21 Marzo 2023
La decisione della Svizzera di salvare almeno in parte le azioni e di cancellare nel contempo 16 miliardi di franchi di bond At1 emessi da Credit Suisse ha portato scompiglio nel mercato del debito subordinato e ha suscitato aspre polemiche tra gli investitori. Il salvataggio di un istituto bancario tramite l'annullamento del 100% delle obbligazioni, infatti, costituisce un hapax nella storia del mondo finanziario.
La Fondazione Ethos, che rappresenta i fondi pensione svizzeri, reagisce all'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs "con rammarico": "È un enorme spreco per gli azionisti e per l'economia svizzera nel suo complesso".
La fondazione, scrive MF-Milano Finanza, non esclude la possibilità di percorrere vie legali per determinare la responsabilità della debacle di Credit Suisse. "Di fronte a questo fallimento senza precedenti nella storia della piazza finanziaria elvetica, Ethos continuerà a difendere gli interessi degli azionisti di minoranza, a cominciare dai fondi pensione svizzeri. Nei prossimi giorni verranno vagliate tutte le opzioni, comprese quelle legali, per determinare le responsabilità di questa debacle. La Ethos Foundation chiede inoltre la massima trasparenza nei confronti della società di investimento di Michael Klein (ex direttore di Credit Suisse), la cui acquisizione per 175 milioni di dollari era stata annunciata da Credit Suisse a febbraio".
"I fondi pensione svizzeri sono doppiamente penalizzati", si legge nella nota di Ethos: "In primo luogo, in quanto azionisti di entrambe le banche, non potranno votare sull'acquisizione all'assemblea generale, in quanto un'ordinanza federale consentirà di derogare a questa disposizione della legge svizzera sulle fusioni. In secondo luogo, le casse pensioni svizzere dovranno confrontarsi in futuro, come tutti i clienti (fondi pensione, pmi, privati), con i rischi legati a una posizione dominante di un'unica grande banca sul mercato svizzero". Secondo la fondazione sono state ignorate alternative come "la separazione e la quotazione della banca svizzera dal Credit Suisse".
Ethos propone al Consiglio federale, alla Commissione della concorrenza e alla Finma «di considerare la possibilità di separare la divisione bancaria svizzera di Credit Suisse dal resto del gruppo Ubs e di prevedere un'opa non appena la situazione si sarà stabilizzata. Ciò salverebbe i posti di lavoro e manterrebbe una sana concorrenza, che garantirebbe il corretto funzionamento della nostra economia".
"Ai miei occhi questa mossa è contro la legge", ha dichiarato al Financial Times Patrik Kauffmann, gestore di fondi presso Aquila Asset Management, che ha investito in At1. "Mi sembra folle che, in base ai termini dell'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs, gli obbligazionisti At1 non abbiano ricevuto nulla, mentre gli azionisti se ne andranno con in tasca 3 miliardi di franchi. "Non l'abbiamo mai visto prima. Non credo che verrà permesso che ciò accada di nuovo", ha concluso Kauffmann. Anche Jérôme Legras, responsabile della ricerca presso Axiom Alternative Investments, ha spiegato al Financial Times che eliminare i detentori di At1 è stato un errore politico della Finma, la Consob svizzera presieduta da Marlene Amstad. "Tutti sanno che quando acquisti obbligazioni At1 stai assumendo dei rischi e sei lì per assorbire le perdite. Ma mostrami le perdite: ci sono ancora 45 miliardi di franchi di capitale proprio in banca. Gli azionisti hanno ottenuto 3 miliardi di franchi e i detentori di At1 non hanno ricevuto nulla, il che è un'inversione della gerarchia abituale".
Secondo il New York Times, "l'umiliante scomparsa del Credit Suisse è una manna per UBS, che sta consolidando la sua posizione". Il Wall Street Journal vede un rischio, "perché Credit Suisse è afflitto da una lista di scandali e problemi, e la sua grande banca d'investimento è l'opposto del modello che UBS ha plasmato per anni".
Per l'Economist, "la sfida sarà quella di mantenere questa nuova entità in salute", dato che il patrimonio combinato delle due banche è pari al doppio del PIL della Svizzera. Tuttavia, se ci sarà un altro problema, non sarà possibile salvare questo nuovo istituto, poiché la struttura sarà semplicemente troppo grande per un'operazione del genere.
L’operazione azzera il valore di bond subordinati (A1) per 16 miliardi di euro, prima ancora di spazzare via tutto il capitale degli azionisti come sarebbe stato normale. Questo significa aver creato un precedente pericoloso: “gli obbligazionisti subordinati potrebbero essere meno protetti degli azionisti”. Secondo l’editorialista la Confederazione “ha voluto per motivi geopolitici preservare i primi due azionisti della banca, la Banca nazionale saudita e il fondo sovrano del Qatar”.
Malumori molto diffusi dunque, visto che il mercato degli At1 in Europa è cresciuto molto negli ultimi anni fino a toccare i 260 miliardi di euro di controvalore. Nel frattempo alcuni studi legali Usa sarebbero già pronti a lanciare class action contro il salvataggio. In campo, sia per gli azionisti che per gli obbligazionisti, ci sono già Levi & Korsinsky e Bronstein e Gewirtz & Grossman, che lunedì 20 marzo hanno notificato agli investitori due iniziative.
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