27 Settembre 2021
La Germania cambia pelle. Ma lo farà lentamente. Secondo i risultati provvisori della commissione elettorale tedesca l'Spd ha vinto le elezioni politiche con il 25,7% dei voti. Il blocco conservatore Cdu/Csu è secondo con il 24,1% dei consensi. Al terzo posto i Verdi con il 14,8%, seguiti dai liberali di Fdp con l'11,5%. Il partito di estrema destra Afd ha raggiunto invece il 10,3%. Risultati che sarebbero stati imprevedibili fino a qualche settimana fa, e ovviamente imprevedibili se non impossibili con Angela Merkel, la dominatrice della politica tedesca per oltre 15 anni.
Ora però è cambiato tutto, con Olaf Scholz che è il favorito per ottenere la cancelleria. Il tonfo non è stato sollo della Cdu, incapace a trovare un degno erede di Angela Merkel nonostante i 4 anni di tempo dopo le elezioni del 2017 che si sapeva avrebbero aperto l'ultimo mandato della cancelliera. E' crollato anche il partito gemello della Csu in Baviera. Il partito di Markus Soeder, gemello della Cdu in Baviera, si è fermato al 31,7%, il peggior risultato dal 1949 (29,2%).
Il fallimento della Cdu è dimostrato anche dal fatto che la ministra della Difesa tedesca, Annegret Kramp-Karrenbauer, non è riuscita a vincere la sfida uninominale nel Saarland nelle elezioni per il rinnovo del Bundestag. Lo riferisce il Frankfurter Rundschau. Kramp-Karrenbauer, seconda delfina di Angela Merkel (la prima, Ursula Von Der Leyen, è ora presidente della Commissione Ue), ha ottenuto il 25,1% dei voti, mentre la sua avversaria dell'Spd, Josephine Ortleb, ha raggiunto il 36,9%. Essendo ben posizionata nella lista del partito della Cdu, Kramp-Karrenbauer potrebbe comunque riuscire a essere eletta nella quota proporzionale. Non solo, anche nel collegio sempre vinto dalla Merkel dal 1990 ha vinto l'Spd.
Malissimo anche i partiti radicali. L'Afd, l'estrema destra che sembrava essere pronta a prendersi la Germania fino a qualche tempo fa, ha comunque superato il 10% ma è evidente il forte riflusso rispetto al passato. Ancora peggio Die Linke. Il partito di estrema sinistra Linke potrebbe comunque riuscire a entrare nel Bundestag pur non superando la soglia di sbarramento al 5%. Il sistema elettorale tedesco prevede che se un partito vince tre sfide uninominali la soglia di sbarramento non vale più. Al momento i candidati del partito Gregor Gysi e Gesine Lotzsch a Berlino e Soren Pellmann a Lipsia sono in testa nei loro collegi uninominali.
Intanto parte il rebus coalizione. "Stanno cominciando colloqui in una cerchia molto piccola" tra i Verdi e i liberali dell'Fdp in vista di "una comune partecipazione di governo". Lo ha annunciato all'emittente pubblica Ard il capogruppo del partito ambientalista al Bundestag, Anton Hofreiter. "Perché la cosa possa funzionare, si vedrà quali punti in comune possiamo avere con loro, quello di cui hanno bisogno le rispettive parti", ha aggiunto Hofreiter, che in particolare ha citato da parte dei Verdi il rispetto degli accordi di Parigi sul clima e la "modernizzazione" del Paese. "L'importante è non limitarsi al minimo denominatore comune", bensì - così il capogruppo dei Verdi - "deve essere assolutamente chiaro che questo decennio dev'essere un decennio di investimenti". Hofreiter ha anche citato l'allentamento del 'freno del debito' (su cui finora i liberali hanno sempre fatto muro), "altrimenti ci indebitiamo innanzitutto nei confronti dei giovani". A proposito di quali coalizione a tre, ossia se guidata dalla Spd o da Cdu/Csu, possa prendere quota, l'esponente dei Verdi ha ricordato "i catastrofici risultati" ottenuti dal candidato cancelliere del blocco conservatore, Armin Laschet.
Sembra dunque essere favorita la coalizione "semaforo" con Spd, Verdi e Fdp. Ma intanto i lunghi negoziati offrono un'autostrada a Draghi a livello europeo. Dopo l'uscita dalla scena europea della cancelliera tedesca Angela Merkel "quello che sarà, dovrà essere scritto e una cosa è chiara: siccome mancherà colei che scriveva prima di fatto le regole, oggi potremo avere un ruolo particolare". Così il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, a Torino concludendo un
convegno sul Pnrr. "La figura, lo standing di Draghi potrebbe aiutare a scrivere regole più favorevoli al nostro mondo e al mondo che conosciamo della nostra industria, e in particolare, della manifattura", ha detto ancora Giorgetti. Anche Ettore Rosato del Pd vede un "ruolo maggiore per l'Italia", opportunità da "non sprecare". Con una Germania improvvisamente spaccata e distratta in lunghi negoziati ora Roma potrebbe ritagliarsi uno spazio inedito.
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