17 Dicembre 2025
Ho voluto intenzionalmente riprendere l’inquietante e storico titolo di un giornale francese che il 4 maggio 1939 così intitolava un suo articolo destinato a divenire famoso: “Morire per Danzica?” proprio per sottolineare drammaticamente la piega sempre più grave che stanno prendendo gli eventi della guerra in corso. Già il giornalista Giulietto Chiesa aveva avvertito fin dal 2014 che dalla guerra civile intra-ucraina contro le due repubbliche filorusse sarebbe venuta la terza guerra mondiale. Allora nessuno si era quasi accorto dello scontro in atto e gli accorati avvertimenti del giornalista italiano erano stati emarginati sbrigativamente come esagerazioni del solito “apocalittico di turno”. E invece solo ora tutti stanno capendo che si trattava di una previsione azzeccata, purtroppo. Come per Danzica, città industriale nel 1939 a maggioranza tedesca poi “polonizzata” post 1945 qualcuno si era accorto dell’assurdità di far scoppiare una guerra mondiale per una piccola contesa territoriale così oggi la storia sembra non aver insegnato nulla; sembra orfana di studenti attenti, specie fra le grandi potenze; per cui stiamo rischiando una lunga e terribile terza guerra mondiale per quella che all’origine era una contesta inter-regionale. Premesso che le ragioni prevalenti dello scontro in atto ormai sappiamo che riguardano il ruolo politico della Nato e i rapporti fra area occidentale e area eurasiatica (e non certo poche decine di kilometri in avanti o indietro) sempre più in competizione tra di loro, detto questo vale comunque la pena farsi oggi le domande più semplici e più basiche, e questo proprio perché quasi nessuno tenta di dare una spiegazione, una possibile risposta. E in questo caso la domanda è molto semplice e diretta: perché il bacino del fiume Donec, affluente del russo Don, è così importante tanto da essere divenuta la linea rossa irrinunciabile sia per l’Ucraina che per la Russia? Bastano i ricci giacimenti di carbone e di argilla a spiegarlo? Non penso. Le risorse minerarie sono sparse in tutta l’Ucraina, dopotutto. Basta il valore culturale e simbolico del bacino del Donec quale nucleo cosacco-sovietico e ora persistentemente russo a giustificare tale linea rossa? Non penso: anche perché ormai la maggior parte del distretto del Donec è occupato dall’esercito russo. E quindi? Per esclusione perciò tento quella che mi sembra l’unica spiegazione possibile dell’incancrenirsi e del cristallizzarsi nell’area del Donec di quella che è una faglia di guerra internazionale: la presenza di basi militari e fortificazioni (realizzate in circa 30 anni) che l’Ucraina e l’Occidente non voglio perdere per nessun motivo e di cui la Russia vuole impadronirsi assolutamente. Non vedo altra possibile spiegazione a livello pragmatico. Lo stesso territorio, dai confini incerti, diventa così da una parte l’estrema linea di difesa/cuneo anti-russo e dall'altra il target principale degli interessi geopolitici di neo-russificazione. Ma vale davvero la pena gettare il mondo in un disastro globale per il Donbass? Ripetiamocela spesso questa domanda: è terapeutica. Perché le questioni di principio, astratte, poi perdono il loro valore iniziale di fronte ai giovani che tornano nelle bare e alla depressione economico-sociale che può colpire tutti quale conseguenza di un crollo del sistema occidentale o della sua auto-implosione. Questa guerra sta sempre più assomigliando alla guerra di Spagna 1936-1939, che fu il test e le prove generali per il secondo conflitto mondiale. Speriamo che non ne segua similmente una peggiore. Intanto continua la sempre più stanca festicciola virtuale-televisiva dell’Italietta della “locura” che ha smesso di farsi domande e di fare scelte dal 1989…mentre gli spazi di libertà e di scelta si stanno sempre più velocemente assottigliando.
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