19 Settembre 2023
Twitter: @ChinaDailyWorld
L'accordo siglato con la Tunisia rischia di rimanere solo carta e penna, con particolare fragilità evidente nell'aspetto economico. L'Unione Europea ha promesso fondi al presidente tunisino Saied, ma questi finanziamenti sono in parte ancora bloccati a Bruxelles e in parte rifiutati dallo stesso Paese africano. Di conseguenza, la collaborazione per contrastare il fenomeno delle migrazioni clandestine è ormai in sospeso.
Il Memorandum firmato a luglio coinvolgendo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, e il premier olandese Rutte, si basa su alcuni pilastri fondamentali volti a stabilizzare l'economia tunisina e promuovere riforme cruciali. Le azioni vanno dal sostegno allo sviluppo economico e alla stabilizzazione macroeconomica del Paese tunisino alla transizione verde e digitale, fino alla gestione delle risorse idriche. Tuttavia, il fulcro dell'accordo è la cooperazione per il controllo dei flussi migratori, dato che nel 2023 gli arrivi dalla Tunisia costituiscono quasi il 50 per cento di tutti gli sbarchi. In altre parole, la dinamica è già ben nota: finanziamenti in cambio dell'arresto dei trafficanti di esseri umani.
La vicenda che si è recentemente delineata aiuta a spiegare la lentezza nell'erogazione dei primi fondi alla Tunisia, ammontanti a 255 milioni in totale: 105 destinati alla gestione dell'immigrazione illegale e altri 150 a pura assistenza finanziaria. Sotto la pressione di molti governi, la Commissione non può permettersi di bypassare nuovamente le procedure per accelerare i pagamenti a Tunisi o di ignorare il rispetto dei diritti umani. Inoltre, i governi più critici hanno messo in guardia l'esecutivo comunitario: il piano di assistenza aggiuntivo da 900 milioni, parte dell'accordo con Saied, dovrà essere vincolato alle stesse condizioni previste dal Fondo monetario internazionale in termini di riforme. Quest'ultimo, infatti, sta trattando con Saied un ulteriore piano di aiuti da due miliardi di dollari. La Commissione già si muoveva in questa direzione, ma il pressing delle altre capitali sta complicando i tentativi di Meloni di aggirare le condizioni per aiutare Saied.
La seconda parte del finanziamento, come abbiamo detto, è subordinata alla presentazione di progetti specifici. Si tratta di progetti legati a infrastrutture, attrezzature per la Guardia Costiera e formazione. Tuttavia, l'esecutivo tunisino ha comunicato a Bruxelles che questa modalità non è accettabile. In pratica, la Tunisia chiede di ricevere queste risorse senza alcuna condizione e di farle confluire direttamente nel Bilancio nazionale. In altre parole, intendono fornire un sostegno alle casse pubbliche senza consentire all'Unione Europea di dettare come utilizzare la nuova moneta. Saied, insomma, ritiene inopportuno concentrare gli sforzi sull'incremento delle capacità navali o sulla formazione della Guardia Costiera in questa fase.
Si pone così un notevole dilemma per la Commissione Europea, che deve giustificare in modo chiaro questo flusso finanziario.
Secondo le voci che circolano all'interno della maggioranza, i dubbi sull'accordo con la Tunisia potrebbero rappresentare una manovra orchestrata dai socialisti europei per ostacolare il prossimo accordo previsto con l'Egitto, uno dei Paesi che recentemente ha registrato il più alto numero di immigrati irregolari. Infatti, un primo memorandum per la concessione di 80 milioni era stato siglato lo scorso autunno da una delegazione guidata dal commissario Varhelyi. Meloni ha commentato affermando che si spera che tutti abbiano la capacità di marciare insieme invece di ostacolare gli sforzi volti a costruire un accordo solido.
Quello che inizialmente sembrava essere solo un'ipotesi di sabotaggio dell'accordo con la Tunisia è diventato ora una certezza. In un contesto animato dalle polemiche con l'Alto Rappresentante dell'Unione Europea, Josep Borrell, e diversi Stati membri riguardo alla modalità con cui è stato lanciato il Memorandum d'Intesa lo scorso luglio con la Tunisia, emergono criticità accentuate da una lettera di Borrell. In essa si mette in evidenza come la Commissione abbia trascurato le procedure che richiedevano l'approvazione preventiva degli Stati membri prima della firma del memorandum. Ieri la Commissione ha cercato di difendersi.
"Abbiamo collaborato con il Consiglio dell'Unione Europea (che rappresenta gli Stati membri, ndr) per il Memorandum", ha dichiarato una portavoce. "Abbiamo iniziato un lavoro preliminare il 19 aprile e a giugno il Consiglio europeo ha accolto il lavoro globale sul Memorandum e ha confermato l'opportunità della missione della Presidente Von der Leyen. Sulla base di questi fondamenti, a luglio è stato firmato il Memorandum."
"Quando la Commissione Europea sottoscrive un accordo, è fondamentale che tale accordo venga rispettato", ha affermato il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, rispondendo alle incertezze sollevate riguardo all'accordo con la Tunisia dall'Alto Rappresentante dell'Unione Europea, Josep Borrell. "Nel contesto dell'immigrazione", ha aggiunto Tajani, "siamo stati i primi a sollevare la questione riguardante la Tunisia. Mi auguro che il memorandum firmato dalla Commissione Europea e dal Consiglio Europeo - come dichiarato stamani dal portavoce della Commissione Europea - sia rispettato pienamente. Auspico che l'Alto Rappresentante del Consiglio condivida le scelte effettuate dalla Commissione Europea e non adotti azioni contrastanti".
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