22 Ottobre 2025
Israele è accusata di aver affamato la popolazione palestinese nella Striscia durante i due anni di guerra, ed è obbligata "in quanto potenza occupante" a cooperare per facilitare e sostenere i soccorsi e gli aiuti umanitari a Gaza. È questa la sentenza emessa oggi, 22 ottobre, dalla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja, secondo cui inoltre non sussisterebbero le accuse formulate da Israele di un presunto collegamento tra il personale Onu dell'UNRWA e i "terroristi" di Hamas .
Un nuovo colpo duro è stato inferto oggi al governo di Tel Aviv, accusato sempre più indefettibilmente di atrocità ed ingiustizie compiute contro i civili della Striscia. A distanza di poche settimane dalla firma del debolissimo cessate il fuoco, e all'indomani di nuove violazioni israeliane alla presunta "pace", la Corte dell'Aja ha dichiarato l'obbligatorietà di Israele nel lavorare con le agenzie Onu affinché gli aiuti umanitari e i soccorsi entrino a Gaza senza ostacoli. Tutto il contrario rispetto al blocco che Israele aveva imposto all'enclave palestinese, senza parlare della chiusura, negli ultimi giorni, del valico di Rafah. Così ha parlato il giudice Iwasawa Yuji: "La potenza occupante potrebbe non invocare mai ragioni di sicurezza per giustificare la sospensione generale di tutte le attività umanitarie nella teoria occupata" e - ha aggiunto - "la corte ritiene che la popolazione locale nella Striscia di Gaza sia stata rifornita in modo inadeguato". Vale a dire, Israele non ha fatto nulla per migliorare le condizioni alimentari e umane dei civili.
A tutto ciò però si aggiunge un'altra novità. Israele aveva accusato più di mille dipendenti dell'UNRWA (la United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) di essere affiliati ad Hamas e di fomentare l'odio contro gli ebrei. Accuse da sempre respinte, e respinte anche ora dalla Corte, perché Israele non ha mai motivato tali accuse. "(...) agire attraverso l'UNRWA è stato un fornitore indispensabile di soccorso umano nella Striscia di Gaza" ha dichiarato il giudice, condannando la fame a Gaza quale strumento di guerra usato da Tel Aviv. Quello di oggi è sostanzialmente un parere consultivo, affatto vincolante ma che ha un peso politico importante perché non solo punta a far sì che Israele si unisca al lavoro della cooperazione internazionale e del soccorso alle stesse vittime su cui continua a compiere violenze. Ma che mette Israele davanti alle sue responsabilità davanti alle conseguenze di quello che già in passato è stato definito senza se e senza ma "genocidio".
Com'era da aspettarsi, Danny Danon, ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, ha preso posizione definendo "vergognoso" il parere consultivo della Corte di Giustizia. "Mentre l’Aja accusa Israele, ignorano deliberatamente i crimini di Hamas e il ruolo dell’UNRWA, che da tempo è diventato un focolaio di terrorismo a Gaza" ha detto, considerando "politico" il documento emesso oggi dall'Aja. Quindi, difendendo l'indifendibile ha aggiunto "Non ci faremo imporre misure politiche".
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