Economia, Finanza
31 Dicembre 2022
Analisi di Massimo D'Ambrosio, analista indipendente
FTSE Mib chiude l’anno in flessione settimanale (-0,62%), ecco come rivedere il portafoglio di investimento dopo un mese disastroso (-3,67%) e un anno da dimenticare (-14,5%). Il 2022 si chiude con 13 nazioni sulle principali 34 in recessione, con l’atteso calo del prezzo del gas che è tornato ai livello pre-guerra, sotto i 73 euro/Mwh. Il petrolio finisce l’anno in salita invece, con il Brent a 84,38 dollari al barile, mentre il Wti arriva a Capodanno con un rialzo dell’1%, a 79,2 dollari al barile. Il cambio euro dollaro si ferma, prima della pausa di San Silvestro, a 1,068.
Borsa Italiana fa paura nel 2023 e non solo ai piccoli risparmiatori. Solo chi ha investito negli ultimi sei mesi in un Etf che replica l’indice di Piazza Affari ha guadagnato l’11,33%. Molti sono i fondi e le azioni italiane che hanno perso terreno vistosamente, ma alcuni titoli hanno dato risultati davvero imprevedibili. Non si può dire che i consigli dei guru di rilasciati un anno fa, abbiano portato fortuna al FTSE Mib e a chi ha scommesso sui principali mercati europei. Titoli come Basf e mercati come il Dax non piacciono nel breve periodo anche all'analista indipendente Massimo d'Ambrosio. Negli ultimi giorni dell’anno si è diffuso un clima piuttosto negativo: imprese che progettano delocalizzazioni e destocking. Tra le piccole quotate si parla di nuovi delisting. Le disponibilità liquide verranno dirottate più convenientemente sull’investimento in pronti contro termine, società immobiliari o attive nella produzione di energia, microprocessori. Ma anche food made in Italy da esportare o produrre altrove: in Albania, Romania,Turchia e nel Golfo. In effetti l’indice della borsa di Ankara è salito del 187%, mentre il Dow Jones ha perso oltre l'8,7%. Il Tech Usa è sceso del 33,7% e l'S&P500 ha accumulato una perdita del 20%.
L'America di Biden, lontana dall’Unione Europea ingessata dalla poca coesione e soprattutto da una pericolosa guerra, è comunque al centro della finanza mondiale per il 2023. I gestori continueranno a investire a Wall Street anche se il 2022 sta generando rendiconti amari per i colossi del risparmio gestito e perdite per i risparmiatori privati. Che stanno per ricevere anche una sonora mazzata a proposito di rincaro carburanti, caro-bollette e ritocco dei pedaggi autostradali. Si chiude, insomma, un 2022 con inflazione a due cifre in Europa e Usa. E si apre, soprattutto per l'Italia, un 2023 pieno di incertezze, popolato da gestori indeboliti e da investitori sempre più impazienti.
FTSE Mib chiude l’anno in flessione settimanale dopo un mese disastroso (-3,67%) e un anno da dimenticare (-14,5%). Ma vediamo quali sono i nuovi scenari prospettati negli ultimi giorni dagli scenaristi più blasonati. Mark Haefele, guru di Ubs Global Wealth Management consiglia di monitorare le mosse della Fed per anticipare la fine dello scenario ribassista. Russ Koesterich, portfolio manager di BlackRock Global Allocation Fund, tranquillizza gli animi per chi ha scelto gli Stati Uniti. Si tratterà di una recessione lieve, grazie ai solidi bilanci delle famiglie e la resilienza dei consumi. Il Pil americano chiuderà all’1,9% nel 2022 e allo 0,5% nel 2023. Ma se le cose andassero meglio, Biden potrebbe far ricordare un ciclo positivo per l’economia americana, con un rialzo all’1,1%. Vari consulenti come Giacomo Chignoli sono ottimisti: il Nasdaq ha toccato un importante supporto, quello dal quale erano iniziati il rimbalzo di giugno e quello di novembre. L’inflazione potrebbe scendere al 3,5% nel 2023 da oltre il 7,7 registrato quest’anno. La Fed potrebbe fermare gli aumenti dei tassi di interesse prima di giugno. Le azioni americane che risulteranno più favorite da questo rallentamento potrebbero, dunque, risultare quelle che oggi appaiono intrappolate da valutazioni ingenerose, al minimo dei prezzi.
Ma fino ad allora, concentriamoci sulle azioni italiane che, come dimostrano i grafici, stanno schiacciando l'acceleratore. Eccone quattro: Saras, Eni, Leonardo e Terna. E quelle large cap growth America che vantano buoni utili e buona redditività. Possiamo riconoscerle facilmente, suggerisce Caroline Randall, gestore di portafoglio presso Capital Group: sono quelle che distribuiscono dividendi generosi e in crescita nel tempo. Per convincersene, basta vedere i risultati dell’indice S&P500 Growth, che ha chiuso in salita del 10,5%. I settori chiave sono energia, finanza, industria e materiali. Alcune costano molto: per esempio i titoli dei servizi di pubblica utilità e dei beni di prima necessità. Meglio andare a caccia di titoli farmaceutici e di prodotti destinati ad accrescere la longevità. Per inserire in portafoglio qualche azzardo, vale a dire le azioni a bassa capitalizzazione, bisogna fare shopping tra i titoli dell’indice S&P500 Value. Ha reso l’8,1% a chi ci ha creduto.
Per chi vuole investire a Wall Street, ecco alcune azioni attualmente sotto i riflettori degli analisti. Advanced Micro Devices (valore di mercato 115,5 miliardi di dollari) è uno dei principali produttori di semiconduttori. Gli analisti hanno opinioni contrastanti in proposito, ma gli ottimisti si aspettano un aumento degli utili del 28% all’anno nel prossimo triennio. Le azioni attualmente vengono scambiate a 18 volte agli utili previsti per il 2023. Ad ogni modo, le vendite dei chip sono salite del 45% nell’ultimo trimestre. Mizuho Securities ha stabilito un target price a 95 dollari per questo titolo.
Qualcuno insiste che bisogna scommettere subito sul colosso dell’e-commerce Amazon, valutato 943,6 miliardi di dollari. Il titolo è sceso del 46% nel 2022. Bisogna però avere una visione a lungo termine per guadagnare, perché la possibile recensione statunitense potrebbe deprimere ancora l'e-commerce. Attualmente quota 92 dollari, ma i gestori del fondo Dodge & Co sono fiduciosi. Vari gestori hanno fissato il prezzo obiettivo di Amazon a 140 dollari, il rialzo implicito sarebbe superiore al 51%. Un altro titolo considerato interessante è quello dell’azienda che controlla il marchio di scarpe comode Uggs e quello di scarpe da corsa Hoka, la società Deckers Outdoor. Le vendite delle scarpe da corsa potrebbero addirittura raddoppiare entro il 2025. Attualmente Deckers Outdoor vanta ricavi totali per 3,2 miliardi.
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