22 Aprile 2025
Fonte: X@masslivenews
L'Università di Harvard ha fatto causa all'amministrazione Trump per violazione del Primo Emendamento che sancisce la libertà e il diritto di riunirsi pacificamente. La misura segue la minaccia di congelamento al college statunitense di 2,2 miliardi di dollari in fondi e 60 milioni di dollari in contratti pluriennali. Alla resistenza dell'ateneo del Massachusetts si sono uniti anche oltre 150 college che hanno firmato una lettera denunciando "un'ingerenza politica e uno strapotere governativo senza precedenti". Tra queste Mit, Princeton, Brown, Yale, manca invece la Columbia che ha in gran parte accettato di rimettersi invece alle disposizioni governative per il controllo delle attività dei dipartimenti, soprattutto quello di studi mediorientali.
Continua la lotta tra il Presidente Trump e le università statunitensi. A seguito della minaccia del Presidente Usa di congelare i fondi all'ateneo del Massachusetts per 2,2 miliardi di dollari e 60 milioni in contratti pluriennali, Harvard ha intrapreso un'azione legale contro l'amministrazione del tycoon per violazione del Primo Emendamento, quello che garantisce la libertà di parola e di riunione pacifica. Trump accusa le università americane di "antisemitismo" e di alimentare "focolai di liberalismo" in relazione alla partecipazione ed appoggio degli atenei alla causa palestinese nelle proteste pro-Gaza. Dopo il rifiuto di Harvard di sottoporsi alle disposizioni governative, Trump aveva attaccato l'ateneo dichiarando che avrebbe rimosso anche le esenzioni fiscali "se continua a promuovere 'malattie' sostenute da istanze politiche, ideologiche e terroristiche". "La minaccia è illegale e va oltre i poteri del governo", ha dichiarato in un post Facebook il presidente di Harvard, Alan M. Garber, in relazione all'avviso del tycoon di tagliare i fondi all'ateneo. "Il governo non può individuare alcun nesso razionale tra le preoccupazioni di antisemitismo e la ricerca medica, scientifica, tecnologica e di altro tipo che ha congelato, volta a salvare vite americane, promuovere il successo americano, preservare la sicurezza americana e mantenere la posizione dell'America come leader globale nell'innovazione", si legge ricorso legale dell'ateneo presentato presso il Tribunale di Boston.
Harvard tuttavia non è da sola in questa battaglia per difendere l'autonomia delle università dalle "ingerenze politiche" dell'amministrazione Trump. Oltre 150 college statunitensi infatti hanno firmato una lettera aperta che denuncia l'azione governativa nel sistema educativo. Tra i firmatari anche importanti atenei dell'Ivy League tra cui Mit, Princeton, Brown, Yale. Grande assente invece la Columbia che ha deciso di accettare in larga misura gli interventi di revisione esterna all'interno dei suoi dipartimenti, primo fra tutti quello di Studi Mediorientali. "Parliamo con una sola voce contro l'intervento senza precedenti del governo e l'ingerenza politica che stanno mettendo in pericolo l'istruzione superiore americana" si legge nella lettera. "Siamo aperti a riforme costruttive e non ci opponiamo alla legittima supervisione del governo", continua, "Tuttavia, dobbiamo opporci a un'indebita intrusione del governo nella vita di coloro che imparano, vivono e lavorano nei nostri campus e all'uso coercitivo dei finanziamenti pubblici alla ricerca", conclude la lettera, diffusa dall'American Association of Colleges and Universities.
La risposta ufficiale della Casa Bianca non si è fatta attendere. "I soldi facili degli aiuti federali a istituzioni come Harvard, che arricchiscono i loro burocrati strapagati con il denaro delle tasse provenienti da famiglie americane in difficoltà, sta giungendo al termine", si legge in una mail del portavoce della Casa Bianca Harrison Fields: "I fondi dei contribuenti sono un privilegio e Harvard non soddisfa i requisiti di base necessari per accedervi".
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