16 Agosto 2023
Elvira Nabiullina, fonte: imagoeconomica
La Banca centrale russa ha deciso di alzare i tassi dall'8.5% al 12% per fermare il crollo del rublo. Questa la decisione presa dopo che il 14 agosto scorso il rublo era passato ai minimi da 17 mesi. Una decisione presa con l'obiettivo di "limitare i rischi per la stabilità dei prezzi", si legge nel comunicato dell'istituto dopo la riunione d'emergenza.
Pochi giorni fa il rublo era crollato. Il dollaro ha sfondato la barriera psicologica dei 100 rubli e l'euro quella dei 110 rubli. Una caduta libera che nelle prime sembrava non interessa al Cremlino, che non percepiva "alcuna minaccia alla stabilità finanziaria", ma poi il cambio di rotta. L'economia russa ha comunque registrato un balzo del 20% delle importazioni annuali nella prima parte di quest'anno ma un calo delle esportazioni di energia.
Nella giornata di oggi il rublo russo si rafforza a a 96,5 per dollaro dopo il rialzo dei tassi. La ripresa dopo il colpo di spugna della Bank of Russia, che pure ha spiegato come la pressione inflazionistica "stia crescendo". Dal 7 agosto il tasso annuo di inflazione è salito al 4,4% mentre ultimi tre mesi la crescita dei prezzi correnti è stata in media del 7,6% in termini annualizzati su base destagionalizzata.
La domanda interna registra una crescita costante ma non riuscendo a raggiungere la capacità di espandere la produzione. "La trasmissione del deprezzamento del rublo ai prezzi sta guadagnando slancio e le aspettative di inflazione sono in aumento", ragionano i vertici economici.
Con gli attuali tassi di crescita dei prezzi, "il rischio di una deviazione dell'inflazione verso l'alto dall'obiettivo nel 2024 è notevole". Quella recente è una decisione utile a "plasmare le condizioni monetarie e la dinamica complessiva della domanda interna necessarie per riportare l'inflazione al 4% nel 2024 e stabilizzarla ulteriormente vicino al 4%".
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