-del-1917-fino-alla-nakba-del-1948.html) abbia provocato una delle situazioni più complesse, pericolose, disumane e conflittuali del nostro tempo.
Di Eugenio Cardi
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