Il Nord Stream 1 e 2 è morto, per i servizi segreti tedeschi non funzionerà mai più: l'abbassamento drastico della tensione causerà l'arresto e il deterioramento del resto della componentistica che forma il gasdotto. Ma solo un ramo dei 4 che formano il nord Stream 2 potrebbe ancora funzionare, la Russia potrebbe sfruttarlo per erogare a pieno regime gas all'Europa, ma il governo federale tedesco fa sapere che lo rifiuterà. Intanto partono le indagini, in Svezia affidate alla Sapo, la polizia svedese, ma sono attivi i servizi segreti di molti paesi europei. L'area è attualmente impedita alla navigazione e persino la società che detiene la proprietà del gasdotto, la Nord Stream Ag, ha chiesto di poter osservare le lesioni da vicino ma ciò gli è stato impedito.
Esperti di difesa elaborano due teorie di attacco: sommozzatori o "uomini rana" nascosti nella pancia del sottomarino che avrebbe condotto l'operazione applicando l'esplosivo oppure il drone radiocomandato da un peschereccio che nessuno avrebbe notato? E intanto parte la caccia al mandante, molti sono i paesi che non avrebbero voluto che il Nord Stream restasse in vita.
Nord Stream attack, il sabotaggio più imponente della storia in territorio NATO
A ben guardare l'area in cui si sarebbe verificato il sabotaggio al largo dell'isola danese di Bornholm, è un posto in cui, tacitamente, tutti avevano la libertà di sorvolare. C'erano abituati almeno i residenti dell'isola danese in grado di distinguere gli aerei russi da quelli danesi, addirittura dal suono del motore.
Quelle aree infatti erano in gran parte acque internazionali, soprattutto, essendoci delle infrastrutture di competenza di più stati, era naturale che sorvolassero anche degli aerei militari russi. Infatti il sito svedese Expressen riporta le dichiarazioni di alcuni residenti dell'isola che ammettono di vivere tra gli aerei militari danesi e russi. Una terra di confine o forse di frontiera, dove la Nato si affaccia direttamente su un giacimento importantissimo per il Cremlino, il Nord Stream 2, La gallina dalle uova d'oro che avrebbe raddoppiato gli 800 milioni di euro al giorno che l'Europa garantiva attraverso il Nord Stream 1.
Sabotaggio Nord Stream: il gasdotto è morto, per i servizi segreti tedeschi "non funzionerà mai più"
Un guadagno che ormai nessuno potrà più ottenere. La notte tra il 25 e il 26 settembre, non è stata soltanto importante per l'Italia che ha visto le elezioni del nuovo governo con la vittoria di Giorgia Meloni, oppure la vittoria di mosca che ha visto il referendum in quattro territori dell'Ucraina oggi annessi con il 94% alla Federazione Russa, ma è stato anche il giorno dell'attentato più importante della storia, quello che ha superato tutti i precedenti di questo tipo. Le infrastrutture energetiche sono luoghi sensibili quando è in corso un conflitto internazionale e infatti, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg ha dichiarato di aver "discusso il sabotaggio dei gasdotti Nord stream con il Ministro della difesa (danese n.d.r.) Morten Bodskov", affrontando "il tema delle infrastrutture critiche nei paesi Nato".
Sabotaggio Nord Stream: la teoria del sottomarino militare con drone o con sommozzatori
Le acque internazionali del Baltico sono state sempre trafficate da mezzi militari di diversa provenienza e, secondo il professore alla Hertie Schol di Berlino, Lion Hirth, danneggiare due gasdotti ad una profondità come quella del Nord Stream 1 e 2 è un'operazione importante che può essere fatta "soltanto da un attore statale". L'intervento del professore respinge la teoria dell'atto terroristico, portata avanti anche da alcuni giornali svedesi. L'esperto infatti sostiene che l'area è perfettamente "adatta ai sottomarini, questi avrebbero potuto ospitare all'interno della loro pancia dei sommergibili oppure dei sommozzatori che si sarebbero calati ad una profondità maggiore.
Potrebbe essere stato utilizzato anche un sottomarino drone: "Si tratterebbe di un drone che parte da un sottomarino che può stare a diverse miglia nautiche dal punto di destinazione. Lascia cadere la sua minadrone, che naviga una decina di nodi, vicino al fondo. In questo caso l'obiettivo è fisso, quindi non è molto complicato".
La modalità di sabotaggio attraverso l'utilizzo di un drone meccanico oppure di sommozzatori che avrebbero attaccato sui tubi dell'esplosivo e avvalorata anche dalle dichiarazioni dell'Istituto sismologico norvegese norsar, specializzato nel rilevamento di terremoti ed esplosioni nucleari, che ha stimato che le due scosse sismiche rinvenute dalle strumentazioni non avrebbero avuto nessun epicentro terrestre. In pratica le scosse sarebbero state strumentali ma non avrebbero trovato alcuna corrispondenza con le scosse originate in una regione sottostante la crosta terrestre che avrebbero potuto determinare un epicentro sismico.
Sabotaggio Nord Stream: due esplosioni "causate da 200 a 700 kg di dinamite"
Ne consegue che l'attività sismica è stata necessariamente originata da attività terrestri artificiali. Le due esplosioni sono state registrate una alle ore 2.03 del mattino del lunedì a sud-est dell'isola danese di Bornholm di magnitudo 1.9, mentre l'altra alle ore 19.04 la domenica sera a nord est della stessa isola ma di magnitudo 2.3. In effetti la prima scossa, quella verificatasi a Nord Est dell'isola, è stata effettuata sul Nord Stream 1 in due punti esatti poco distanti tra loro.
Invece la seconda esplosione, registrata circa cinque ore dopo è avvenuta sul gasdotto nord-estream 2 ed ha avvalorato la tesi di sabotaggio in quanto il nord stream 2 non è mai stato utilizzato ed è stato ultimato nel settembre 2021.
Sabotaggio Nord Stream: la teoria dei pescherecci con drone sommergibile radiocomandato
Hans Liwang, docente di sistemi di difesa presso la Norwegian Defence University e ricercatore di sistemi marini presso il Royal Institut of Technology, ha dichiarato che non è necessario avere una grande nave militare per operare una sabotaggio di questo genere ma potrebbe averlo fatto qualsiasi peschereccio. Basta avere un drone da radiocomandare a distanza e che sia di buona qualità da percepire i segnali anche ad una distanza di 80 metri di profondità. Potrebbe essere stato chiunque, non necessariamente quindi un sommergibile e nemmeno un sommozzatore. L'ipotesi tirata fuori dal professore di sistemi di difesa va oltre e apre nuovi scenari che verranno tenuti in considerazione da tutte le autorità che condurranno le indagini. Secondo l'analisi dell'esperto sarebbero bastati poco più di 200 kg di dinamite che, in combinazione con l'accensione del gas avrebbero potuto causare un'esplosione molto più grande. Ma secondo il NORSAR, l'istituto sismologico norvegese che è specializzato oltre al rilevamento di terremoti, anche nelle esplosioni nucleari, la seconda detonazione equivale a 700 kg di tritolo.
Tuttavia è verosimile che ci sia stata una detonazione di esplosivo misto alla combustione ed esplosione conseguente del gas. Tuttavia l'ipotesi riportata dal quotidiano svedese Dagens Nyheter, contrasta nettamente quella di Lion Hirth, docente a Berlino che ipotizza l'attentato da parte di una potenza straniera.
Nord Stream fuga di gas: Nord Stream Ag vuole vederci chiaro
La società che detiene la proprietà dei gasdotti, vale a dire il consorzio con sede in Svizzera, Nord Stream AG ha dichiarato che avrebbe voluto inoltrarsi in prossimità delle perdite per osservarle da vicino. Tuttavia le autorità dei quattro paesi che stanno conducendo le indagini hanno bloccato la navigazione impedendo quindi di circoscrivere l'aria che al momento resta chiusa al traffico navale.
La società che gestisce i due gattotti è la
Nord Stream AG, che
appartiene per il 51% a Gazprom International Project LLC (filiale di PJSC Gazprom),
Wintershall Dea AG (ex Wintershall Holding GmbH) e
PEG Infrastrutture AG (E.On)
per una quota del 15,5%,
NV Nederlandse Gasunie ed ENGIE che detiene il 9%.
L'investimento totale nel sistema di gasdotti è stato di 7,4 miliardi di euro, di questa cifra per il 30% è stato finanziato dagli azionisti del Nord stream mentre il 70% da finanziamenti privati come progetti bancari e agenzie di credito.
Ma la rendita che il Nord Stream ha garantito è stata nettamente superiore all'investimento, il sabotaggio di lunedì ha messo definitivamente fine alla querelle sul rifornimento del gas russo. A dirlo sono i servizi segreti tedeschi che affermano che dopo l'esplosioni ai gasdotti 1 e 2 del Nord stream, questi potrebbero definitivamente uscire fuori servizio. Ne pubblica il tag spiega il che per primo ha dato la notizia dell'ipotesi di attacco mirato citando fonti interne alla difesa tedesca. Intanto su quotidiani svedesi si parla di un ramo del Nord Stream 1 che potrebbe funzionare ancora nonostante il grande impatto avuto. Infatti questo gasdotto è dotato di una doppia ramificazione, A quanto pare il sabotaggio avrebbe compromesso soltanto un ramo del Nord stream 1.
Attualmente le indagini sulla modalità di svolgimento dell'attentato è stata affidata alla Sapo, vale a dire la polizia di sicurezza e l'unità nazionale per gli obiettivi di sicurezza. Attualmente il procuratore della Camera svedese, Mats Ljungqvist ritiene che non si possa escludere la presenza di una potenza straniera. Coloro a cui è stata affidata l'indagine però non hanno avuto alcune intenzioni di dare ulteriori informazioni. Tuttavia la Svezia sta conducendo le indagini per escludere che possa esserci un reato penale di grave entità diretto contro gli interessi svedesi. In pratica la Sapo alza le antenne.
Sicuramente a volere questo sabotaggio potrebbero essere stati molti paesi che hanno forti interessi affinché il nord stream cessi di esistere. E questo sabotaggio ha garantito che ciò potesse avvenire, la distruzione anche del secondo gasdotto ultimato poco più di un anno fa infatti ha assicurato a qualche potenza straniera competitor della Russia, che il nord stream 1 non venisse sostituito con il secondo gasdotto. Una vivisezione chirurgica di una valvola cardiaca dell'economia dell'intero continente. Una mossa evidentemente studiata a tavolino che apre le porte a nuovi scenari.
Cui prodest? L'America ha aumentato le vendite verso l'Europa, ma anche la Norvegia, già primo fornitore di greggio per i paesi europei, oggi sbaraglia tutti con l'inaugurazione del nuovo gasdotto che da la Norvegia porterà gas alla Polonia e dalla Polonia nuovamente in Europa la Baltic Pipeline.