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UniCredit riapre il dialogo sul Golden Power con il Tesoro; decisione del Tar rinviata al 9 luglio sul ricorso contro il decreto del governo

La banca ritira la sospensiva per favorire il confronto col Mef, ma avverte: senza un verdetto rapido del Tar, l’ops su Banco Bpm potrebbe decadere definitivamente

04 Giugno 2025

UniCredit riapre il dialogo sul Golden Power con il Tesoro; decisione del Tar rinviata al 9 luglio sul ricorso contro il decreto del governo

Il dialogo tra UniCredit e il Ministero dell’Economia riparte ufficialmente, mentre la battaglia legale sul decreto Golden Power entra nel vivo. Il Tar del Lazio ha infatti fissato per il 9 luglio l’udienza di merito sul ricorso presentato dall’istituto guidato da Andrea Orcel contro il provvedimento del governo che ha imposto rigide condizioni all’ops lanciata su Banco Bpm.

UniCredit ritira la richiesta di sospensiva

In una nota diffusa il 4 giugno, Piazza Gae Aulenti ha confermato di aver ricevuto una comunicazione formale dal Mef lo scorso 30 maggio, in qualità di autorità preposta al monitoraggio del rispetto delle prescrizioni. «Il documento ha chiarito i termini delle attività di controllo», si legge. In cambio, UniCredit ha deciso di ritirare la richiesta di misure provvisorie, aprendo così a un «dialogo costruttivo» con il Tesoro.

La banca mantiene comunque ferma la propria posizione nel merito del provvedimento, ma ha chiesto di accelerare i tempi del giudizio del Tar per ottenere «definitiva chiarezza».

Il calendario dell’ops

Il confronto istituzionale si inserisce in una partita più ampia: quella sull’offerta pubblica di scambio per Banco Bpm. A maggio, Unicredit ha ottenuto da Consob la sospensione dell’operazione fino al 21 giugno, in attesa di sviluppi legali e dell’opinione ancora attesa dell’Antitrust europeo, che potrebbe porre ulteriori condizioni all’operazione.

Ma la vera partita si gioca proprio davanti ai giudici amministrativi. Come ha ammesso lo stesso Orcel, l’esito del ricorso al Tar potrebbe determinare le sorti dell’offerta: «L’aggregazione con Banco Bpm è un’operazione valida, ma si scontra con visioni che la rendono di fatto non economica. Se il responso del Tar non arriverà in tempo, l’offerta potrebbe decadere».

Le ragioni di Unicredit

Al centro del contendere, le motivazioni del governo per attivare il Golden Power, ritenute da UniCredit non sufficientemente fondate. In particolare, la banca contesta che la presenza di investitori internazionali nel proprio capitale possa compromettere la sicurezza nazionale, sottolineando come la sede, l’identità e l’operatività restino pienamente italiane.

Ma non solo. Piazza Gae Aulenti teme anche che alcune delle prescrizioni imposte da Palazzo Chigi siano in contrasto con una gestione bancaria sana e prudente. Tra queste, l’obbligo di uscita dal mercato russo entro nove mesi, la richiesta di mantenere per cinque anni l’attuale esposizione di Anima in titoli italiani e il vincolo sul rapporto impieghi/depositi, sempre per un quinquennio.

Proprio su quest’ultimo punto, secondo quanto trapela, si sarebbe aperto un primo spiraglio di dialogo con il governo: non è esclusa la possibilità di introdurre margini di flessibilità rispetto alla versione originaria del provvedimento.

Possibili rilievi da Bruxelles

Il caso potrebbe presto assumere anche una dimensione europea. La Commissione Ue vigila sull’uso del Golden Power da parte degli Stati membri, e l’assenza di giustificazioni proporzionate e fondate sul pubblico interesse potrebbe esporre l’Italia a una procedura d’infrazione. Il diritto europeo tutela infatti la libertà di movimento dei capitali e delle imprese, anche in ambito bancario.

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