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Gaza, psicologo Tuly Flint: "Soldati Idf che tornano hanno traumi, si rendono conto di aver commesso gravi crimini contro umanità"

L’ex ufficiale e terapeuta Tuly Flint racconta il rifiuto dei soldati, i crimini a Gaza e il trauma morale che sta lacerando l’Idf e la società israeliana

17 Dicembre 2025

Tuly Flint

Tuly Flint, fonte: Telegram, @americanfriendsofcombatants

La crisi della salute mentale in Israele iniziata con il 7 ottobre 2023 continua ogni giorno. Nelle ultime ore si è tolto la vita il 61esimo soldato dell'Idf rientrato dopo aver combattuto attivamente a Gaza. Uno psicologo e psicoterapeuta israeliano specializzato in riabilitazione di reduci di guerra, Tuly Fint, ha denunciato che la maggior parte dei suoi pazienti ha "traumi gravissimi", in quanto "si sono resi conto di aver commesso crimini contro l'umanità".

Gaza, psicologo Tuly Flint: "Soldati Idf che tornano hanno traumi, si rendono conto di aver commesso gravi crimini contro umanità"

Tuly Flint ha 58 anni e ha trascorso circa due terzi della sua vita nell’esercito israeliano. Parallelamente alla carriera militare, ha studiato psicologia e assistenza sociale, diventando terapeuta specializzato in traumi. Dal 1985 al 2024 ha preso parte a tutte le operazioni militari israeliane. Dopo cinque anni da comandante di reggimento, nel 2012 ha lasciato l’incarico operativo, restando nell’Idf come ufficiale addetto alla salute mentale di una divisione.

La guerra di Gaza del 2014 ha segnato per lui un punto di rottura definitivo: Flint ha deciso in quel momento che non indosserà mai più un’uniforme né porterà armi. Da quell’esperienza è nato il suo impegno politico e civile. Si è unito a Combatants for Peace e ha guidato il movimento tra il 2018 e l’agosto 2023. Dopo il 7 ottobre 2023, pur mantenendo una posizione di rifiuto verso il genocidio, ha ripreso a fornire supporto terapeutico ai soldati e a formare ufficiali addetti alla salute mentale.

Nell’aprile 2024 ha firmato una lettera di rifiuto a partecipare a qualsiasi ostilità, a Gaza o altrove, insieme a centinaia di soldati, ufficiali e medici militari. Secondo Flint, il numero di obiettori è il più alto di sempre: circa 600 rifiuti aperti e decine di migliaia di rifiuti “silenziosi, tra chi non si presenta, chi trova scuse mediche o chi accetta di combattere altrove ma non a Gaza.

Il motivo, spiega, è la brutalità del genocidio. I soldati che sono tornati dal fronte hanno raccontato distruzioni sistematiche, uccisioni di civili e ordini che percepiscono come moralmente insostenibili. A partire da gennaio 2024, le testimonianze sono diventate sempre più inquietanti: molti militari non soffrono solo di disturbo post-traumatico, ma di quella che Flint definisce “lesione morale” o “trauma del carnefice”. Non si tratta di empatia verso le vittime palestinesi, ma di una crisi identitaria profonda: “Chi sono io se ho fatto questo?”.

Secondo Flint, l’80% di Gaza è stato raso al suolo, 36 ospedali distrutti e decine di migliaia di bambini uccisi o feriti. “Nulla di tutto questo può essere stato un errore”, ha affermato. I soldati in cura parlano apertamente di crimini di guerra.

Il prezzo umano, ha concluso, è enorme anche dentro Israele: l’esercito stima circa 50 mila soldati con problemi psichiatrici, i suicidi sarebbero in aumento e la violenza domestica è triplicata. “Gaza non resta a Gaza, torna a casa con loro”, ha detto Flint.

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