20 Marzo 2023
Credit Suisse, fonte Facebook: 8视界新闻新加坡 8world News
Arriva Ubs a sostegno di Credit Suisse: raggiunto l’accordo per l’acquisizione dell’istituto di credito in default attraverso lo stanziamento di 3 miliardi di franchi. Si tratta di una offerta in rialzo rispetto a quella iniziale di 1 miliardo ritenuta insufficiente dalle autorità del paese elvetico. L’operazione potrebbe realizzarsi già entro la fine del 2023. L’eco del crac di Silicon Valley Bank ha dunque raggiunto l’Europa colpendo una delle sue banche più antiche e forti.
Tra le cause dell’ingente deflusso di depositi, oltre ai venti lunghi di crisi da oltre oceano, anche le dichiarazioni del presidente della Saudi National Bank, Ammar al-Khudairy, che mercoledì scorso ha escluso un nuovo intervento a sostegno della banca. Solo pochi mesi fa, infatti, l’istituto di credito saudita aveva già messo a disposizione 3 miliardi di franchi, di concerto con la Qatar Investment Authority, a fronte di un aumento di capitale per un valore complessivo di 4 miliardi.
L’operazione annunciata dalla Ubs giunge dunque tempestiva, nel timore che possa scoppiare una tempesta perfetta in grado di sconvolgere il sistema finanziario internazionale. La Banca centrale svizzera, che ha avuto un ruolo importante nella regia dell’operazione, ha sottolineato: “Una soluzione è stata trovata per garantire la stabilità finanziaria e proteggere l’economia svizzera in questa situazione eccezionale. Il sostegno straordinario da parte dello Stato comporta un azzeramento integrale del valore nominale di tutte le obbligazioni AT1 di Credit Suisse per un importo pari a circa 16 miliardi di franchi e pertanto un incremento dei fondi propri di base”.
Christine Lagarde, presidente della Bce che pochi giorni fa ha aumentato i tassi di 0,50 punti accoglie con favore “l’azione rapida e le decisioni prese dalle autorità svizzere. Sono strumentali per ripristinare condizioni di mercato ordinate e garantire la stabilità finanziaria”.
La Banca centrale svizzera metterà a disposizione di Ubs fino a 100 miliardi di franchi di liquidità. Nove miliardi invece sono stati concessi dal governo per far fronte a potenziali perdite di Credit Suisse. Nella nota della cessione si legge che “gli azionisti di Credit Suisse riceveranno un’azione Ubs ogni 22,48 azioni detenute, per un valore corrispondente a 0,76 franchi ad azione” (molto inferiore agli 1,86 franchi di venerdì). Delicato il tema dell’occupazione dopo la fusione.
Sarebbero 10.000 i posti potenzialmente a rischio. Si tratta di un numero fin troppo elevato per non avere ripercussioni sul sistema economico. L’Aseb (Associazione svizzera degli impiegati di banca) ha per questa ragione chiesto subito al governo la costituzione di una task force. Anche il sindacato svizzero dei lavoratori ha evidenziato l’urgenza trovare soluzioni per scongiurare pericolose conseguenze.
Per quanto riguarda l’organigramma societario della nascente da questa acquisizione, presidente di Ubs, Colm Kelleher, sarà il presidente del nuovo gruppo, così come avverrà per Ralph Hamers, attuale ceo di Ubs.
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