Caro bollette, la Ue alla "canna del gas": Price Cap verso il tramonto e acquisti congiunti solo al 15%. Draghi: "È andata bene"
La decisione sull'irrealizzabile Price Cap slitta ulteriormente a novembre. L'ipotesi di acquisti comuni del gas dei Paesi Ue salta e si riduce a un settimo del totale, rendendo inutile una misura scarsamente efficace
L'accordo è stato raggiunto (a metà), ma è stata approvata soltanto la road map per portare a termine una politica economica comune sul prezzo del gas. Per adesso sono state approvati soltanto 40 miliardi a imprese e famiglie mediante il fondo di coesione annunciato dalla presidente della commissione europea Ursula von der Leyen. Draghi, nel suo ultimo consiglio europeo, dopo l'intesa ha dichiarato: "È andata bene".
Caro bollette: Price Cap verso il tramonto e acquisti congiunti solo al 15%
Inoltre i 27 paesi acquisteranno congiuntamente il gas a partire da una soglia minima obbligatoria del 15%, tutto quello oltre questa soglia, sarà un contributo volontario all'Unione Europea. Inoltre si è deciso che i negoziati con i paesi fornitori affidabili come la Norvegia e gli Stati Uniti dovranno essere contattati per primi. E tutto questo per ottenere del gnl che andrà a rigassificato e costerà dalle 4 alle 5 volte in più rispetto al gas russo. Ma naturalmente la chiusura del gasdotto Transgas che trasportava il gas mediante la vecchia linea che dava direttamente sul Tag del Tarvisio, esattamente come la linea Nord Europea del Nord Stream ha cambiato le carte in tavola.
Price Cap: cos'è e perché l'Europa continua ad inciampare senza trovare un accordo
L'Europa continua ad incartocciarsi sul price cap vale a dire la proposta indecente fatta da alcuni paesi, i cosiddetti Pigs all'Unione Europea. Il tetto del prezzo del gas infatti comporterebbe una spesa pubblica aggiuntiva che andrebbe necessariamente a deficit e si tradurrebbe in un sussidio verso le imprese, in quanto non viene dato al fornitore che continuerebbe a fare il suo prezzo, ma viene applicato direttamente alla distribuzione e quindi tutto ciò che viene speso per l'acquisto diretto, potrebbe anche non essere assorbito dalle vendite. Ed è qui che interverrebbe lo Stato elargendo in forma sussidiaria quanto si creerebbe nel gap differenziale.
La Germaniaècontraria al tetto al prezzo del gas applicato direttamente al fornitore perché genererebbe un arbitraggio. Il tetto al prezzo del gas alla distribuzione invece è quello che creerebbe deficit. Ma all'interno del Consiglio Europeo sul gas, si è discusso anche del price cap dinamico che, fino alle ultime ore era quello più quotato in quanto avrebbe garantito un tetto al prezzo del gas al fornitore in maniera alternata: attraverso un indice centrale flessibile questo si sarebbe abbassato o alzato in base alla necessità degli indici locali.
La proposta deriva dal non paper presentato a Praga da Belgio, Italia, Polonia, Grecia. Ma l'Europa si è spaccata su questo.
"Siamo d'accordo sul fatto che i prezzi di gas, petrolio e carbone debbano diminuire - ha detto il cancelliere tedesco, Olaf Scholz -. Siamo d'accordo sul fatto che anche i prezzi dell'elettricità debbano diminuire e questo richiede uno sforzo congiunto".
Timore espresso dal premier olandese Mark Rutte è che un tetto troppo basso "faccia scappare i fornitori": "Tutti vogliono che il prezzo del gas scenda - ha detto - dobbiamo però assicurarci che le importazioni di gas continuino ad arrivare". Simile la posizione del premier ungherese Viktor Orban, che condivide il timore di privare l'Europa delle forniture necessarie: "Sarebbe come andare al bar e dire che si vuole pagare la birra a metà prezzo", ha detto. "Resta ancora molto lavoro da fare - ha riconosciuto il primo ministro belga Alexander De Croo - "Ci stiamo spingendo in un territorio inesplorato".
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