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Influenza Aviaria, parte l'allarmismo dai ricercatori Usa: "Rischio pandemia 100 volte peggiore del Covid, morto il 52% degli animali infettati"

In Texas contagiato con H5N1 un lavoratore del settore lattiero-caseario. Ma la probabilità di diffusione tra gli umani è ritenuta bassa

09 Aprile 2024

Influenza Aviaria, sos dai ricercatori Usa: "Rischio pandemia 100 volte peggiore del Covid, morto il 52% degli animali infettati"

Influenza Aviaria, sos dai ricercatori Usa

In Texas è stato scoperto un raro caso umano di influenza Aviaria, potenzialmente "100 volte peggiore del Covid-19", come sostengono alcuni ricercatori americani, secondo i quali l’influenza aviaria H5N1 si è diffusa rapidamente negli Usa dopo che il primo ceppo era stato rilevato già nel 2020 e che aveva colpito uccelli selvatici in ogni stato, pollame commerciale e allevamenti di cortile.

Il paziente texano infettato da bovini malati

Ad essere stato infettato dal virus è stato un lavoratore del settore lattiero-caseario che però non ha manifestato i sintomi dell’aviaria che sono simili a quelli di altre influenze, ovvero tosse, dolori muscolari e febbre. Il texano infettato, infatti, che era stato in contatto diretto con bovini già malati, come unico sintomo aveva manifestato soltanto un arrossamento degli occhi. Mandy Cohen, direttore del CDC (Centers for Disease Control), ha spiegato che "al paziente è stato detto di isolarsi ed è in trattamento con un farmaco antivirale per l'influenza. Il governo degli Stati Uniti sta prendendo molto sul serio questa situazione. Il fatto che il virus sia stato trovato nei bovini potrebbe significare che sta iniziando a mutare". Poi, però, il dipartimento ha dichiarato con toni meno allarmistici che, per il momento, "sebbene siano possibili casi tra esseri umani a diretto contatto con animali infetti, ciò indica che l'attuale rischio per la popolazione rimane basso". Anche se l’Autorità per la sicurezza alimentare cavalca l'allarmismo dei ricercatori americano sostenendo che "se i virus dell’influenza Aviaria A H5N1 acquisissero la capacità di diffondersi in modo efficiente tra gli esseri umani, potrebbe verificarsi una trasmissione su larga scala a causa della mancanza di difese immunitarie contro i virus H5 negli esseri umani".

L'allarmismo dei ricercatori americani

Suresh Kuchipudi, ricercatore di Pittsburgh, nel corso di un seminario, come riporta il Daily Mail, ha spiegato che il virus H5N1 è già stato rilevato in specie in tutto il mondo. "Questo virus - ha detto - è stato in cima alla lista delle pandemie per molti, molti anni e probabilmente decenni. E ora ci stiamo avvicinando pericolosamente a questo virus che potrebbe causare una pandemia, perché ha dimostrato la capacità di infettare una serie di mammiferi, compreso l’uomo. Quindi, a mio avviso, penso che questo sia il virus che rappresenta la più grande minaccia pandemica che si sta manifestando a livello globale". Dello stesso parere John Fulton, consulente della BioNiagara, industria farmaceutica canadese abilitata in vaccini. "Sembra che questo sia 100 volte peggiore del Covid o potrebbe esserlo - chiarisce Fulton - qualora mutasse e mantenesse il suo alto tasso di mortalità. Una volta che sarà mutato per infettare gli esseri umani, possiamo solo sperare che il tasso di mortalità non sia alto". Dati dell’OMS alla mano, infatti, circa il 52% degli animali infettati dal 2003 è morto.

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