22 Febbraio 2022
Fonte: Pixabay
Lunedì 21 febbraio 2022, data che entrerà nella storia, Vladimir Putin ha dato il via, di fatto, al conflitto tra Russia e Ucraina: una guerra che si può solo sperare non sia mondiale o nucleare. Iniziamo con lo spiegare le ragioni di questa "contesa", prima di capire se rischia o meno di allargarsi a tutta Europa o addirittura al resto del mondo. La Nato ha bussato troppe volte alle porte della Russia, avvicinandosi sempre di più. Ricordiamo che, al momento della caduta del muro di Berlino, che ha messo fine alla Guerra Fredda, gli Usa avevano promesso di non posizionare nuove basi Nato vicino ai confini della vecchia Unione sovietica. Promessa mai rispettata. Dall'altra parte, non è mai stato un mistero che la Russia abbia forti interessi economici e politici nel Mar Nero, dove si affaccia la Crimea - già annessa nel 2014 - e dove si affacciano le regioni separatiste ucraine.
L'Europa ha reagito all'annuncio di Putin di riconoscere le due repubbliche del Donbass, arrivato appunto durante la serata di lunedì 21 febbraio 2022, promettendo pesanti sanzioni economiche alla Russia. Ma la questione non è ovviamente finita qui. In Ucraina si combatte una guerra vera, tra esercito lealista-nazionale da una parte e Russia e ribelli filo-russi dall'altra. Gli occhi del mondo intero dunque sono puntati all'Europa dell'Est. Sebbene il pericolo di una guerra mondiale o nucleare sia molto flebile, il rischio di un'escalation rimane alto.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky prova a spegnere gli allarmi, affermando che "non ci sarà una guerra" con la Russia. "Sul piano militare, riteniamo che non ci sarà una guerra", ha detto nel corso di una conferenza stampa congiunta con il presidente dell'Estonia a Kiev. Parole che sono arrivate martedì 22 febbraio 2022, lo stesso giorno in cui altri due soldati ucraini sono stati uccisi dai mortai russi. Insomma, lungo il confine tra i due Paesi c'è una polveriera, pronta a esplodere e eventualmente a infiammare l'Europa intera.
Sulla questione è recentemente intervenuto anche il premier italiano Mario Draghi, il quale ha condannato il riconoscimento delle due repubbliche del Donbass da parte di Mosca. "Sono in costante contatto con gli alleati - ha dichiarato il premier - per trovare una soluzione pacifica alla crisi ed evitare una guerra nel cuore dell'Europa. La via del dialogo resta essenziale, ma stiamo già definendo nell'ambito dell'Unione Europea misure e sanzioni nei confronti della Russia". L'ipotesi di sanzioni alla Russia era peraltro già stata ventilata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio in mattinata, il quale aveva definito l'Italia "assolutamente convinta nel procedere su questa strada".
Draghi ha poi aggiunto: "Voglio prima di tutto esprimere la mia più ferma condanna per la decisione del governo russo di riconoscere i due territori separatisti del Donbass. Si tratta di una inaccettabile violazione della sovranità democratica e dell'integrità territoriale".
In ogni caso, nella notte tra lunedì 21 febbraio e martedì 22 febbraio, l'esercito russo ha attraversato il confine con le repubbliche separatiste di Donestk e Lugansk, ufficialmente territorio ucraino ma di fatto controllate dai filorussi dal 2014. In pratica la Russia ha già dato avviamo al primo atto della guerra.
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