24 Giugno 2025
Trump Fonte: Imagoeconomica
La Corte Suprema degli Stati Uniti dà ragione al presidente Trump, annullato il blocco temporaneo alle espulsioni di immigrati irregolari verso Paesi terzi, imposto da un giudice federale, Brian Murphy. La decisione, frutto di una spaccatura ideologica tra giudici conservatori e progressisti, consente la ripresa dei rimpatri anche verso destinazioni “ad alto rischio”.
La Corte Suprema ha revocato l’ordine del giudice federale Brian Murphy, che aveva temporaneamente bloccato i rimpatri di immigrati irregolari verso Paesi terzi. La maggioranza dei giudici, composta dai 6 membri conservatori della Corte, ha votato a favore della revoca, senza però rendere pubbliche le motivazioni alla base della decisione.
Il pronunciamento ha suscitato forti reazioni, in particolare dalle organizzazioni per i diritti dei migranti, dopo la notizia che un gruppo di cittadini stranieri — tra cui cubani, vietnamiti e laotiani — era stato trasferito dagli Stati Uniti a una base militare a Gibuti. I migranti irregolari, secondo quanto emerso, sarebbero stati detenuti all’interno di un container Conex riconvertito, senza possibilità di contatto con i loro legali e senza informazioni chiare sulla destinazione finale.
“Si tratta di persone isolate in un Paese che non conoscono e in viaggio verso una nazione dove nessuno di loro è mai stato prima”, hanno denunciato alla corte gruppi come la National Immigration Litigation Alliance, sottolineando l’assoluta inadeguatezza delle garanzie fornite ai migranti coinvolti. Le ONG sostengono che la destinazione prevista per molti di loro fosse il Sud Sudan, uno Stato colpito da una grave crisi umanitaria e da persistenti conflitti interni.
Il nodo giuridico ruota attorno alla Convenzione contro la tortura, ratificata dagli Stati Uniti nel 1994, che vieta esplicitamente l'espulsione verso Paesi dove esiste il rischio concreto che un individuo venga sottoposto a torture. Tuttavia, la normativa americana non definisce con precisione i criteri per applicare tale protezione, lasciando ampi margini di discrezionalità all’esecutivo.
Durissimo il dissenso dei tre giudici progressisti, che hanno firmato un documento di 19 pagine per contestare la decisione della Corte. Secondo loro, essa “premia l’illegalità” e compromette le garanzie legali a tutela degli immigrati. La giudice Sonia Sotomayor ha parlato di “esposizione al rischio di tortura o morte” per migliaia di persone e ha accusato il governo di ignorare deliberatamente le tutele fondamentali previste dalla legge.
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