07 Marzo 2022
Toh, che sorpresa: l'unità europea è già finita. E cade, come prevedibile, sul tema dell'energia. La resistenza compatta dell'Unione sulle sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina (mentre proseguono i negoziati) si scioglie come neve al sole non appena si nomina il tema tabù: energia. Già, e a farla cadere sono proprio i paesi cosiddetti "frugali" che hanno spesso fatto la morale a Italia e agli altri paesi che cercavano e cercano ancora maggiore flessibilità. D'altronde non è un mistero il rapporto tra Germania e Russia in materia energetica.
Ed ecco dunque le parole di Olaf Scholz, cancelliere tedesco: "Le importazioni di gas e petrolio russi rimangono ancora "di importanza essenziale per la fornitura di servizi pubblici e la vita quotidiana dei nostri cittadini". Secondo Scholz "l'approvvigionamento dell'Europa con l'energia per il riscaldamento, per l'elettricità e per l'industria per il momento non può essere assicurato in altro modo". Alla luce di questo stato dei fatti, "l'Europa ha consapevolmente escluso le forniture energetiche russe dalle sanzioni", ha aggiunto il cancelliere tedesco. Per poi sottolineare: "Tutti i nostri passi sono concepiti in modo che colpiscano la Russia in modo sensibile e che siano sostenibile per molto tempo".
Al tempo stesso, ha insistito Scholz, il governo tedesco ed i suoi partner nell'Unione europea "stanno lavorando da mesi e con grande impegno "per creare alternative all'energia russa". Tuttavia, questo "non è possibile dall'oggi al domani". Un'amara realtà fotografata anche dai Paesi Bassi, ancora più espliciti. Il premier olandese Mark Rutte si è detto contrario all'introduzione di sanzioni energetiche contro la Russia che generino rischi ingestibili per i Paesi eruopei. Allo stesso tempo però "dobbiamo far in modo di ridurre la nostra dipendenza energetica dalla Russia", ha sottolineato il premier in conferenza stampa congiunta con il premier britannico Boris Johnson e il premier del Canada Justin Trudeau al termine del loro incontro a Londra.
Un'amara realtà, dovuta alla mancanza di visione di un'Ue che cerca di dare impressione di unità ma che in realtà ha ancora diversi punti di divisione al suo interno.
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