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Germania, scoppiata "bolla immobiliare": "Prezzi alloggi crollati del 12,1% negli ultimi 3 mesi 2023"; le cause: smart working e aumento tassi interesse

In tutto il 2023, il calo è stato del 10,2% rispetto all'anno precedente

13 Febbraio 2024

Germania, scoppiata "bolla immobiliare": "prezzi alloggi crollati del 12,1% negli ultimi 3 mesi 2023"; le cause: smart working e aumento tassi interesse

Negli ultimi tre mesi del 2023 i prezzi degli immobili commerciali in Germania sono crollati del 12,1% annuo. Questi sono i dati pubblicati ieri dall'associazione bancaria VDP, che ha sottolineato come si sia trattato del più grande calo dall'inizio delle serie storiche nel 2003.

In tutto il 2023, il calo è stato del 10,2% e "un'inversione di tendenza non è in vista", ha spiegato il CEO, Jens Tolckmitt. Ennesimo allarme che arriva dall'economia tedesca e che già fa parlare di scoppio della bolla immobiliare. Sebbene per le abitazioni i cali siano molto più contenuti (-7,6% a dicembre dall'apice toccato nel giugno del 2022), la corsa dei prezzi si è fermata. Dall'inizio del decennio scorso fino a due anni fa, le quotazioni erano aumentate di circa il 125%.

Germania, scoppiata "bolla immobiliare": "prezzi alloggi crollati del 12,1% negli ultimi 3 mesi 2023"

Principalmente, due sono le ragioni di questo arretramento. In primo luogo, la diffusione della pandemia ha favorito l'adozione diffusa del "smart working", riducendo parzialmente il ritorno in ufficio da parte dei lavoratori e dei dirigenti. Questa situazione coinvolge diverse economie, partendo dagli Stati Uniti. Inoltre, si è verificato un aumento dei tassi di interesse, che ha limitato la domanda e ha contribuito a far esplodere la bolla immobiliare alimentata per anni dai mutui a basso costo in tutta l'Eurozona.

Il problema è accentuato dalla esposizione delle banche tedesche al settore immobiliare. Recentemente, Deutsche Pfandbriefbank ha emesso un avvertimento, riservando 215 milioni di euro al 30 settembre scorso per affrontare la "persistente debolezza dei mercati immobiliari". L'istituto ha segnalato "valori commerciali ai minimi da 15 anni". Anche Deutsche Bank ha lanciato l'allarme, sebbene le esposizioni siano principalmente rivolte al settore commerciale degli Stati Uniti. Nel corso dell'ultimo anno, le azioni di Pfandbriefbank sono diminuite del 50%, mentre quelle di Deutsche Bank sono scese di oltre l'8% dai primi di febbraio.

A complicare ulteriormente la situazione, l'economia tedesca sta attraversando un periodo difficile, il che non è di buon auspicio per il mercato immobiliare in generale e, in particolare, per quello commerciale. Questa situazione rende sempre più probabile un taglio dei tassi da parte della Banca Centrale Europea (BCE) prima dell'estate, nonostante l'apparente scetticismo proveniente da Francoforte.

È importante notare che negli ultimi due anni i tedeschi hanno accolto con favore il rallentamento della bolla immobiliare, che ha cessato di inflazionarsi. Dopo anni di aumenti significativi dei prezzi, questo rallentamento ha portato sollievo alle famiglie affrontando i costi degli affitti nelle grandi città. Tuttavia, ora è essenziale evitare un crollo incontrollato della situazione.

Germania, le conseguenze della "bolla immobiliare"

Se la bolla immobiliare dovesse esplodere anziché sgonfiarsi in modo controllato, l'intera economia tedesca ne subirebbe le conseguenze. Le banche verrebbero messe in difficoltà, riducendo le erogazioni di prestiti a imprese e famiglie, e potrebbero richiedere sostegno pubblico per evitare il collasso. Una prospettiva impopolare ovunque, soprattutto in un contesto europeo. Forse è per questo che la Germania ha esercitato pressioni affinché l'Italia ratificasse la riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) nei mesi scorsi, il che avrebbe potenziato il Fondo di risoluzione bancaria, aumentando la sicurezza degli istituti di credito nel continente.

Le resistenze al taglio dei tassi provengono, tuttavia, proprio dalla Germania. La Bundesbank e la consigliera esecutiva Isabel Schnabel all'interno della BCE guidano il fronte di coloro che preferiscono attendere che l'inflazione nell'Eurozona scenda stabilmente al target del 2% prima di adottare misure di allentamento della politica monetaria. Tuttavia, il rischio è che l'economia tedesca possa precipitare prima, portando a una recessione severa, come suggeriscono i dati sul PIL e sulla produzione industriale da diversi trimestri. È da vedere se l'allarme lanciato dalle banche riguardo alla bolla immobiliare riuscirà a influenzare un cambiamento di atteggiamento da parte di Berlino, ricordando come gli Stati Uniti abbiano vissuto la loro crisi finanziaria più drammatica nel 2008, da cui sono usciti più indebitati e politicamente divisi che mai

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