08 Novembre 2022
fonte: facebook
L'Ucraina ha fatto sapere che "la condizione primaria per la ripresa dei negoziati con Mosca è il ripristino dell'integrità territoriale del paese". Lo ha scritto su Twitter il segretario del consiglio di sicurezza e di difesa ucraino Olexiei Danilov, lo stesso che diffuse la notizia del "golpe a Mosca", fino ad essere smentito dalla stessa intelligence Usa, dopo l'attentato al Ponte di Crimea. Intanto l'uomo che per la Casa Bianca sta intrattenendo i negoziati segreti con il Cremlino, il segretario Jake Sullivan fa sapere che "Mosca è pronta alla trattativa, senza condizioni", ma Kiev chiede altre armi "purché siano nuove". Allo stesso tempo il vice ministro degli Esteri russo Andrei Rudenko ha affermato che "Mosca non sta mettendo alcuna condizione preliminare alla ripresa dei negoziati con Kiev", ma che non c'è nessuna trattativa in corso visto che Zelensky ha firmato un decreto. "I colloqui", ha aggiunto nel corso di una conferenza stampa, "non si sono interrotti per colpa della Russia che, al contrario, è sempre disponibile a negoziare con l'Ucraina".
E infatti mentre il consiglio di difesa parla di pace fissa bene in bacheca una postilla per la guerra: "Kiev ha bisogno della garanzia di armamenti moderni". Nessuna offerta dunque di pezzi obsoleti dell'armamentario occidentale, l'Ucraina non ci sta ad essere la pattumiera d'Italia ma vuole essere il miglior campo di battaglia per i valori della democrazia Europea: e così è giusto rifarsi il guardaroba, che cosa se ne fanno degli S300 o dei Tochka U?
Sono vetusti ormai, gentili concessioni della ex Unione sovietica e che nemmeno hanno saputo direzionale fino a sbagliare anche un bersaglio come durante la strage alla stazione di Kramatorsk.
Quello che spaventa di più di questa strana modalità di condurre negoziati è che, ogni ipotesi di trattativa viene meglio definita e accompagnata da una nuova concessione di armi. La garanzia che chiede infatti è un'ammodernamento della difesa aerea, aerei, carri armati e missili a lungo raggio. Richieste che non sembrano assolutamente descrivere la volontà di una trattativa seria per la pace.
Ma Medvedev, dal canto suo, risponde con intransigenza agli Stati Uniti e ad alcuni altri paesi occidentali che "ignorano la realtà oggettiva e si attengono tenacemente a visione e dottrine politiche da tempo superate, che sono in realtà neocoloniali. Non sono disposte a prendere in considerazione la posizione e la volontà degli stati sovrani". Medvedev ha definito questa posizione "un vicolo cieco che porta la perdita di molti valori tradizionali, la globalizzazione delle questioni di sviluppo economico e alla violazione dei diritti delle libertà delle persone. È possibile costruire la fiducia tra i paesi, garantire la loro sicurezza e lo sviluppo sostenibile solo rafforzando un ordine mondiale veramente multipolare". E dunque a minacciare il mondo di una "carestia globale, della carenza di energia di altri problemi artificiali che fanno soffrire milioni di persone nei paesi in via di sviluppo compreso il continente africano non sono sicuramente i russi, ma gli stati occidentali che impongono la loro visione".
Questa riflessioni Medvedev le ha affidate alla conferenza internazionale interpartitica pressing International Security issues Amid GeopoliticaL instability.
È proprio in vista di una trattativa che potrebbe terminare il 15 e 16 novembre prossimo, date cruciali per comprendere a che punto siamo per gli accordi dei tavoli internazionali in merito al conflitto ucraino, il presidente indonesiano Yoko Widodo ha affidato al Reuters e il suo pensiero invitando entrambi i premier, Putin e Zelensky, al vertice del G20 a Bali.
Intanto gli Stati Uniti d'America che oggi sono impegnati nelle elezioni del Midterm, si impegnano molto per far comprendere al mondo intero che non può più permettersi la guerra, che il partito di Joe Biden è intenzionato a intraprendere una strada di pace e così si confronta con Mosca "per evitare una catastrofe nucleare", fanno sapere dalla Casa Bianca. In particolare a riferire quanto è emersa Jake Sullivan, che da qualche mese sta conducendo le conversazioni In segreto con i russi.
Ed è da lui che si apprende la verità, al di là dei proclami di Medvedev e delle posizioni ufficiali, la Russia non pone alcuna condizione preliminare per i negoziati con Kiev. E infatti è l'unico paese tra i due contendenti a dover sempre fatto emergere la possibilità di un tavolo delle trattative che Zelensky ha sempre rifiutato. E infatti adesso il presidente ucraino ha depositato in Parlamento le proposte di legge per l'approvazione dei suoi decreti di estensione della legge marziale e della mobilitazione generale in Ucraina.
Ed è proprio quando si vedono i negoziati sempre più vicini, che la guerra cambia colore e intensità, sono quelli i momenti in cui tutto potrebbe passare con una pace che è sempre una resa per qualcuno e una vittoria per qualcun altro oppure potrebbe capitare che l'escalation militare prendere realmente forma. Con il trasferimento degli armamenti nucleari russi sul confine ucraino la guerra è arrivata a un livello di pericolosità maggiore.
E dopo che anche gli USA hanno fatto pressing su Kiev per i negoziati, nonostante il decreto firmato da Zelensky qualche settimana fa che formalmente impediva questa possibilità, le manifestazioni per la pace del 5 novembre scorso avvenuta in molte piazze italiane ma anche europee, anno aumentato la fame di tranquillità dei popoli europei che, fondamentalmente, di guerre non ne possono pagare più e negli ultimi due anni ne hanno pagate già due.
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