07 Aprile 2022
Mentre continua la guerra in Ucraina, gli Stati Uniti continuano a muoversi in modo vigoroso in Asia-Pacifico, forse incauto. Come raccontato ieri, predispongono la sfida alla Cina nella regione con missili ipersonici e rafforzamento presenza militare e partnership con altri paesi della regione che rischiano di finire loro malgrado al centro delle tensioni. Stavolta tocca a Taiwan, peraltro già al centro di fortissime tensioni nel rapporto tra Washington e Pechino, meta di una visita ufficiale di Nancy Pelosi, speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti.
I media di Taiwan e Giappone hanno infatti riferito che Pelosi visiterà Taiwan domenica 10 aprile: la nipponica Fuji News Network (Fnn), ad esempio, ha citato fonti vicine al dossier secondo cui Pelosi guiderà una delegazione in Giappone venerdì (8 aprile) per incontrare il premier Fumio Kishida domenica (10 aprile) per colloqui sul coordinamento della risposta dei due Paesi all'invasione russa dell'Ucraina. Subito dopo, secondo Fnn, Pelosi si recherà a Taiwan diventando la prima Speaker a recarsi a Taipei dall'incontro del 1997 di Newt Gingrich con l'ex presidente Lee Teng-hui.
Secondo quanto riferito, Pelosi aveva originariamente programmato di visitare la Corea del Sud dopo il Giappone, ma i piani sarebbero cambiati proprio a favore di Taipei perché la guerra russo-ucraina ha spostato l'attenzione sulla situazione nello Stretto di Taiwan. Ma la visita avrebbe anche un valore altamente simbolico, visto che il 10 aprile del 1979 è stato firmato il Taiwan Relations Act da parte dell'ex presidente di Jimmy Carter. Un documento che regola il sostegno di Washington a favore dell'isola che Pechino considera parte inalienabile del suo territorio da riunificare anche con la forza, se necessario.
La mossa è destinata come prevedibile a creare una dura reazione della Cina. Anzi lo ha già fatto. "Alcuni ufficiali Usa stanno tentando di provocare la Cina sulla questione di Taiwan. Eppure dovrebbero avere una migliore comprensione della storia", ha scritto su Twitter la portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying. "La nazione cinese ha visto e affrontato cose più grosse nei suoi 5mila anni di storia. L'esito della guerra di Corea e la caduta di Kabul dello scorso anno dovrebbero fornire una lezione che fa riflettere. Come possono avere i dirigenti Usa una così cieca fiducia negli impegni Usa e stare al potere?", si è chiesta retoricamente Hua.
L'altro portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, ha invece prefigurato "misure risolute ed energiche". La possibile visita di Pelosi a Taiwan, ancora non confermata da Washington, né da Taipei, secondo Zhao "violerà gravemente la sovranità e l'integrità territoriale della Cina, avrà un grave impatto sulle basi politiche delle relazioni sino-americane e invierà un messaggio sbagliato alle forze separatiste" dell'isola, come Pechino considera l'attuale amministrazione di Taiwan, guidata da Tsai Ing-wen.
Il rischio è che si possa infiammare un altro fronte, ancora più pericoloso di quello ucraino.
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