17 Dicembre 2025
Fonte Twitter: https://twitter.com/nicksortor/status/1649925199133802501/photo/1
Oltre 100 civili colpiti e uccisi dagli attacchi indiscriminati di raid e droni, mentre parallelamente aumentano le epidemie di colera e di febbre da dengue, aggravate da strutture sanitarie ormai al collasso.
La tragedia della guerra genocida in Sudan si aggrava ogni giorno di più, dopo che le RSF stanno progressivamente avanzando nella regione del Kurdufān dove già hanno spinto contro le città di El-Obeid e Babnusa riuscendo a conquistare Heglig, sito strategico e centro del principale giacimento petrolifero sudanese. Proprio da Heglig, secondo quanto riportano le cronache locali, quasi 2.000 persone sono state sfollate nel vicino Stato del Nilo Bianco ad est, dopo la presa della città da parte dei paramilitari. La situazione generale però in buona parte del Kurdufān è però fuori controllo.
Le violenza degli eserciti continuano a mietere vittime: a quanto risulta da stime approssimative, oltre 100 sono i civili rimasti sotto i colpi di droni, mentre continua - da inizio dicembre - l'offensiva a tappeto tra fazioni rivali, che ha causato numerosissimi sfollati e il tracollo della rete sanitaria. Devastanti sono stati i recenti attacchi ad un asilo di Kalongi, dove sono rimaste vittime 50 persone tra cui 33 bambini, e ancora a strutture ospedaliere, tra cui quella militare di Dilling dove le stime delle persone uccise sono variabili.
Ciò che però spaventa è che oltre al fattore umano, a decimare i civili, specie ora in assenza di strutture sanitarie adeguate, sono i nuovi focolai di colera e di febbre da dengue, infezione virale trasmessa dalle zanzare. Secondo stime riferite da Iman Malik, ministro della Salute del Nord Kurdufān, almeno 13.609 sarebbero i casi accertati di colera, e 730 le infezioni da febbre dengue. Intanto, l'occhio degli sforzi internazionali ha puntato verso il Sudan dimostrando dei primi, seppur tiepidi, segnali di condanna e contraccolpo alle atrocità in atto. Oltre alle recenti misure sanzionatorie introdotte dalla Gran Bretagna infatti, c'è stato un incontro tra Abdel Fattah Al-Bourhane, leader delle SAF, e il principe saudita Mohammed bin Salman per discutere sulla possibilità di fare intervenire il presidente Usa Donald Trump su futuri sforzi di pace.
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