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Auto, la mia odissea (perdente) per una Panda ibrida: sei mesi (e oltre) per non vederla, e ho detto basta

Nell'epoca della globalizzazione avanzata, se ordini un'utilitaria non basta un semestre a riceverla; nei '70, entravi in concessionaria e ne uscivi con la macchina nuova. Sarebbe questa la modernità? Ma dare la colpa a guerra o clima è demenziale e offensivo.

02 Agosto 2023

Fiat Panda Ibrida

Il gruppo Fiat, o Fca, o Stellantis, o Lanzichenecchi, o come si chiama oggi, ha una politica aziendale schizofrenica: vende automobili, non te le consegna e i suoi giornali ti sconsigliano dall’acquistarle. Scrivo per esperienza vissuta: in gennaio decidevo di approfittare degli incentivi, anzi ecoincentivi, buttandomi su una Panda ibrida, di quelle con piccola batteria elettrica di supporto al motore a benzina. Tratto con una concessionaria di Fermo, stringo, concludo, mi danno la macchina a disposizione per aprile, alla peggio i primi di maggio. Mi impegno anche con una finanziaria perché oggi è pressoché obbligatorio, alle condizioni della finanziaria. Dopodiché non sento più nessuno. Anzi, una volta si fanno vivi per raccontarmi una aggrovigliata storia di vetri, di numeri di telaio, insomma debbo sborsare una (considerevole) cifra in più per imprecisate esigenze produttive “legate all’Europa”, e ti pareva. Sarà stato marzo. Da lì, latitanza completa. Telefoniamo un paio di volte e fanno i vaghi, l’ultima a giugno e rispondono che “forse consegna a luglio, ma non fateci troppo conto” e condiscono il tutto con improbabili storie legate alla Cina, alla componentistica, alla guerra, ai destini dell’umanità, fortuna non ci infilano dentro i cambiamenti climatici, ma solo perché a giugno, per chi lo ricorda, si aveva ancora un clima autunnale, che avrebbe insistito fino a luglio inoltrato: a conti fatti, “l’estate più calda di tutti i tempi” sarà durata sì e no 20 giorni, e in mezza Europa perché nell’altra mezza non si è proprio vista; comunque con temperature afose, ma per niente esorbitanti.

Insomma arriviamo a luglio, quindi agosto. Ad agosto notoriamente tutto si ferma, per cui è inevitabile riparlarne a settembre, però non è detto perché con questi chiari di luna, con la concessionaria Fiat che garantisce inesorabilmente il disinteresse, che si impegna strenuamente a non impegnarsi, chi può dire come finirà? Siamo già abbastanza incazzati: il catorcio ventennale che avremmo dovuto consegnare per la rottamazione, secondo pacchetto incentivi, abbiamo viceversa dovuto rattopparlo qua e là, pagarci un nuovo bollo, un altro giro di assicurazione. Finché mia moglie, che è avvocato, non scopre quanto segue: che essendo gli incentivi validi per un periodo di 180 giorni, se il veicolo non viene consegnato entro quel termine scadono e dunque toccherà all’acquirente integrare.

Il mondo alla rovescia, con meccanismi di questo genere chi ha bisogno di codici civili e penali? Decidiamo, più delusi, umiliati, che infuriati, di revocare il mandato e rinunciare alla Panda ibrida: qui di ibrido c’è solo la delusione, il cliente trattato da pezzente, l’azienda, la concessionaria, nessuno che si prenda la briga, che faccia sapere qualcosa, la minima cosa. Mesi e mesi per una utilitaria non bastano, e siamo al mercato globale, alle comunicazioni istantanee, al 5G. Bisogna sapere che la costruzione diffusa, la scocca in patria, altri componenti in mezzo mondo, comincia negli anni ‘50, nel dopoguerra neoindustriale, la globalizzazione è una storia antica, oggi è solo fumo negli occhi e deresponsabilizzazione estrema. Ed io ricordo che nei ‘70 passati agli annali come anni di piombo, mentre furono anni vitalissimi e passabilmente felici, mio padre cambiava una macchina l’anno, siccome ci viveva, le consumava, duecentomila chilometri su e giù per Milano, per l’Italia ad ogni calendario, così si lavorava allora, e io lo accompagnavo alla concessionaria e se non uscivamo con la macchina nuova, che profumava di nuovo, era questione del giorno dopo. “Chiavi in mano”: oggi la locuzione va corretta in senso pornografico.

Pazienza, scatenacceremo un anno di più con la vecchia carretta, ci guarderemo intorno, proveremo altre soluzioni con altre marche: ma Fiat, mai più. Questa azienda di lanzichenecchi non ha deluso, ha fatto schifo. Dicono sempre, i neoapocalittici, gli epigoni di Baudrillard e Pasolini, rompicoglioni come loro, che questa è la società del consumismo osceno, del consumatore sfrenato, ma la verità è che non c’è mai stato tanto disprezzo per il consumatore, chiamalo cliente, chiamalo come ti pare: irretito in tutti i modi, vincolato secondo formule creative al di fuori della giurisprudenza, indotto a pagare per essere ingannato, comunque preso per cretino: perché solo considerando cretino uno che si è appena impegnato per comprarti un’automobile puoi venirgli a raccontare che non gliela dai siccome nel mondo ci sono le guerre e le dinamiche geostrategiche. Come se fosse un problema mio! Una azienda ha il dovere, lei, di organizzarsi, di reperire i materiali, di consegnare il prodotto finito in un tempo ragionevole e comunque nel rispetto dell’accordo; altro che sparire, dare la colpa al tempo o al destino cinico e baro. Mentre i giornali della stessa azienda scrivono un giorno sì e l’altro pure che l’auto è il male, distrugge l’umanità, meglio farne a meno, chi ce l’ha si vergogni. Cara Fiat o quello che sei oggi: trovati uno bravo, e comunque stai lontana da me. Se questo è il tuo modo di far fronte ai mutamenti della società globale, mi sa che i lanzichenecchi ce li hai in casa: fallo sapere a quel mediocre corsivista i cui figli hanno ereditato non solo una multinazionale, ma una tradizione, oggi cancellata: dalla macchinetta alla macchietta.

p.s. Dopo sei mesi di latitanza, dieci minuti dopo aver ricevuto la mail di disdetta, dalla concessionaria si son fatti vivi: "Ma che dite, l'auto è pronta"; e prendono a inondarci di mail. Sì, adesso tenetevela: è una faccenda di dignità, tornare da pezze da piedi a cittadini col diritto di sfanculare questi padroni di un vapore sempre più simile a un gas tossico, che vanno rimessi al loro posto. Non è vero che vincono sempre loro, i modi esistono, costano sacrifici ma la resistenza, se non la rivoluzione, si fa anche così.

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