07 Dicembre 2024
Il presidente sudcoreano Yoon Suk-Yeol ha offerto le sue scuse per "per la confusione causata" dalla legge marziale dichiarata martedì sera e poi ritirata a causa del voto contrario del Parlamento. "Non si ripeterà più", ha detto Yoon in un messaggio tv alla nazione, assicurando che non si sottrarrà "alla responsabilità legale e politica sulla dichiarazione di legge marziale".
Yoon lascerà, infatti, "che sia il nostro partito - il People Power Party - a stabilizzare la situazione politica in futuro, incluso il mio mandato". "La dichiarazione di legge marziale è nata dalle mie urgenze come presidente", ha detto Yoon in un discorso televisivo, tornando in pubblico per la prima volta dal caos innescato martedì sera. "Tuttavia, nel farlo ho causato ansia e disagio al pubblico. Mi scuso sinceramente con i cittadini che sono rimasti molto angosciati", ha aggiunto, escludendo che la vicenda possa ripetersi. Tuttavia il presidente, nel suo breve intervento, non ha offerto le dimissioni.
Il suo partito conservatore, il People Power Party, è diviso sulla questione, con parte dei 108 deputati che hanno mantenuto la linea ufficiale di opposizione all'impeachment proposto dalle opposizioni e in votazione durante la sessione plenaria del Parlamento alle 17 locali. Il capo del partito Han Dong-hoon, subito dopo il suo intervento, ha detto che Yoon "deve fare un passo indietro. Il normale svolgimento dei doveri del presidente è impossibile nelle attuali circostanze e le dimissioni anticipate del presidente sono inevitabili", ha aggiunto Han, parlando con i media. Il leader del partito conservatore non ha espresso la preferenza tra l'impeachment o le dimissioni volontarie del presidente, anche se ieri è sembrato che potesse sostenere la messa in stato d'accusa, proposta dalle opposizioni, quando ha dichiarato i suoi timori sull'ipotesi che Yoon potesse anche avviare una nuova azione "radicale".
Nelle ultime ore è emerso anche lo scenario di una revisione della Costituzione. Han, sul punto, ha spiegato che il partito avrebbe "deliberato e discusso la migliore soluzione" utile allo scopo, secondo gli osservatori, di consentire un'uscita ordinata di Yoon dalla presidenza, al contrario di una partenza traumatica con l'impeachment e lo strascico del procedimento alla Corte costituzionale, così come accaduto per l'ex presidente Park Geun-Hye, nel 2016, colpito da un scandalo per corruzione.
Il primo ministro Han Duck-Soo assumerebbe il ruolo di presidente in carica qualora Yoon venisse sospeso dalle sue funzioni. Lee Jae-Myung, il leader delle opposizioni, ha ribadito che "non c'è modo di risolvere la situazione se non con le dimissioni immediate o con un'uscita anticipata tramite impeachment". Il blocco dell'opposizione in parlamento controlla 192 seggi su 300: per il via libera alla messa in stato d'accusa sarà sufficiente pescare 8 voti dissidenti tra i 108 del People Power Party per raggiungere il quorum fissato a quota 200. Se approvata, la mozione sospenderebbe Yoon e affiderebbe l'esame della vicenda alla Corte Costituzionale che avrebbe sei mesi per decidere sulla fondatezza delle accuse.
La polizia, nel frattempo, indaga su Yoon e su altri funzionari per insurrezione. Venerdì sera, almeno 15.000 manifestanti si sono radunati nel distretto di Yeouido a Seul, dove si trova il Parlamento, per chiedere le dimissioni del presidente, mentre i parlamentari dell'opposizione sono rimasti nell'edificio parlamentare per i timori di un colpo di coda di Yoon. Un sondaggio ha stimato il sostegno popolare al presidente al minimo storico del 13%.
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