07 Giugno 2022
Continua la guerra in Ucraina e, giorno dopo giorno, sono sempre di più le ombre sul ruolo dei media in questo conflitto che coinvolge, ad altri livelli, anche i Paesi occidentali, Italia compresa. Dopo la pubblicazione di quelle che sono state chiamate "liste di proscrizione" stilate nell'ultimo report del Copasir, a sollevare ulteriori dubbi su giornali, radio e televisioni è anche il giornalista Toni Capuozzo. Parlando del tema della propaganda inerente al conflitto tutt'ora in corso tra Kiev e Mosca, Capuozzo, ospite a Quarta Repubblica, afferma: "C'è da entrambe le parti, anche se dalla parte ucraina è meno evidente". Per il giornalista non ci sono dubbi: anche Kiev - e con lei la maggior parte dell'Occidente - porta avanti, ormai da mesi, una grande campagna propagandistica.
In video-collegamento con lo studio del programma Quarta Repubblica, il giornalista e storico inviato di guerra Toni Capuozzo sostiene una tesi ben precisa e condivisa da moltissimi occidentali. Rimanendo sempre all'interno del contesto sulla guerra in Ucraina, delle quale si parla dallo scorso 24 febbraio, c'è una cosa che non sfugge: a fare propaganda non è solo il Cremlino ma anche l'Ucraina. Sebbene della propaganda di Kiev si parli poco, è bene ribadire che comunque esiste.
"C'è una differenza sostanziale ovviamente tra la propaganda dell’aggressore e quella dell’aggredito, ma sempre propaganda è", afferma Toni Capuozzo, che passa poi sul pratico a fare un esempio concreto. I media hanno parlato, non molto tempo fa, di "2.500 combattenti che si sono arresi uscendo dall'acciaieria Azovstal di Mariupol - positivo perché si è evitato un massacro - e i giornali italiani hanno parlato di ciò usando un termine particolare: 'evacuazione'. Tuttavia quella in italiano è una 'resa', non una semplice 'evacuazione'", perchè i soldati ucraini si sono arresi e si sono consegnati al nemico.
Perché non chiamarla allora 'evacuazione'? Qual è il motivo per cui i giornali occidentali non hanno dato il nome giusto alle cose? "Per ragioni di propaganda", risponde in modo netto Toni Capuozzo, che ribadisce ancora: sia i media ucraini, sia i giornali italiani "hanno usato" e continuano ad usare "il linguaggio della propaganda".
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